
Van Helsing: Recensione dell’episodio 1.01 – Help Me
Sebbene esseri malvagi soprannaturali che si cibano di sangue umano siano presenti già nella mitologia dei popoli mesopotamici (si pensi al demone Lilitu dei Babilonesi, da cui sarebbe derivata poi la Lilith ebraica) e di Greci e Romani (che annoveravano empuse, lamie e strigi tra i loro timori), il mito del vampiro si può considerare il più illustre figlio del folklore dell’Europa dell’est. Ma è sicuramente grazie alle opere dei romanzieri gotici del Romanticismo ottocentesco che la sua figura iconica perde gli aspetti più sgradevoli, per ammantarsi di un fascino sinistro grazie agli eleganti e carismatici personaggi descritti da John Polidori e, soprattutto, Bram Stoker.
Un mito tanto popolare non poteva che tracimare dalle pagine scritte alla pellicola di celluloide e non è un caso, quindi, che il Nosferatu (1922) di Murnau, padre ideale di tutti i film sui vampiri, disti solo venticinque anni dal romanzo di Stoker (1897). Dal cinema alla televisione il passo non è breve, ma neanche più lungo della gamba, per cui non sorprende che l’elenco delle serie tv in cui compaiono vampiri sia tanto lungo che ricordarle tutte è impossibile.
Ad un elenco tanto corposo SyFy ha pensato di contribuire ulteriormente aggiungendo il Van Helsing creato da Simon Barry e Jonathan Walker. Spontaneo chiedersi se ce ne fosse bisogno. Antipatico dover rispondere con un indeciso ni.
Il pilot andato in onda nei giorni scorsi (ma il preair era già disponibile mesi fa) non aiuta a prendere una decisione definitiva, limitandosi a fornire una serie di spunti superficiali che troppo poco dicono sia sui probabile personaggi principali sia sulla storia che si andrà a raccontare.
E, tuttavia, se lo scopo di un pilot è quello di coinvolgere lo spettatore ad interessarsi alla serie seminando domande a cui è interessante trovare una risposta (frase che più volte leggerete su questo sito declinata in modi vari ed eventuali, questa premiere non manca completamente il bersaglio facendo finire la freccia scoccata non troppo lontano dal centro. Perché il tono che la serie vorrà darsi sembra abbastanza ben delineato e qualche scelta potenzialmente innovativa viene accennata suscitando la curiosità (seppure non smodata) di saperne di più.
Soprattutto è apprezzabile l’idea di un ritorno all’antico con i vampiri che sono nuovamente creature bestiali, senza nessuna concessione alla delicatezza efebica di un Twilight o alla modaiola caratterizzazione di un True Blood. Al contrario, questi assomigliano di più ai feroci non morti di Io sono leggenda (il poco memorabile film con Will Smith troppo liberamente tratto dal capolavoro omonimo di Richard Matheson) nel loro essere cacciatori assetati di sangue e privi di paturnie sentimentali.
In un mondo decaduto rapidamente in pochi anni in seguito ad una inspiegata invasione vampiresca (legata all’eruzione di un vulcano in Wyoming che ha reso il cielo costantemente plumbeo schermando i raggi solari), la bella addormentata Vanessa si risveglia (da un coma? dalla morte?) subito pronta a sfoderare innate doti di lottatrice violenta e superpoteri ad hoc, quali la guarigione immediata da qualsivoglia ferita (che si tratti del morso di un vampiro o di un coltello piantato che le attraversa una mano). Meglio ancora: il suo sangue sembra essere la pozione magica che guarisce i vampiri riportandoli allo stato umano.
Chi sia Vanessa, come si trovi in una struttura protetta, perché abbia quei poteri e quale sia il suo passato sono domande lasciate volutamente in sospeso, ma alle cui risposte si può arrivare senza sforzo eccessivo (perché è ovvio che chi è portatore della cura per un simile morbo è ricercato sia dai pochi sopravvissuti che dai vampiri stessi). Anche il sostanziale disinteresse di Vanessa per la soluzione di questi enigmi, che pure la riguardano in prima persona, non serve a tratteggiare un personaggio originale, dal momento che giocarsi l’abusata carta della madre coraggio, che affronterebbe ogni pericolo per ritrovare la figlia smarrita, non fa certo guadagnare agli sceneggiatori un meritato encomio.
Anche perché gli autori peccano di svogliatezza, quando alla corte di Vanessa aggiungono figure decisamente scontate come Axel (Jonathan Scarfe), coraggioso marine tanto ostinato nello svolgere il suo ruolo quanto prevedibile nelle sue scelte, Mohamad (Trezzo Mahoro) che rotea la sua improvvisata lancia con la stessa destrezza degli spettatori nel leggere la sua caparbia lealtà, e Sam (Christopher Heyerdahl), sordomuto che non si capisce come faccia a trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto pur non sentendoci. A completare il gruppo di sopravvissuti la timida Cynthia (Avery Konrad) per non far mancare la ragazzina spaventata, mentre Susan (Hilary Jardine) e John (David Cubitt) rappresentano i bastian contrari che non possono mancare.
Un solo episodio è sufficiente a dire che questo Van Helsing sarà poco più di un altro nome nella lista di serie tv sui vampiri, ma è troppo poco per capire se vale la pena dedicargli quei 40 minuti settimanali che richiede. Dopotutto, non abbiamo una risorsa infinita di tempo come i vampiri noi.
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