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Vincenzo: drama dell’anno o vero trash? – Recensione del drama coreano su Netflix

Diavolo scaccia diavolo recita la tagline di Vincenzo, il drama coreano finalmente arrivato su Netflix Italia e che in patria ha ottenuto grandissimo successo. Ed è questo il motto ripetuto più volte, in un italiano un po’ stentato, dal protagonista di questa storia, Vincenzo Cassano, che dopo un’esperienza lavorativa come consigliere della mafia a Roma (mapppiaaa) ritorna a Seoul nel suo paese d’origine.

Vincenzo ama le vigne (soprattutto quelle concimate con i cadaveri), la cucina italiana, i capi di sartoria di grandi firme e non disdegna certo una bella carneficina quando la situazione lo richiede. In Corea la sua missione è quella di recuperare un tesoro in lingotti d’oro nascosto sotto un palazzo fatiscente. Ma proprio quel palazzo è nel mirino del Babel Group, il solito enorme conglomerato spietato e corrotto, che vuole costruirci la sua torre di lusso. Contro tutti i suoi piani, Vincenzo si ritrova a lavorare con l’avvocatessa Hong Cha Young per difendere i diritti degli insoliti inquilini del palazzo contro le mire rapaci di malefici capitalisti.

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Vincenzo e l’Italia

L’inizio del primo episodio di Vincenzo si svolge in Italia. Antichi palazzi, strade tra le campagne assolate, vigneti, funerali a bara aperta e ammazzatine. E poi tanto italiano. Song Joong Ki si lancia in lunghi discorsi nella nostra lingua che non mancheranno di strappare più di una risata. Se il suo scandire le parole con precisione risulta corretto, l’intonazione e la naturalezza recitativa vanno letteralmente a farsi benedire, creando un effetto comico che ci accompagnerà per tutta la serie.

Se è vero che l‘Italia non appare più negli episodi successivi, le uscite italiane di Vincenzo si susseguono puntuali in ogni episodio con effetti alterni. Insulti e improperi fanno sempre il loro bell’effetto, ma frasi più discorsive, detti e proverbi risultano a volte di difficile comprensione e non sempre adatti alla situazione. Segno che l’impegno di rendere l’italianità di Vincenzo nel miglior modo possibile è concreto, ma non sempre ben riuscito. Sorprendenti sono a volte gesti e smorfie di Song Joong Ki che nel drama spiccano nella loro assoluta nostranità, ma l’effetto risata è quello che prevale diventando presto uno degli aspetti più caratteristici del drama.

Recensione del drama coreano Vincenzo
Recensione di Vincenzo su Netflix

Ma che genere è Vincenzo?

Bella domanda alla quale è davvero difficile dare una risposta. Lo sceneggiatore Park Jae Bum è lo stesso di The Fiery Priest, un drama dello scorso anno che aveva avuto notevole successo proprio per la sua comicità e irriverenza. E il suo marchio di fabbrica è evidente anche in questo caso. Destreggiandosi tra dramma, commedia nera e legal drama, Vincenzo ci mette un po’ di tempo a farsi identificare e a trovare un proprio ritmo e carattere. Strampalato nei primissimi episodi, il drama si incanala ad un certo punto su binari sicuri e brilla sia per comicità che dinamismo. I suoi personaggi sopra le righe, gli attori carismatici, le ottime scene d’azione e la trama ricca di spunti diversi e colpi di scena formano un insieme assurdo, ma piacevolissimo.

Rocambolesche battaglie legali (che comunque ben poco hanno di realistico), avventure sotto copertura, scazzottate, sparatorie, scene puramente comiche o sfacciatamente surreali. Momenti davvero esilaranti si alternano a scene più emotive o a morti trucide e sanguinolente che ogni tanto appaiono per ricordarci che con un consigliere della mafia non si scherza. La sceneggiatura non ha paura di spingersi in tutte le direzioni, tanto da far risultare il salvataggio del protagonista ad opera di uno stormo di piccioni un momento quasi di geniale lirismo.

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Senza i suoi cattivi, Vincenzo non avrebbe ottenuto tutto questo successo

I drama coreani ci hanno abituato spesso a dei cattivi monolitici e stereotipati. Si dividono tra gli psicopatici duri e puri e gli assetati di potere moralmente corrotti. E anche Vincenzo non se ne discosta più di tanto, ma grazie alle interpretazioni spericolate del suo cast riesce a dare vita a dei personaggi per nulla scontati. Abbiamo lo studio legale Wusang, con il viscido e servile Han Seung Hyeok (Jo Han Chul) che sogna per sé il potere e non si fa scrupoli a strisciare e tradire pur di ottenerlo. La straordinaria Kim Yeo Jin interpreta la spietata e intelligente Choi Myung Hee. Fedele al suo padrone e disposta a tutto pur di vincere, ci viene presentata piena di risorse e facile all’ira.

Guidano il Babel Group il direttore fantoccio Jang, interpretato dal sempre bravo e versatile Kwak Dong Yeon, che nella storia ha il percorso di crescita migliore. E il terrificante Jang Joon Woo. Interpretato da quell’armadio di TaecYeon, pur appartenendo alla categoria degli psicopatici, nella sua doppiezza e imprevedibilità ci regala un’interpretazione esplosiva e davvero inquietante.

