
The Musketeers: Recensione dell’episodio 1.03 – Commodities
Non sapevo cosa aspettarmi avvicinandomi a questa serie. Un po’ di noia, sì… ‘basta moschettieri!’ mi dicevo. E poi ero anche un filo spaventata perché il trailer l’aveva presentata come una serie davvero tamarra e io avevo pure recentemente visto quell’inutilità di The Three Musketeers del 2011. E’ quindi possibile che la mia attuale serena soddisfazione derivi totalmente da bassissime aspettative. Difficile inquadrare la serie anche ora che l’ho vista. Non ha certo il carisma e la qualità di una classica serie in costume targata di BBC, ma non è neppure totalmente assurda e povera di mezzi come lo sono stati Robin Hood o Merlin (che pure avevano i loro grandi pregi). E’ una via di mezzo per ora più o meno riuscita ma decisamente divertente se si abbracciano spensieratamente le sue ingenuità e sbragonate.
Vi dirò quello che assolutamente mi fa impazzire: prima di tutto le locations. Okay, Parigi appare un po’ piccina come città e l’architettura non è del tutto francese a voler essere puntigliosi, ma c’è davvero poca carta pesta in giro e ogni location (girano nella Repubblica Ceca) ha un suo fascino decadente intriso di storia. Anche i rari sfondi in CGI sono resi con grazia e la primavera, spuntata improvvisamen
E poi adoro i costumi. Sono splendidi. Non voglio dire che siano storicamente accurati, non sono un’esperta di quel periodo quindi non mi azzardo a dare giudizi, ma sono pesanti, duri, materici, sporchi. Sono incredibilmente reali e qualitativamente curati. Mi piacciono i tanti strati e i mille bottoni e i nastri e i dettagli dei gioielli (che non sembrano neanche tanto di latta). A parte qualche comparsa un po’ estrema tipo la famosa bandana di Porthos o le ricercate bretelle di Aramis di questo episodio, sono una vera gioia per gli occhi.
Gli attori sono vari e più o meno capaci, ma più andiamo avanti e i personaggi vengono approfonditi (con più o meno successo) più funzionano e l’affiatamento della squadra cresce, mentre ognuno si ritaglia il suo spazio. Aramis è il più convincente di tutti, mentre D’artagnan ha ancora qualche difficoltà a trovare il suo posto e il suo valore; infatti in questo episodio ha l’unico ruolo di palo confessore.
Il tono scanzonato, che abbiamo visto soprattutto nei primi episodi, si avvicina molto a quello di Dumas (che io personalmente non amo) ma questo terzo episodio lascia spazio anche a momenti più seri e cupi che accolgo a braccia aperte.
Questa volta abbiamo a che fare con Emile Bonnaire, commerciante avventuriero che con il suo traffico di schiavi e le sue piantagioni di tabacco ha messo in serio imbarazzo la corona Francese con i vicini spagnoli. Il compito dei moschettieri è quello di portarlo a Parigi per essere giudicato, evitando che se la dia a gambe e che gli agenti spagnoli e quelli a cui deve dei soldi gli facciano la festa. Le premesse sono allegrone come al solito e James Callis se la gode a fare l’avventuriero alla Jack Sparrow. Il suo personaggio ha i suoi momenti ma è un po’ troppo sopra le righe, forse anche per colpa della voce impostata. Io l’ho trovata forzata e fastidiosa, considerato che ogni tanto neanche riusciva a tenerla tornando alla sua voce normale.
