
The Walking Dead: eppur si muove – Recensione episodio 8.13
La settimana scorsa abbiamo accennato al fatto che un certo vento di cambiamento sembrava essersi impossessato de The Walking Dead. Pare che qualcosa sia successo, lì negli uffici polverosi degli sceneggiatori. Non è ancora il risultato sperato da coloro che tengono duro e continuano a guardare la serie, ma è qualcosa.
La grande zuffa di Hilltop
Interessante la scelta di non raccontarci nulla della gitarella di Negan in compagnia di Jadis. Una mossa azzardata se si pensa che paradossalmente è proprio lui il personaggio che attira di più l’attenzione degli spettatori.
Eppure in questo modo viene lasciato un po’ di spazio al gruppo dei Saviors in quanto tali: ovvero una banda di gente che non sa pensare e segue il primo leader carismatico che passa, in questo caso Simon. La combriccola scalmanata parte all’assalto di Hilltop generando una prima parte di puntata molto stile battaglia campale. Il risultato è una azzuffata come non se ne vedevano da un po’, girata e portata avanti anche in modo attento ai dettagli più strategici dello scontro, con alcune trovate giuste e altre molto banali. Una sconfitta annunciata a cui seguirà una prossima -quasi certa – morte di Simon per ammutinamento appena Negan tornerà in scena.
Ma proprio quando tutto sembra essere tornato tranquillo e si trova il tempo per curare i feriti, ecco il twist: vediamo messa in pratica l’idea di Negan di diffondere la febbre-tramuta-in-zombie attraverso il sangue infetto. In effetti si tratta di una strategia che forse solo Simon poteva usare: Negan non l’avrebbe messa in pratica per l’alto numero di morti che può causare, cosa da evitare se si ha bisogno di persone assoggettate al lavoro forzato.
Maggie, leader vendicativa
Una mossa che sorprende tutti a Hilltop e che crea scompiglio. Maggie, per inciso, si impone sempre più come leader proprio mentre continuano i rumor riguardanti Lauren Cohan di una possibile rottura del rapporto con AMC per la prossima stagione. Eppure qui ci sono tutte le premesse per renderla assoluta protagonista della serie, dopo che ad un Rick ormai psicologicamente distrutto risulta difficile prendere le redini del gruppo.
Centrale in questo episodio è stata la sua voglia di vendetta. Per un fine superiore, certo, ma anche per pura vendetta personale. Una scelta che coinvolge le vite di chi la circonda, pedine in una guerra che non accenna a terminare. E chissà che la modalità berserker di Maggie non possa aprirsi anche ad un po’ di compassione per i Saviors imprigionati che adesso hanno scelto di restare nei paraggi.
Siamo comunque ben lontani dagli standard delle prime stagioni. Per dirne una: uscito di scena Carl, era necessario introdurre un nuovo bambino (Henry) completamente stupido e senza un briciolo di cervello in testa? C’è da dire che le sue azioni strampalate ravvivano un po’ la situazione, ma il buco di trama in cui è stato lanciato questo personaggio è troppo grande per fare finta di niente.
Insomma, questo Do Not Send Us Astray scuote le cose, ci porta dritti nell’azione e ci offre un twist interessante che forse poteva anche essere sfruttato (meglio) qualche stagione fa. Non ribalta la situazione di una serie ormai in perenne calo di ascolti, ma intanto è riuscito a creare una sorta di attesa nel ritorno sullo schermo di Negan. E quindi ci vediamo sicuramente anche domenica prossima.
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