Dalla parte dei nostri Song Joong Ki regge bene la parte di un Vincenzo. In bilico tra un apparente aspetto elegante e rispettabile e la spietata violenza che nasconde il suo passato. Il carisma dell’attore è innegabile e lui è elegantissimo nei completi di taglio impeccabile, ma la sua interpretazione non risulta particolarmente notevole se non nel momento in cui Vincenzo mostra finalmente tutta la sua spietata furia vendicativa. Jeon Yeo Bin, dopo interpretazioni più drammatiche in progetti precedenti, si scatena con un personaggio comico e sfacciato che le riesce piuttosto bene, ma che purtroppo manca di spessore. La complicità tra lei e Vincenzo brilla soprattutto nella prima parte, quando i due combattono insieme i cattivi alla pari. Si sgonfia arrivando al finale, dove un bacio arrivato all’ultimo minuto non salva una storia d’amore un po’ moscia.

Recensione del drama coreano Vincenzo
Recensione del drama coreano Vincenzo

Ma quindi drama dell’anno o trash?

Arrivando alla conclusione di questa recensione ritorniamo a bomba alla domanda che l’ha aperta. Vincenzo è davvero il drama migliore di questo 2021? Secondo me no. Anche se la risposta come abbiamo visto non può essere così netta.

Influenza il mio giudizio il fatto che ancora una volta 20 episodi (da un’ora e mezza l’uno) risultano davvero troppi. Se la serie si regge benissimo per tre quarti del suo percorso, alternando momenti davvero divertenti ed emozionanti a situazioni decisamente assurde, negli ultimi episodi si susseguono una serie di twist e scenari che perdono decisamente intensità e mordente. Cliffhanger tostissimi si sciolgono in pochi minuti. Cambi di fronte e di fortuna sono così repentini da stordire, tanto che alcuni personaggi, come quello di Hong Cha Young, perdono spessore e forza, venendo sballottati dagli eventi. Lo stesso Vincenzo, presentato come freddo e letale, agisce in alcune situazioni come un impreparato novellino, rimanendo soverchiato dagli eventi e causando tragedie evitabili.

Anche gli inquilini del palazzo vivono fortune alterne. A volte sanno essere adorabili ed esilaranti, ma spesso sono semplicemente molesti. In alcune fasi della storia lo spazio che occupano è davvero troppo e va a detrimento della trama principale.

Recensione del drama coreano Vincenzo
Recensione di Vincenzo

E poi c’è una spensierata celebrazione della giustizia fai da te

Se è vero che abbiamo definito Vincenzo una commedia nera, è anche vero per la maggior parte dei suoi episodi la sceneggiatura non si spinge mai troppo in là a mostrare veri atti di violenza gratuiti. Le attività di Vincenzo in Italia ci vengono presentate con fugaci flashback, quasi ad intendere un passato ormai remoto tinto di pentimento. La stessa Hong Cha Young ad inizio drama esprime il suo disagio nell’immaginare Vincenzo davvero capace di efferati delitti.

Eppure tutto cambia improvvisamente quando Vincenzo, senza farlo sapere a chi sta partecipando al suo piano, fa esplodere un uomo con una bomba. Rendendo Hong Cha Young e gli inquilini del Plaza complici di omicidio. Fatto che forse avrebbe meritato almeno un momento di introspezione o qualche considerazione sulla gravità della situazione.

Da quel momento le morti si susseguono moltiplicandosi e facendosi sempre più cruente. Avvolte dal comodo mantello dell’occhio per occhio dente per dente e di un nebuloso nobile codice mafioso. Avrei preferito un improbabile finale di pentimento e redenzione del protagonista? Decisamente no. Ma neppure una spensierata celebrazione di una giustizia violenta, condita da frasi ad effetto in italiano, risate ed ammiccamenti. “Allora non sei più un consigliere ma sei diventato un vero Boss?!” Chiede Cha Young divertita ad un Vincenzo che le appena raccontato della sula vigna concimata dai cadaveri. Toni troppo lievi e spensierati per dei temi che non mi piace vedere banalizzati o presentati con superficiale romanticismo.

Questi sono quindi i motivi che mi hanno costretto a rivedere decisamente al ribasso il voto. Il drama intrattiene, sorprende e diverte, ma poi si perde tra inutili scene di grottesca violenza (il corvo era davvero necessario?) e esagerazioni che si sono spinte troppo in là.

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Lalla32

Il punto d'inizio è stato X-Files. Poi saltando di telefilm in telefilm ho affinato una passione per quelle storie che hanno in sé una punta di stranezza e di fantastico. Recensisco e curo news di serie sci-fi, ma un'altra mia passione sono i period drama, visto che sono un'avida lettrice di classici. Ultimamente mi sono avvicinata ai drama coreani e me ne sono innamorata e qui su Telefilm Central curo la rubrica Daebak, piena di consigli, spunti e amore per questo mondo.

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4 Commenti

  1. Mi sono divertita moltissimo, in alcune scene ridendo a crepapelle da sola, concordo con la recensione, ma per me loro due insieme funzionano molto bene e sono bellissimi ed è una serie un po’ diversa dalle solite, i pezzi comici sono davvero tanti ma servono a staccare dalle scene “serie”. Pat

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