
Logan – The Wolverine: recensione del film con Hugh Jackman
Titolo: Logan – The Wolverine
Genere: Drammatico, Azione, Sci-Fi
Anno: 2017
Durata: 2 h 17 min
Regia: James Mangold
Sceneggiatura: James Mangold, Scott Frank
Cast: Hugh Jackman, Patrick Stewart, Dafne Keen, Boyd Holbrook, Stephen Merchant
Sicuramente l’avrete già letto o sentito da qualche parte, ma è palese che stiamo vivendo nell’epoca d’oro dei cinecomics. I cari supereroi sono nel bel mezzo del più grande momento di diffusione mediatica della loro storia, grazie ad un’intensa distribuzione in campo cinematografico e seriale. Se fino a qualche anno fa la loro venuta in carne e ossa poteva essere una novità, e quindi motivo di interesse, ora è molto facile che un prodotto di natura supereroistica venga bollato come già visto e quindi bocciato.
Così, quando gli effetti speciali e le sequenze di combattimento non bastano più bisogna pensare ad altro. Da questa necessità sono nati prodotti come Daredevil, in grado di soffermarsi maggiormente sulla quotidianità o l’umanità dell’uomo dietro la maschera, oppure dei deliri creativi come nel caso di Deadpool, pellicola assolutamente irriverente e fuori dagli schemi.
Anche Logan – The Wolverine ha risposto alla chiamata dell’innovazione, portando con sé la tematica della decadenza dell’eroe – in questo caso mutante – sul piano fisico e psicologico. In questa pellicola ritroviamo un Logan invecchiato e malato. Ci appare zoppo, imbruttito dalla rabbia e dalla sfortuna con la mutazione ormai sulla soglia della pensione. L’uomo infatti non si rigenera più velocemente come una volta e gli artigli fanno fatica a venire estratti nel momento del bisogno.
In Logan non c’è nessuna scuola per i ragazzi mutanti. Charles è decaduto mentalmente, a causa di una malattia neurodegenerativa, e vive rinchiuso in una cisterna al sud del confine americano, dove viene tenuto sedato da Logan e Calibano. Il professore ha perso il controllo dei suoi poteri, che ogni tanto si manifestano con delle crisi violentissime e potenzialmente letali.
La prima metà del film è un ritratto psicologico e toccante dei due protagonisti. Assistiamo all’ultimo atto del rapporto di Logan e Charles, ora più che mai ridotti a padre e figlio. Wolverine fa l’autista per acquistare le medicine del suo mentore che va a visitare di tanto in tanto trovandolo negli stati più disparati. A volte infatti Charles è totalmente delirante, altre volte è più lucido e manifesta la saggezza con cui l’avevamo conosciuto nei precedenti film. Le sequenze di dialogo dei due sono le più belle ed emozionanti del film perché paradossalmente vicine a noi. Per quanto ne abbiano passate di tutte i colori assieme è molto amaro vederli ridotti come due persone normali alla fine del loro cammino. Quanti di noi si ritroveranno un giorno a fare da custodi ai propri genitori a causa della vecchiaia o della malattia?
Per una naturale evoluzione della trama la seconda metà perde leggermente il lato introspettivo, per concentrarsi maggiormente sull’azione. Logan incontra una ragazzina vittima dei suoi stessi esperimenti e in fuga dai suoi creatori. Inizialmente restio ad aiutarla, sarà grazie a Charles che deciderà di prenderla con sé e portarla in un posto più sicuro.
Tuttavia questa svolta verso una narrativa più veloce non riduce la matrice psicologica del film. Logan non vuole essere un semplice cinecomics ma è una pellicola che racconta di una famiglia. Parla di Charles, che in uno dei suoi attimi di lucidità si dichiara felice, dopo aver trascorso una giornata in completa serenità con il “figlio” e la “nipote”, ricordandoci come lo scopo del suo personaggio sia quello di essere un padre e quindi una guida. Parla di Logan che seppur per pochi secondi raccoglie l’eredità di Charles diventando un mentore per il gruppo di mutanti che raggiunge nel finale. Mutanti o no, il ciclo della vita vale per tutti così come le infinite e ripetute dinamiche ad esso annesse.
In Logan Hugh Jackman regala la più intensa interpretazione del mutante della sua carriera, trovando come contraltare un sempre eccezionale Patrick Stewart, qui in un’inedita veste comica più per la malattia che per volontà del personaggio.
Con questo film si chiude un’era e lo fa lasciando alcuni fan in lacrime, altri un po’ increduli all’idea di non rivedere Hugh Jackman nei panni di Wolverine. Del resto il primo film con l’attore nei panni del mutante uscì nel lontano 2000 e sapere come per molti sia stato un’icona, che dall’infanzia ha accompagnato nell’età adulta, sicuramente rende questo addio particolarmente triste e sofferto, ma almeno lo fa lasciandoci con una nota positiva.
Logan è un bel film che non ha paura di rompere il trend dei film sugli X-men, forse spesso troppo caotici e adrenalinici, regalandoci una pellicola pensata e pesata nelle sue sequenze. Malgrado i momenti di azione si alternino a quelli più introspettivi e psicologici i personaggi hanno sempre il tempo di mostrare e accettare le emozioni che nascono dai vari eventi, rendendo la pellicola sicuramente concorrenziale in un mercato sull’orlo della saturazione.
Visitor Rating: 5 Stars
Visitor Rating: 2 Stars
Visitor Rating: 4 Stars