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The Wolf of Wall Street: la recensione

E’ sempre complicato guardare con reale obiettività i nuovi film di registi che hanno fatto la storia del cinema, perché l’aspettativa è quella di trovarsi sempre di fronte ad un capolavoro o, nel peggiore dei casi, ad un ottimo lavoro. Se poi non accade, la delusione è dietro l’angolo! Come in questo The Wolf of Wall Street, in cui non si capisce con chiarezza cosa Martin Scorsese abbia voluto realizzare; un mix decisamente spiazzante in cui ritroviamo sì qualche atmosfera alla Casinò e riferimenti alla Goodfellas, ma con un’inaspettata e insolita base “comedy”, l’aggiunta di richiami grotteschi dei migliori Coen, un po’ di follia tarantiniana, fino quasi a sfiorare le atmosfere goliardiche di Una Notte da Leoni. Potenzialmente tutti buoni ingredienti che però, purtroppo, Scorsese non riesce a mescolare con la sua consueta sapienza, lasciando allo spettatore un gusto decisamente troppo forte e privo della delicatezza di altre sue pellicole. wolf_of_wall_street_jpg_crop_rectangle3-large

 La storia (vera e autobiografica) ripercorre ascesa e discesa di Jordan Belfort (Di Caprio) che, dopo aver assaporato per un solo giorno l’ebbrezza di essere broker a Wall Street, si ritrova disoccupato a causa del Lunedì Nero che travolse la borsa americana nel 1987. Per nulla scoraggiato riparte da zero riuscendo in qualche anno a trasformare, attraverso astuti giri di truffe, un piccolo studio di dilettanti allo sbaraglio, tra cui il “fido” Donnie Azoff (Jonah Hill), in una società dai guadagni billionari, la Stratton Oakmont. A far da cornice al tutto una serie sterminata di eccessi, droghe di qualunque tipo e operazioni finanziarie eclatanti, che porterà l’agente dell’F.B.I. Patrick Denham (Kyle Chandler) ad indagare su Belfort, costretto così a trovare soluzioni per mettere al riparo la società, i soldi, la bellissima moglie (Margot Robbie) e i loro 2 figli. Ci riuscirà?

Sostanzialmente una storia facile, dagli sviluppi abbastanza prevedibili e che fa vedere allo spettatore esattamente ciò che si aspetta. Quello che lascia decisamente sorpresi invece è il taglio comico dato al film, a tratti persino grottesco, con scene al limite del ridicolo, e la sceneggiatura di Terence Winter, probabilmente troppo abituato a scrivere serie Tv, che risulta ripetitiva e inadeguata a sostenere ben 3 ore di film.

the-wolf-of-wall-street-leonardo-di-caprio-recensione-anteprimaPer quanto Di Caprio, fresco di Golden Globe, sia ad un livello eccelso, risultano inutili le continue ed ossessive ripetizioni di scene di sesso, droga ed eccessi vari che riempiono quasi interamente la prima parte del film, arrivando in seguito persino a debordare nella scena in cui Jordan e Donnie subiscono l’effetto ritardato di una pasticca scaduta anni prima. Resta inteso che se l’intenzione di Scorsese era quella di realizzare una divertentissima commedia, coi giusti tempi comici, personaggi azzeccati, ben interpretati e scene che entreranno di diritto nella top-ten della risata, allora la valuterei come una delle migliori degli ultimi anni. Davvero, e senza alcuna ironia. Ma sarà stata davvero questa l’idea? Sembra quasi che il regista abbia voluto “buttar dentro” qualunque cosa, quasi come un Hellzapoppin dei giorni nostri in cui vale tutto, sia nel racconto che nelle scelte stilistiche in cui troviamo persino lo “sguardo in camera” (odiosissimo!).

Che sia bello da vedere non si può negare, ci mancherebbe!Stiamo pur sempre parlando di una produzione da quasi 100 milioni di dollari e con la Scorsese Family da sempre assoluta garanzia di qualità. Ma non aspettativi un Wall Street del 2014 (a cui tra l’altro il regista, attraverso l’avvocato di Belfort, dedica una furbissima battuta quasi a volerne prendere le distanze: “all’FBI ti vedono come una sorta di Gordon Gekko!”), né di ritrovare le atmosfere agrodolci o la tensione narrativa di alcuni capolavori passati.

