
Masters of sex: recensione degli episodi 3.07 – Monkey Business e 3.08 – Surrogates
Il salto temporale tra la seconda e la terza stagione mi aveva entusiasmato; dava una rinfrescata alla trama e appariva ricco si possibilità e, infatti, la premiere di questa stagione si era rivelata, a mio avviso, entusiasmante; poi, però è accaduto quello che in tre stagioni non era mai successo: è subentrata una staticità e uno sfilacciamento delle storie dei personaggi secondari che non mi aspettavo proprio. Il salto temporale, come strumento di rinnovamento, infatti, è utile proprio a voltare pagina e a porre i personaggi in un altro quadro narrativo in tempi rapidi, purtroppo ha anche le sue pecche, nel caso di Masters of Sex, ci si è concentrati principalmente su Bill e Virginia perdendo di vista, se pur non apparentemente, i personaggi secondari che ora mancano di background. O meglio lo hanno ma emotivamente noi spettatori siamo stati allontanati dalle loro storie.
Libby è a mio avviso quella che ne ha risentito di più, se, infatti, avevamo fatto il tifo per lei e per la sua voglia di ribellarsi alla situazione matrimoniale tutt’altro che felice in cui Bill, suo malgrado, la costringeva, il salto temporale ce la riconsegna prima depressa e poi, con l’ennesimo salto, rassegnata ma allo stesso tempo possibilista nei riguardi di una vita lontano da Bill.
Cose è successo in mezzo? La sua storyline, agganciata al dramma dei vicini di casa, poco apporta ai personaggi che amavamo, se non a telefonarci, in modo tutt’altro che sottile (ahi me!), un possibile imminente divorzio di Libby e Bill.
Per assurdo, questi sette episodi hanno, infine in qualche modo, inquinato il rapporto fulcro della serie: Bill e Virginia. La storia del Gorilla impotente, se voleva risultare simpatica, a mio avviso è un po’ scaduta sfiorando quasi la volgarità, cosa che Masters of sex ha sempre elegantemente evitato.
Probabilmente mi direte che era voluto, infatti Virginia, per la prima volta da quando lavora alla ricerca, si sente di aver superato un limite, di essersi spinta più in la… si sente sporca!
Se Monkey Business quindi non convince e anzi lascia più di una perplessità sul tenore della serie, qualcosa sembra svoltare con l’episodio Surrogates.
Masters of Sex sembra riprendere il filo del discorso ponendo di nuovo la ricerca di Bill e Virginia al centro dei fatti narrati. Mentre Virgina sperimenta cosa significa essere la compagna di un uomo d’affari, Bill testa le nuove volontarie surrogate per lo studio sulla cura delle disfunzioni sessuali. Una delle surrogate è una nostra vecchia conoscenza (se seguite The Walking Dead), Emily Kinney interpreta una giovane donna, figlia di vicini di casa di Libby e Bill, molto interessata alla ricerca sul sesso.
Tra i due sembra nascere un legame spontaneo che con molta probabilità vedremo approfondito da qui alla fine della stagione.
Ma Surrogate è un episodio importante soprattutto per i personaggi secondari che come dicevo poc’anzi, erano stati ingiustamente accantonati nella prima parte di stagione. Il tema del surrogato, come avviene spesso in Masters of sex, è il file rouge dell’episodio.
Abbiamo finalmente la confessione di Libby e la verità sulla fine della sua relazione extraconiugale, confessione fatta al suo nuovo amico di letto, Paul al quale però Libby non potrà donare altro che sesso, proprio perché la sofferenza per la perdita di Robert sarà sempre viva.
Soprattutto abbiamo il bel confronto tra Betty e Bill. Il tema del surrogato qui è declinato alla maternità: Betty e Helen vogliono un figlio ma non c’è verso di convincere Bill e il tentativo di ingannarlo lo innervosisce. Infine c’è Virginia che mente a Bill per godersi un fine settimana con Dan. Quello che inizialmente era solo un surrogato di Bill ma che ora è disposto a rinunciare a un contratto di $ 60.000 per non doversi trasferire a Las Vegas e lasciarla. Virginia è combattuta e noi la capiamo bene, è pur sempre Josh Charles a prestare il volto e il carisma a Dan, qualche pensierino prima di salutarlo per tornare da Bill mi pare doveroso.
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