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Vinyl: Recensione dell’episodio 1.09 – Rock and Roll Queen

vinylQuando lo showrunner di una serie decide di abbandonare la nave, viene automatico chiedersi cosa, oltre ovviamente alle comunicazioni ufficiali, lo abbia spinto a farlo. Quando poi si parla di Vinyl, la produzione di punta dell’anno per la HBO, e di Terence Winter, il quale – ricordiamolo – ha vinto 4 Emmy per i Soprano, le domande non solo si moltiplicano ma diventano anche più pungenti. Divergenze creative con la rete è la spiegazione rilasciata dalla rete, ma la parola in sè contiene così tante sfumature di significato che potremmo star qui per ore ad elencarle.

Detto questo, possiamo però rintracciare una parte delle possibili cause di questo discorso proprio in questo nono episodio, Rock and Roll Queen, pieno zeppo di quelle imperfezioni narrative che la serie si porta dietro sin dal primo episodio. Ad un passo dal finale di stagione, Vinyl ripiomba nella confusione della sua trama, facendoci girare la testa non per la bellezza stilistica delle sue immagini, ma per l’incapacità di tenere il filo con tutto quello che succede e non succede. Troppe storyline, troppi personaggi e troppi spunti narrativi per altre ennesime storyline non fanno altro che far perdere la bussola.

Che storia vuole raccontare Vinyl? Quella di Richie Finestra discografico o quella di Richie Finestra in continuo equilibrio sull’orlo del precipizio? Forse non possiamo scindere le due figure, probabilmente l’uno non avrebbe senso di esistere senza l’altro, ma arrivati fin qui non abbiamo ancora ben messo a fuoco nè l’una nè l’altra parte. Lo abbiamo visto danzare senza bisogno che ci fosse la musica insieme a The King, abbiamo sentito vibrare il suo amore per la musica mentre gli crolla addosso un palazzo, lo abbiamo rincorso mentre rincorreva il sogno di trovare il suono nuovo. E per quanto continui a predicare di averlo trovato nei Nasty Bits, non potranno essere quei cinque minuti che dedica loro nelle riunioni di ufficio o in un concerto a farci pensare che in quel suono ci crede veramente. vinylCerto, ha altro in testa a cui pensare, tra la perenne tentazione delle droghe, la mafia che gli sta sempre alle calcagna e quella brutta sera con Joe Corso. Ma, a questo punto, vista l’ingente quantità di materiale a cui attingere, era proprio necessario inserire in tutto questo marasma anche la storia di un omicidio a cui saranno stati dedicati finora, senza esagere, una trentina/quarantina di minuti? Non era già abbastanza incasinata la vita di Richie? Probabilmente Devon lo avrebbe lasciato lo stesso, così poco soddisfatta di una vita che non ha mai davvero voluto. E come se non bastasse, l’inserimento di una new entry amorosa che dovrebbe raccontarci di più di lei e di quello che era ed è veramente non fa che sottolineare la sua incapacità di mettersi a fuoco da sola. Al posto di due uomini che pateticamente provano a dimostrare la loro virilità inseguendo un pipistrello, avrei preferito vedere lei con quella racchetta in mano. Lei che dovrebbe incarnare l’indipendenza delle donne degli anni ’70.

Lo stesso discorso si potrebbe fare per il personaggio di Jamie Vine, così ridicolmente prevedibile da far ridere. Il suo rapporto con Kip e i Nasty Bits in generale è sempre in bilico tra il talent scout e la groupie. Eppure si potrebbe raccontare così tanto di lei, del suo rapporto conflittuale con la madre, invece che farla vedere mentre raccoglie le sue cose buttate per strada in grandi bustoni neri o si intrattiene in un ménage à trois con Kip e il nuovo arrivato della band. Questo significa essere Rock and Roll Queen?

vinylPer me la Rock and Roll Queen della serie, la donna con le palle a cui vorrei fosse dedicato più minutaggio dal momento in cui è apparsa sullo schermo, è Andrea Zito. Lei è quella scintilla che potrebbe far ripartire l’American Century e traghettarla nel futuro, ma lei è soprattutto quella possibilità concreta di raccontare l’universo femminile andando oltre la brutta rappresentazione che questa serie ha finora offerto dello stesso.

Chi è la vera Rock and Roll Queen questo episodio non solo non ce lo racconta, ma mette in dubbio anche che si parli di una persona. Nell’ultima scena, poco prima che chiami il suo avvocato per accettare il patteggiamento, Richie guarda gli uffici vuoti della sua casa discografica e sembra aver capito che è arrivato il tempo di mettere le cose in ordine prima di perdere veramente tutto. Peccato che l’abbia già fatto, davanti ai nostri occhi, almeno un altro paio di volte. Perché dovremmo credergli questa volta?

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Valentina Marino

Scrivo da quando ne ho memoria. Nel mio mondo sono appena tornata dall’Isola, lavoro come copy alla Sterling Cooper Draper Price e stasera ceno a casa dei White. Ho una sorellastra che si chiama Diane Evans.

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