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Game of Thrones: la fine ha inizio – Recensione dell’ episodio 8×01

 

Un fan idolatrante la serie potrebbe dire che da oggi il mondo è un posto almeno un poco migliore. Perché dopo interminabili diciotto mesi di insopportabile assenza Game of Thrones è tornato. La premiere dell’ottava ed ultima stagione non è neanche più un evento televisivo, ma una data cerchiata in rosso sui calendari di centinaia di milioni di case, diverse per lingua, fusi orari, tradizioni, religioni, modi di vivere, ma uniti in un’unica attesa. Che finalmente è terminata.

Game of Throne - recensione dell'episodio 8x01Il ghiaccio e il fuoco

Mai come prima, il primo episodio della nuova stagione di Game of Thrones aveva reso omaggio al titolo della saga (quella davvero interminabile) di George R.R. Martin. Le cronache del ghiaccio e del fuoco campeggia sulle copertine dei romanzi che hanno ridefinito il fantasy su carta e in tv. E ghiaccio e fuoco si incontrano in questo primo capitolo della serie finale con la sfilata imponente degli Immacolati tra la gente stupefatta e ammirata della capitale del Nord. Una sfilata ordinata che annuncia il planare imperioso dei draghi. Con la paura e il rispetto che incutono animali leggendari che mostrano di essere reali dominatori del cielo e non solo fantasiosi racconti per bambini.

Il fuoco dei draghi, ma soprattutto il fuoco delle certezze che ardono in una Danaerys sicura del suo ruolo di erede del trono di spade e fiero baluardo contro la minaccia incombente dei White Walkers. Ma anche il ghiaccio dell’accoglienza puramente formale di una Sansa che interpreta il ruolo di Lady of Winterfell mostrando di non sentirsi inferiore a quella che ritiene una usurpatrice non invitata. Il fuoco della passione con cui Jon sostiene l’inutilità di titoli e corone rispetto all’unico compito davvero importante. Quella salvezza del Nord a cui è giusto sacrificare ogni superbia pur di meritare quell’aiuto indispensabile rappresentato da due potenti armate e due mastodontici draghi. E il ghiaccio dell’ostilità per nulla repressa di una Lyanna Mormont che diventa la voce del Nord che non dimentica. Anzi, ricorda che le genti di quella terra non hanno mai rinunciato prima di tutto alla propria dignità.

Ghiaccio e fuoco si erano mirabilmente amalgamati nell’unione di Jon e Dana. Ma questo non doveva far scordare che sono elementi talmente opposti che l’esistenza dell’uno potrebbe presupporre la scomparsa dell’altro. Dimostrare che non deve necessariamente essere così è la sfida che insieme devono vincere per avere speranze contro il Re della Notte.

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Game of Throne - recensione dell'episodio 8x01
Riprendere le pedine dalla scatola

Se si volesse essere cinicamente detrattori della serie o pompieri dell’hype, si potrebbe dire che questo primo episodio di Game of Thrones è stato solo una enorme riunione di condominio. Ed, in effetti, non è che non ci assomigli. Perché di eventi davvero importanti ne avvengono pochi e gran parte del minutaggio è impiegato per riportare tutti a litigare nello stesso posto.

Così Sansa ne approfitta per mostrare la sua glaciale freddezza nei confronti di Jon e Danaerys, ma anche per sbattere in faccia a Tyrion che ormai è lei ad essere molto più avanti di lui nel capire i piani mefistofelici di una Cersei sempre più ingannatrice. Ed Arya si impegna principalmente a far capire a tutti quelli che incontra che non è la ragazzina che voleva imparare a difendersi da sola, ma piuttosto una piccola donna che sa più cose di ognuno dei suoi maestri di un tempo. Che siano fratelli protettivi come Jon, amici coraggiosi come Gendry, compagni di viaggio per caso come il Mastino.

Un primo episodio di Game of Thrones che non poteva che vivere di incontri e riposizionamenti. Perché le pedine erano state tolte dal tavolo e posate nella scatola dei giochi per troppo tempo. Ed ora devono essere riposizionate e trovare il modo di muoversi secondo nuove regole. Così Tyrion, Davos e Varys devono accettare che il loro tessere trame dietro le quinte non può più essere rivolto a vantaggio solo del loro rispettivo partito, ma ad una causa comune che potrebbe necessitare di una unione definitiva. Consapevoli comunque che niente dura per sempre come ammonisce il ragno tessitore.

