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Lost in Space: fantascienza per famiglie – Recensione primo episodio

Ho solo un vago ricordo di quando nel 1998 andai al cinema a vedere il film di Lost in Space, film ispirato alla serie di fantascienza degli anni ’60 dallo stesso titolo. Rammento un’abbuffata di CGI dai colori psichedelici e poco altro; ma la netta impressione all’uscita del cinema di aver sprecato due ore del mio tempo, quella è ben impressa nella mente.

E un po’ riecheggia ancora, ora che ho appena finito di vedere il pilot della serie remake di Netflix, che riporta sullo schermo le avventure della famiglia Robinson, dispersa tra le pieghe dell’universo.

Siamo in un futuro abbastanza prossimo e grazie al classicissimo asteroide gigante che ci ha colpito, la terra è ormai diventata un luogo inabitabile. Unica speranza di salvezza per la razza umana è quindi un programma spaziale che mira a formare nuove colonie su altri pianeti abitabili. Ma è durante uno di questi viaggi verso una nuova casa, che un malfunzionamento della madre nave provoca l’evacuazione dei coloni in astronavicelle di salvataggio e il successico atterraggio rocambolesco su un pianeta sconosciuto molto simile alla terra, ma che nasconde sicuramente numerosi segreti e pericoli.

E’ così che ha inizio l’avventura dei Robinson, una tipica famiglia americana sull’orlo di una crisi di nervi. John è il classico militare sempre in missione, cosa che lo rende un padre distante e inaccessibile. Maureen la madre è una scenziata tosta e intelligente. E poi ci sono tre figli, nati da matrimoni diversi, tutti intelligenti e tutti con le loro particolarissime doti e sensibilità. Una famiglia, insomma, tenuta insieme soltanto da circostanze eccezionali, che messa alla prova da imprevisti e difficoltà dovrà lottare per restare unita contro minacce interne ed esterne. Il cast è buono, non c’è che dire. Notevoli anche le interpretazioni dei più giovani e quando il capo famiglia è Toby Stephens (Black Sails) c’è poco da lamentarsi, ma è subito evidente che ci troviamo di fronte a personaggi che ci sono fin troppo famigliari e a situazioni che non sembrano poter proporre nulla che non si sia già visto. Non aiutano i dialoghi decisamente poco brillanti.

Lost in Space

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In fondo Lost in Space altri non è che un family drama che si dipana su uno sfondo fantascientifico. I genitori ai ferri corti dovranno provare a riavvicinarsi. Il padre distante dovrà imparare di nuovo a conoscere i suoi figli. Le ragazze adolescenti dovranno trovare il loro spazio all’interno della famiglia e dimostrare di essere all’altezza della situazione e il più piccolo, come ovvio che sia, cercherà di mettersi nei guai il più spesso possibile.

Il vero problema di Lost in Space, che comunque fa un grande sfoggio di effetti speciali davvero curati, è il suo essere decisamente piatto. E’ chiaro l’intento di Netflix realizzare un prodotto per famiglie e forse i più piccoli ne saranno incantati, ma le situazioni sono troppo poco realistiche per convincere un pubblico più adulto che in un prodotto di fantascienza va spesso cercando soluzioni intelligenti a problemi inaspettati. L’interazione di Will con l’alieno meccanico/umanoide è sicuramente quella che mette più in evidenza la fragilità delle premesse. Appollaiato su un albero e circondato da un incendio violento non gli scappa neanche un colpo di tosse, tanto che con un fil di ferro riesce a segare in cinque secondi un ramo gigante, permettendo così ad un alieno sbudellato (fortuitamente incastrato su un ramo?) di ricomporsi e di aiutarlo a salvare se stesso e tutta la famiglia. Non c’è reale tensione e quando l’inverosimile entra in campo così spensieratamente anche l’investimento emotivo diventa più difficile.

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Una serie insomma che sa un po’ di vecchio, di un genere che forse avrebbe funzionato una ventina di anni fa ma che ora rischia solo, navigando in acque troppo tranquille e conosciute, di non convincere nessuno. I minuti finali aprono qualche domanda interessante e buttano in scena nuovi personaggi, che subito mettono in scena tratti moralmente discutibili e che quindi fanno presumere che i versi nemici saranno ancora una volta gli umani piuttosto che gli alieni ostili. Questo Lost in Space non nulla di che se non un’occasione probabilmente mancata.

Lalla32

Dopo tanti anni di telefilm americani e inglesi ho scoperto i Drama Coreani e me ne sono innamorata. Hanno tutto quello che cerco in una serie: grande cura per i personaggi, una punta di magia e romanticismo e grande sensibilità. Qui su Telefilm Central cerco di tenervi aggiornati su quello che di meglio arriva dalla Corea del Sud.

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