Waco: la tragedia degli opposti fanatismi – Recensione della miniserie con Taylor Kitsch e Michael Shannon
Winny Enodrac3 Marzo 2018Ultimo aggiornamento: 3 Marzo 2018
Sembrerà strano, ma in una nazione dove se hai meno di 21 anni non puoi guidare un’auto, ma puoi comprare armi da guerra senza neanche dover dimostrare di non avere problemi mentali, esiste un’agenzia, la ATF (Alcool, Tobacco and Firearms) che si occupa del controllo delle armi. Cosa si intenda per controllo delle armi data la suddetta premessa è difficile da capire. Eppure, proprio questa incomprensibile agenzia diede il rovinoso via a quella che è una delle più dolorose tragedie recenti degli Stati Uniti. Fu per colpa della superficialità dell’ATF che ebbe inizio alla storia raccontata in Waco.
Un assedio senza un valido motivo
Non era di certo un assedio durato cinquanta giorni e conclusosi con un incendio che causò la morte di 76 persone (tra cui 20 bambini) quello che aveva in mente il direttore dell’ATF che il 28 Febbraio 1993 diede l’avventato ordine di irrompere nel ranch di Mount Carmelo a Waco (Texas). Piuttosto l’incauto dirigente voleva semplicemente un facile successo con il sequestro di un notevole quantitativo di armi per andare a battere cassa presso l’opinione pubblica e il governo che iniziava a chiedersi a cosa servisse davvero la sua agenzia. Solo che gli apparentemente pacifici Davidiani, che vivevano lì in una comune religiosa guidata dal loro profeta David Koresh, quelle armi le sapevano usare anche troppo bene e alla loro fanatica autonomia non intendevano rinunciare. Fu l’inizio di un drammatico stallo tra i Davidiani e l’FBI (subentrata all’ATF dopo il primo sanguinoso conflitto a fuoco) che ebbe fine solo quando il gas lacrimogeno usato per far uscire gli assediati causò o contribuì a causare (a seconda delle fonti) un rogo letale che distrusse l’adorata roccaforte e uccise i suoi ostinati occupanti.
Waco, prima serie tv prodotta da Paramount Channel, racconta questi eventi basandosi salomonicamente sui due libri scritti da Gary Noesner, mediatore dell’FBI, e David Thibodeau, uno dei pochi Davidiani scampati alla strage. Una scelta oculata che vorrebbe indicare un atteggiamento neutrale che rispetti quanto più possibile quella verità nascosta dietro le opposte versioni ufficiali. Approccio che, in verità, tende un po’ a perdersi man mano che ci si avvicina al tragico finale e comincia ad essere sempre più evidente quanto Noesner dissenta dalla fallimentare strategia adottata dall’FBI per concludere una storia imbarazzante che stava attirando troppo l’attenzione dei media.
Quel che, però, emerge chiaramente dalla serie è l’inutilità del tutto. I Davidiani non erano certamente dei puri innocenti dediti ad una vita di pace e amore (e, sebbene la serie non lo dica, vale la pena ricordare che a Mount Carmelo si erano installati dopo un assalto armato per cacciare i precedenti occupanti). Ma i seguaci di David Koresh formalmente non avevano commesso nessun crimine. Per quanto possa sembrare assurdo (e lo è), nessuna legge in Texas vietava a David di sposare una quattordicenne, ai Davidiani di accumulare armi, ai seguaci di scegliere una vita monastica astenendosi dal sesso, ma permettendo al loro leader di essere l’unico ad avere rapporti sessuali con le mogli di tutti. E neanche c’è alcuna prova che i bambini fossero abusati o maltrattati. Nessun crimine era stato commesso a Mount Carmelo.
Waco evidenzia bene questa situazione, evitando al tempo stesso di presentare un falso idillio. Perché Wayne è consapevole di quanto vivano comunque al limite della legalità e di quanto molte delle loro abitudini siano deprecate dalla gente comune. Perché Steve sente il peso opprimente di dover comunque sempre obbedire anche quando vorrebbe poter crescere come sua la figlia nata da sua moglie e David. Perché Michele da giovanissima ha accettato di sposare il marito di sua sorella perché così voleva suo padre e ne era anche convinta, ma adesso vede in Thibs l’amore che sa di non potersi permettere. Perché David stesso è il leader che con la forza della sua fede in un Dio privato, ha radunato intorno a sé gente adorante che aspetta la sua parola, ma ci sono momenti in cui non ne ha di parole da dire ed è spaventato da quel silenzio. Scelte dolorose e complicate, ma soprattutto scelte personali e libere. E allora perché quell’assedio?
