
3 Generations – Una famiglia quasi perfetta: la recensione in anteprima dalla Festa del Cinema di Roma
Titolo: 3 Generations – Una famiglia quasi perfetta (titolo originale: About Ray)
Genere: dramedy
Anno: 2015
Sceneggiatura: Nikole Beckwith, Gaby Dellal
Regia: Gaby Dellal
Cast: Naomi Watts, Elle Fanning, Susan Sarandon, Linda Emon, Tate Donovan, Sam Trammell
La chiassosa e per molti versi ingiustificata bagarre che da poco ha smesso di agitare il panorama italiano a proposito delle unioni civili è solo l’esempio più recente di quanto cammino ancora si debba percorrere per arrivare al pieno riconoscimento dei diritti della comunità LGBT. Senza entrare nel merito dei perché e dei per come di questa situazione (lasciatecelo dire) piuttosto fuori dal tempo, è impossibile non sottolineare come queste polemiche siano da tempo superate nella società statunitense che, almeno in larga parte, è nettamente meno omofoba di quanto lo sia la nostra.
Sono queste le tre generazioni del titolo del film che ha aperto la selezione ufficiale di Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma edizione 2016. 3 Generations – Una famiglia quasi perfetta parte da questa premessa e da una apparente formalità burocratica per discutere non il problema del cambio di sesso per chi lo ha scelto, ma come questo venga affrontato da chi è intorno. Sebbene non manchino momenti dedicati a Ray/Ramona (e non a caso il titolo originale era About Ray), l’attenzione è principalmente su sua madre Maggie. Da sempre solidamente al fianco di suo figlio come sottolinea ossessivamente ripetendo più volte la stessa frase (sono fiera di te), Maggie si rende comunque conto che il suo consenso non è il si ad una uscita serale, ma una decisione irreversibile presa in una età che rischia di essere troppo immatura per scelte simili. Certo, Ray non dimostra nessuna indecisione e il suo desiderio di un nuovo inizio è tanto chiaro da non lasciare dubbi. Ma pure un genitore ha il dovere della paura e il diritto dell’incertezza. Tanto più se questa scelta deve essere portata avanti da sola senza il conforto rassicurante di un padre assente e con le critiche non cattive ma comunque mordaci di una nonna fin troppo presente. 3 Generations è, quindi, il ritratto di questa madre che in un modo o nell’altro deve trovare il coraggio di essere coerente, la forza di dimostrare che non sarà un padre redivivo a mettere in discussione la fermezza del suo affetto, la volontà di essere una volta tanto lei quella di cui essere orgogliosi, la capacità di scegliere da sola convertendo anche chi non comprende pienamente i perché di quella firma.
3 Generations resta, quindi, nel limbo di quei film dei quali non si può dire che siano brutti, ma neanche si esce dalla sala con la convinzione che sia il caso di raccomandarne la visione a chi legge.