E a questo destino deve andare incontro anche l’ultimo arrivato Jaime a cui basta uno sguardo di quel Bran che lui fece volare dalla finestra nella premiere della prima stagione. E che ora ritrova ad accoglierlo muto al suo arrivo a Winterfell come crudo memento di quel che lo aspetta quando si troverà al cospetto di chi ha una lunga lista di colpe da fargli espiare.

Lo stesso approccio interlocutorio domina anche le vicende a King’s Landing. Cersei può festeggiare l’arrivo del suo nuovo esercito con una sicumera tale che persino quella che dovrebbe essere una cattiva notizia diventa lieta novella. Perché la fiera regina ha dalla sua parte la Golden Army che non potrà che avvantaggiarsi delle sicuramente numerose perdite che i White Walkers infliggeranno ai suoi avversari. È talmente felice Cersei che può anche concedersi quella che sembrerebbe una leggerezza come cedere infine alla corte insistente di Euron. Un modo, in realtà, per legarlo a lei con le stesse armi con cui ha tenuto avvinto per anni il fratello prediletto. Quel Jamie il cui destino ferale è unito a quello di Tyrion e affidato alla letale efficienza di un Bronn che per la prima volta sembra avere problemi ad essere il mercenario senza morale che si è sempre vantato di essere.

Game of Throne - recensione dell'episodio 8x01Il peso della verità

Poco, invero, avviene in questa premiere di Game of Thrones. Ma quel poco è di importanza capitale. E non ci si riferisce di certo al ritrovato coraggio di un Theon che libera (con persino troppa facilità) la rediviva Yara. Un Theon che intende dirigersi a Winterfell in cerca di una redenzione finale che deve portarlo lontano dalla sorella (forse destinata ad eclissarsi dalla serie). E, seppure piacevole, non è neanche il ritorno di Edd e dei superstiti Guardiani della Notte ad essere l’evento più importante di questa premiere. Anche se assolve al compito necessario di raggruppare altri personaggi sparsi in giro per il Nord come Beric e Tormund mostrando al tempo stesso la ferocia della minaccia del Re della Notte.

Ciò che davvero resta impresso di questo episodio è l’immagine della cover di questa recensione. Jon cavalca con iniziale riluttanza e crescente sicurezza Rhaegal senza che né lui né Danaerys si rendano conto di quanto il volo sui ghiacci del Nord sia un’altra prova, se non la più evidente, della verità che entrambi ignoravano. Perché i draghi si lasciano guidare solo da chi ha sangue di drago. E il sangue di drago è quello dei Targaryen. Ed è quello che scorre nelle vene di Jon. Anzi di Aegon Targaryen, sesto del suo nome, re dei sette regni, e tutto il resto (come sbrigativamente sintetizza Sam, nuovo Lord Tarly). Il tempo è giunto che la bugia di Ned si mostri per quello che era. Non un inganno crudele. Ma una promessa mantenuta.

Il giuramento di un fratello alla sorella morente. L’inizio di una storia che adesso si avvia alla sua conclusione poggiandosi sulle spalle di quel bambino indifeso che dovrà essere il re che difenderà tutti. Ma come reggere il peso di questa verità? Come far accettare ad alleati riottosi e amanti orgogliosi che i nemici di un tempo devono ora unirsi sotto un unico vessillo? Che anni di battaglie, di casate distrutte, di morti sanguinose, di nozze rosse o viola non sarebbero mai dovute iniziare perché un erede c’era? Ed era la dimostrazione più semplice e veritiera che una pace era possibile fin da subito.

Game of Thrones torna con un omaggio ai due elementi che lo hanno sempre caratterizzato. Il ghiaccio e il fuoco. Il ghiaccio che non gelerà il fuoco. Il fuoco che non scioglierà il ghiaccio. Il ghiaccio e il fuoco che insieme fermeranno ogni guerra.

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Winny Enodrac

Vorrei vedere voi a viaggiare ogni giorno per almeno tre ore al giorno o a restare da soli causa impegni di lavoro ! Che altro puoi fare se non diventare un fan delle serie tv ? E chest' è !

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