Ma questo è più che altro lo spunto per addentrarci in modo più o meno riuscito nei passati dei nostri protagonisti. Senza troppi giri di parole, veniamo a conoscenza della tragica infanzia di Porthos, figlio di una schiava deportata in Francia. Il tutto regala un
Infatti in contemporanea arriviamo all’elemento chiave che tutti stavamo aspettando e che anche nel romanzo resta il vero cuore pulsante della storia, e cioè Athos e il suo dramma personale. Athos = pathos. E il fascino dell’eroe triste e tormentato non conosce limiti. Chi non è stata innamorata del biondo Athos di Kiefer Sutherland nella versione Disney? Questa versione è un po’ giovane rispetto al solito e Tom Burke deve ancora convincermi del tutto, a tratti riesce a metterci la giusta intensità mentre a volte risulta un po’ sciapo. Certo, gli autori non sono finissimi nel materiale che gli forniscono e nella costruzione dei dialoghi (a volte un filo imbarazzanti) ma la sua parte mi è piaciuta parecchio. Belli i flashback (un po’ meno quello un po’ sovra esposto dell’impiccagione) e, come già era successo nel primo episodio, la regia e la fotografia hanno con Athos i loro guizzi migliori. A voler essere pignoli tutto quell’aprire di porte e quel bere di qua e di là poteva essere un po’ ridimensionato. L’incontro con Milady ha la giusta drammaticità e gli scneggiatori si discostano dal materiale originario inserendo la morte del fratello di Athos forse per semplificare o forse per tentare qualcosa di diverso. Le carte in tavola sono un po’ cambiate, dando una maggiore giustificazione ad Athos e forse meno complessità al personaggio di Milady, ma sospetto che ci sarà ancora molto da scoprire su come si siano realmente svolte le vicende.
Totalmente cannata la scena finale in cui Bonnaire rivela a Porthos e Aramis di essere stato graziato e anzi finanziato dal Cardinale per continuare i suoi commerci. C’è dell’umorismo fuori luogo che poi muta improvvisamente (e giustamente) in una vaga delusione che ben poco ha a che fare tutte le emozio
Insomma, questi moschettieri dei bei difetti li hanno. Ma a parte i dialoghi un po’ carenti e alcune notevoli ingenuità di trama, la serie ha un ritmo allegro e dei buoni momenti, soprattutto quando i moschettieri lavorano insieme e l’affiatamento tra gli attori è evidente. L’apparato scenico è come ho detto perfetto e credo che questo terzo episodio, pure con qualche incertezza abbia fatto dei buoni passi avanti. Si è tentato di addentrarsi in territori emotivamente più seri e complessi ma è mancata un po’ la decisione nel farlo fino in fondo. Per esempio per la prima volta appaiono delle reali tensioni tra i moschettieri (quando Porthos viene ferito) ma sono un po’ buttate lì con incertezza, come se si avesse paura di osare troppo. Non è una serie diretta ad un pubblico particolarmente giovane come lo era quello di Merlin, ma il tono a volte forzatamente scanzonato e leggero rischia di tenerla in un limbo indefinito.
Io spero che procedendo con gli episodi gli autori riescano a trovare sempre di più un giusto equilibrio di toni.
1.03 – Commodities
passi avanti
Valutazione Globale
Athos… ha rubato il mio cuoricino <3
Caterina, gli piace vincere facile! 😉
Io invece qui ho proprio abbandonato, non è lo show per me, non che sia orrido (se la gioca comunque) ma mi annoia da morire, perché non c’è un colpo di scena che sia uno, è tutto troppo piatto, poi in questa puntata introducono tematiche assolutamente fuori contesto, come quella dell’indignazione per la schiavitù, che mi sembra decisamente fuori luogo nel periodo. Si prendono troppo sul serio, vogliono mettere momenti “drammone” ma con sto livello di scrittura mi fanno solo venire il latte alle ginocchia
@Billy, ma ti capisco anche! Probabilmente senza locations da urlo e bei vestiti e ometti da ammirare… ma avendo visto Merli e Robin, questo è quasi un passo avanti XD Vediamo come procede.
Nooooooo… non ci abbandonare.!!! Comunque, secondo me questa serie si rivolge un po’ di più, al pubblico femminile, insomma 4 manzi (o forse tre e mezzo), vestiti in costume, che si sbaciucchiano con donne bellissime; amori tormentati, un cattivo che ha qualcosa di sexy nello sguardo di ghiaccio (moffat se ne deve essere accorto), e poi l’atmosfera “period” è davvero coinvolgente. é chiaro che la trama è un po’ caciarona, ma insomma non mi sembra che pretendano di essere la serie che vincerà i Bafta, il momento drammone ci sta, per cercare di dare un po’ di spessore ai personaggi, ma in fondo non è neanche così malvagio da vedere.