Da rimarcare infine uno spassosissimo Rob Reiner nei panni del padre di Belfort, una Margot Robbie (incredibilmente bella!) che non può non riportare alla mente la Sharon Stone di Casinò (con le dovute distanze), un esilarante Matthew McConaughey in una breve apparizione anche se importante, ed infine uno Jonah Hill assolutamente travolgente.

Ora la palla passa all’Academy.

The Wolf of Wall Street (USA, 2013) di Martin Scorsese. Con Leonardo Di Caprio, Jonah Hill, Matthew McCounaghey, Jon Bernthal, Jean Dujardin, Jon Favreau, Kyle Chandler, Margot Robbie

The Wolf of Wall Street: la recensione

Eccessivo

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12 Commenti

  1. Io ho trovato questo film immenso, e si eccessivo, ma deve essere così, perchè in questo caso, se l’obiettivo è quello di raccontare una storia, la storia di un uomo che ha fatto del vivere oltre le regole il suo mantra, il film doveva essere eccessivo. Scorsese, ritorna ad una regia libera, movimenti di camera bellissimi, che ti sorprendono, passando repentinamente da lunghe panoramiche a primi piani perfetti, tutto amplificato da una colonna sonora coinvolgente. The wolf of wall street è un film che parla al fruitore finale, che non solo racconta, ma ti porta dentro la narrazione, e quando le tre ore passano, lo spettatore giustamente si sente esausto, sporco e disgustato, perchè le ridondanza della vita del protagonista è stata trasposta anche alla regia. Non si può bocciare un film così, in modo semplicistico, senza prendere in considerazione tutti i fattori che lo compongono. La storia è reale, il film è tratto da un’autobiografia, e l’unica cosa che cambia è che il vero Beldfort si è fatto 20 mesi di carcere invece di tre anni, è chiaro che la sceneggiatura non poteva essere troppo arzigogolata, ma ci sono citazioni e momenti in questo film, che sono di un’ intelligenza creativa sopraffina: come la scena in cui Jordan deve rianimare l’amico e vedendo braccio di ferro, prende la cocaina associandola agli spinaci, critica pesante a uno dei simboli dell’america, così come il film in parte critica il sistema bancario USA poi causa della crisi attuale. Insomma c’è un substrato che forse ad una seconda visione del film, può farlo apprezzare di più.

  2. Naturalmente prendo atto delle tue considerazioni, e probabilmente come dici tu una seconda visione potrebbe farmi apprezzare di più il film.Tra qualche mese però.Non ho mai creduto che per descrivere degli eccessi si debba essere eccessivi, così come per raccontre scene di guerra si debba muovere freneticamente la telecamera per rendere meglio la storia.Preferisco un Oliver Stone in grado di raccontare lo stesso mondo e la vita di un personaggio simile, seppur inventato, con una classe e una forza straordinaria.Se cerco l'”eccesso” attendo Buz Luhrmann o Tarantino che, anche se diversamente, ne sono maestri.Ecco, diciamo che in questo campo il maestro Martin Scorsese, pur restando uno dei migliori registi di sempre, probabilmente deve fare ancora un pò di…gavetta!

  3. Io ho trovato le tre ore di film un pelino troppe, per carità, mi è piaciuto e mi sono divertito, ma a tratti si perde e una maggiore compattezza poteva essere di maggiore aiuto alla storia. Nella prima parte l’ho trovata più lineare e le varie scene maggiormente inserite nella narrazione, mentre nella seconda parte ho visto un po’ di “gratuito” giusto per ribadire il concetto narrativo, che comunque era già chiaro di suo. La comicità, o per meglio dire, il grottesco, secondo me era voluto e in base a come era stata impostata la storia ci poteva anche stare, considerando anche il desiderio di raccontare un personaggio guascone e assolutamente sopra le righe, ma, condivido, in alcuni momenti era un po’ troppo. Comunque Di Caprio spettacolare e pure io ho gradito tantissimo i pochi minuti di McConaughey.