Il fanatismo delle proprie idee e il sonno della ragione
Una serie tv non è solo una storia da raccontare, ma spesso quello che più importa è il messaggio che in quel racconto si nasconde. È proprio per questo che una serie come Waco diventa interessante. Si potrebbe discutere a lungo su quanto accurata sia la descrizione degli eventi, quanto realistico il quadro dipinto dei Davidiani e del carattere dopotutto pacifico di David, quanto politicamente schierata sia la rappresentazione delle strategie dell’FBI. Ma si perderebbe il nodo cruciale della serie.
Quello che davvero rende Waco un coraggioso prodotto da guardare con attenzione è l’insistenza caparbia con cui vuole convincere anche il più informato degli spettatori (che magari ha già letto tutto sull’assedio) che l’inconcepibile strage fu figlia di una sola madre. Che i Davidiani siano morti in un suicidio di massa o che la colpa sia interamente del rogo doloso causato dal gas usato con troppa superficialità dall’FBI, l’unica incontrovertibile verità è che tutto si sarebbe potuto evitare se si fosse dato ascolto alla voce della ragione. Se si fosse deciso di non arroccarsi sulle proprie convinzioni, ma riconoscere che salvare tutti era più importante che stabilire chi avesse ragione.
Non è un caso che i veri protagonisti di Waco siano prima di tutto Gary e Steve, il mediatore dell’FBI e il principale reclutatore dei Davidiani. La serie vive, infatti, dei loro dialoghi in cerca di una ragionevolezza condivisa, dei loro tentativi costanti di trovare una via d’uscita, del loro scontrarsi con i rispettivi capi. Sebbene l’atteggiamento ostruzionistico dell’agenzia federale (che arriva a usare i carri armati e torture piscologiche come l’illuminazione notturna e la musica ad alto volume) sia l’aspetto più eclatante, rimane ugualmente stigmatizzabile l’altrettanto ostruzionistica convinzione di David che quello che stanno vivendo è una prova divina da affrontare con coraggio e fede, senza sottostare al volere degli uomini o alla logica della ragione.
Se Tony Prince, che dirigeva le operazioni dell’FBI, avesse avuto la necessaria pazienza di seguire la lenta via pacifica tracciata da Noesner, invece che la rapida scorciatoia violenta proposta da Mitch Decker (direttore delle squadre di pronto intervento armato), i Davidiani avrebbero ceduto. Se David avesse accettato di compiere almeno uno dei passi concilianti suggeriti da Steve invece che restare immobile nella sua convinzione di essere nel giusto, l’FBI avrebbe aspettato. Ma quando a vincere è il fanatismo delle proprie idee, il risultato finale non può che essere una sconfitta per tutti.
Una serie con un taglio cinematografico
Waco è anche un ennesimo esempio di un trend ormai consolidato. Un prodotto per la tv che pesca pesantemente nel mondo del cinema. È da lì che vengono, infatti, sia Taylor Kitsch che soprattutto Michael Shannon. Sono loro che danno sostanza alla serie grazie ad interpretazioni intense e sentite. Se era facile aspettarsi una simile performance attoriale da Shannon, dato il suo riconosciuto talento che ben si accorda con la bravura di Paul Sparks (che interpreta il suo alter ego Steve), più sorprendente è l’abnegazione al ruolo di Kitsch che si cala nel personaggio adottandone anche la fisicità esile che meglio comunica il suo tormento interiore. In un ruolo insolitamente serioso e drammatico si segnala anche la Melissa Benoist della sempre solare Supergirl, mentre Julia Garner conferma quanto di buono fatto vedere in The Americans. Discrete anche le prove di Rory Culkin nella parte del testimone involontario in bilico tra i dubbi sulla fede e le certezze dell’amore e Shea Whigham come alfiere convinto di una durezza immotivata.
Waco non è sicuramente priva di difetti e potrebbe anche apparire a tratti troppo indulgente nei confronti di quelle che furono sicuramente vittime, ma non tutte innocenti e incolpevoli. Ma l’importante non è come lo dice, ma quel che dice. E quel che dice è che gli opposti estremismi possono solo causare tragedie. Magari se lo ricordassero anche ai piani alti.
Vorrei vedere voi a viaggiare ogni giorno per almeno tre ore al giorno o a restare da soli causa impegni di lavoro ! Che altro puoi fare se non diventare un fan delle serie tv ? E chest' è !
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