Nel 2014 ancora serie che si rivolgono a un pubblico femminile??
meno male che non l’ho visto allora, perchè le cose che vengono confezionate per piacere a un genere, sottolineando quindi un ruolo preciso delle donne nella società non mi piacciono!
Questo vale anche per i libri comunque, i famosi “romanzi chick lit” robette senza alcun valore letterario che vengono rifilate a “romanzi per donne!
No, maura. Respingo assolutamente questo discorso applicato a questa serie. La si può accusare di tante cose ma non credo di questo. Che loro siano piacenti non implica che sia una serie da donne. Stiam pur sempre parlando di bbc… che poi le donne possano trovarci quel qualcosa in piú é un discorso diverso.
Io non ho visto la serie, rispondevo al commento di Caterina… perché è più forte di me ogni volta che leggo o sento che un qualcosa è indirizzato alle donne o agli uomini, sottolineando quindi i diversi ruoli (imposti), mi urto XD
Be’, però, Maura, per quanto non sia bello, esistono ancora target di mercato per ogni tipo di prodotto, serialità inclusa, e dipende, credo, più dai gusti medi delle varie fascie (uomo/donna, teen/adult, etc.) che dal concetto del gruppo. Diciamo che sono studi di mercato e bene o male funzionano. A prescindere da questo, però, non mi ha stancato per il fatto di essere più ammiccante ad una fascia di cui non faccio parte, ma principalmente per il volersi prendere troppo sul serio senza saperlo fare. Se restava una serie leggera e caciarona e basta, potevo anche divertirmi, senza impegno. Il fatto di voler essere anche comunicativa, ma in modo banale, mi urta un po’… tutto li
Certo che esistono le fasce di mercato, non a caso quando ci sono le partite di calcio o programmi sportivi le pubblicità sono tutte su rasoi,macchine ecc.. non dico che non esistono, il fatto è che rifiuto totalmente questa eccessiva targhetizzazione, soprattutto quando serve a giustificare degli stereotipi di genere, quindi mi infastidisco se leggo che una serie dove ci sono attori piacenti e storie d’amore è indirizzata a un pubblico femminile idem se leggo che una serie dove c’è la “forza bruta” è per gli uomini…
Ma non siamo buonisti, esistono target di mercato diversi perchè effettivamente ci sono interessi diversi, che non sono imposti, ma semplicemente oggettivi. Con questo, i Moschettieri non è stato scritto e confezionato per noi signorine 🙂 , ma volevo dire che secondo me per come si presenta, ha maggiori aspetti che possono appassionare il pubblico che ama i period e le romanticherie e bei visini (cosa di cui vado strafiera) che nella maggior parte dei casi è donna. Poi insomma, io credo che sia meglio lasciar credere a chi vuole che certi libri, o serie tv, o film o sport o colori o cibi, siano solo per le donne, perchè in qualche modo è bello avere l’esclusiva su cose di cui solo noi conosciamo il valore intrinseco: Jane Austen insegna, a me sinceramente non interessa che sia considerata da molti una semplice scrittrice di “romanzi rosa” perchè io tutti gli anni rileggo “persuasione” o “ragione e sentimento” fiera di sapere solo io, il piccolo gioiellino che ho tra le mani. Comunque questi sono discorsi più ampi, non volevo appiccicare un’etichetta negativa alla serie, volevo solo tranquillizzare billy che aveva mollato, nonostante non si fosse vista nessuna bandana di Portos nell’episodio 🙂
Forse non è il luogo adatto per discutere di questo, quindi mi scuso per aver intavolato questa discussione, visto che sono in totale disaccordo con te sia sugli interessi oggettivi, che mi fa sorridere detto da una donna sinceramente sia sul valore interseco dei romanzi rosa. I target di mercato provengo da un’imposizione ed è questo il problema fondamentale di tutto!!
Però visto che sono fuori tema la chiudo qua 🙂