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Reverie: ecco chi non ci salverà dalla noia estiva – Recensione Pilot

Come tutti gli amanti di telefilm sanno, l’estate è periodo si dieta stretta. E’ vero che in onda al momento ci sono buone cose come Westworld e l’Ancella e che presto su Netflix vedremo dei grandi ritorni, ma il palinsesto langue e la speranza di trovarsi di fronte a qualche inaspettata sorpresa (come era stato Sinner l’anno corso) è sempre viva.

Ma non sarà Reverie, procedurale della NBC, a nutrire questa nostra speranza. Il cast in verità non è privo di nomi interessanti: c’è la cara Sarah Shahi come protagonista (Person of Interest), Dennis Haysbert (il sempre compianto presidente di 24) a fare il capo e a sorpresa spunta anche l’inossidabile Kathryn Morris (Cold Case) e anche la premessa fantascientifica potrebbe non essere totalmente da buttare pur essendo già vista, ma questo pilot non riesce proprio ad impressionare e, anzi, strappa anche qualche sbadiglio.

La trama di Reverie

La Onira Tech ha inventato un programma ad immersione, chiamato appunto Reverie, capace di ripescare situazioni e luoghi dalla memoria degli utenti per creare un mondo meraviglioso fatto di ricordi abbelliti da desideri e sogni. L’idea effettivamente non è per nulla nuova ed è stata affrontata in passato in modi interessanti (come per esempio da Black Mirror nel suo famoso episodio San Junipero), e siccome non vogliamo farci scappare la possibilità di un po’ di attualità scottante, ci aggiungiamo anche che il programma Reverie permette di uploadare foto e dati dai social network per creare avatar di persone indisponibili o morte. Premessa abbastanza risibile e superficiale, se si considera quanto ben poco l’immagine che diamo di noi sui social network corrisponda alla realtà; ma questo è il livello di Reverie, che usa tante chiacchiere tecnologico fantascientifiche giusto per dare una cornice particolare alle sue trame da procedurale.

Reverie

Il problema della Oneiro Tech, infatti, è che alcuni degli utenti di Reverie sono così contenti delle loro creazioni oniriche da decidere di rimanerci oltre il tempo necessario, cadendo in una specie di coma fatale. E’ a questo punto che entra in scena Mara Kint (Shahi), una ex agente speciale, mediatrice di trattative per ostaggi, ma che, come come è ovvio che sia, ha fallito proprio la trattativa che avrebbe potuto salvare sua sorella e sua nipote. Il suo compito sarà quello di immergersi nei sogni delle persone in coma e convincerle a tornare alla realtà.

Insomma, la solita solfa

Purtroppo il problema di Reverie è quello comune a molti altri procedurali dove la superficialità abbonda e dove l’intelligenza e l’attenzione del telespettatore riceve ben poca considerazione. Mara Kint è abbozzatamente alcolizzata e psicotica, ma già a fine pilot sta buttando via tutte le trecento bottiglie di alcolici che ha in casa e le sue pillole. Come ho già detto gli elementi fantascitnifici abbondano (c’è anche l’immancabile intelligenza artificiale che aiuterà con le indagini), ma sono così generici da destare ben poco interesse e da far sospettare che non verranno mai approfonditi. Gli stessi allenamenti che Mara compie per immergersi in Reverie sono stravisti, come la vasca che si riempie d’acqua minacciando di affogarla, che fa tantissimo Divergent. C’è di mezzo anche il governo con il suo interesse losco per il programma che non mancherà di intromettersi.

Ma quel che più infastidisce è la psicologia spicciola un po’ zuccherosa messa in scena per convincere i comatosi a tornare alla vita. Due chiacchiere, un po’ di lacrime e condivisione per suscitare empatia e il gioco è fatto. Tutti elementi che poco fanno sperare per il futuro di Reverie che sembra promettere di rimanere generico e poco incisivo, senza saper mai sfruttare davvero il suo potenziale. Per esempio non c’è traccia di riflessioni etiche sul programma, né di spunti più complessi che promettano una mitologia articolata.

Ultima nota negativa è l’uso smodato della cgi che al posto di dipingere meravigliosi e affascinanti scenari onirici li rende rigidi e posticci, carichi di un grigiore davvero poco desiderabile. Alla fine a noi spettatori non resta altro che farci anche noi un sonnellino sognando qualcosa di meglio.

Lalla32

Il punto d'inizio è stato X-Files. Poi saltando di telefilm in telefilm ho affinato una passione per quelle storie che hanno in sé una punta di stranezza e di fantastico. Recensisco e curo news di serie sci-fi, ma un'altra mia passione sono i period drama, visto che sono un'avida lettrice di classici. Ultimamente mi sono avvicinata ai drama coreani e me ne sono innamorata e qui su Telefilm Central curo la rubrica Daebak, piena di consigli, spunti e amore per questo mondo.

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