  4. Per Caterina: la scena che ritieni sopraffina é di uno squallido allucinante e il fatto che l’associazione cocaina-spinaci funzioni é allarmante e per qualcuno influenzabile a dir poco pericolosa! Spero non volesse comunicare niente per tutto il corso del film e che questo fosse solo un spaccato di wall street in chiave comica.

  5. E’ brutto, brutto, bruttissimo!!!! Non pensavo che De Caprio poteva accettare di girare questo film!!!

  6. Tante scene di sesso inutili!!! Sembra che prendessi la droga per colazione, pranzo e cena e anche ler meranda. FA PROPRIO SCHIFO!!!!

  7. @virginia , ma certo che la scena è squallida, deve essere così, io ho scritto INTELLIGENZA CREATIVA sopraffina, cioè l’aggettivo era riferito alla capacità dello sceneggiatore di criticare l’America, prendendo un simbolo del Boom economico USA come Popeye, e sostituirlo con quello che è per molti americani il mito attuale, il broker che guadagna tonnellate di dollari, ma che vive talmente tanto una vita di eccessi, per cui va avanti solo con la coca. Bisogni scindere tra la trama del film, che mi dispiace vi abbia sconvolto, con nudità, sesso, e droghe, ma che è vera, perchè il libro è tratto dall’autobiografia del protagonista, e che quindi non può essere criticata, sarebbe come dire che in un film sul Vietnam ci sono troppi morti, o troppe sparatorie, e poi l’aspetto tecnico del film, sceneggiatura, regia, fotografia, e su questo possiamo stare qui a parlarne per mesi, interi. Quindi è sempre bello scambiarsi opinioni pacifiche, su pellicole così, ma attenzione a osservarle bene e ad avere tutte le informazioni. Poi il gusto personale è un’altra cosa. 🙂

  8. Caterina, ammetto che mi piace molto il confronto riguardo ai film, soprattutto quando si è in presenza di quelli che “spaccano” in 2 i giudizi, perchè vuol dire che siamo sulla strada giusta!:) La tua spiegazione della scena degli spinaci effettivamente ci sta, e letta così le dona un pò più “dignità”. In realtà l’esempio che fai è molto calzante…un film sul Vietnam lo puoi fare con 1000 sparatorie oppure come Full Metal Jacket, in cui per un’ora intera non si spara neanche una cartuccia (..anzi, due nel finale di tempo).Un thriller lo puoi fare pieno di omicidi o come Shining in cui non se ne vede manco uno ( dai..un paio alla fine).La bravura di uno sceneggiatore, nel caso di adattamenti, sta proprio nel “far suo” il suo libro e riproporlo per un’arte che è visiva, quindi lontanissima da quella della carta scritta! Altrimenti diventa un documentario.Forse nella recensione ho evidenziato troppo gli aspetti negativi, ma ciò che volevo dire è che da Scorsese io pretendo capolavori.E questo, seppur assolutamente godibile, non lo è neanche lontanamente.A mio gusto personale. 😉

  9. Per carità: riconosco la performance eccezionale di Di Caprio, nonché la bravura tecnica di Scorsese…anzi vi dirò di più: mi è’ piaciuto molto Jonah Hill, ma per i miei gusti c’è una grande carenza di trama! E se non c’è trama, 3 ore di film sono infiniteee! Concordo con l’idea che per raccontare gli eccessi non bisogna essere altrettanto eccessivi…detto ciò ammetto che se lo scopo del film era lasciare lo spettatore disgustato…l’obiettivo è’ stato pienamente raggiunto!

  10. Scorsese sapeva benissimo quello che faceva e trovo la sua scelta eccessiva assolutamente azzeccata. “Schifo”. Beh, anche sì, perché no. Non voleva certo essere ammiccante o eccitante. Sebbene per molti ci sarà stata la fascinazione di un mondo, il che è purtroppo amaramente vero. Non so quanto siate stato a contatto con il mondo dei “venditori” ma vi assicuro che ci credono in quel modo, che si sentono unti dal signore, unici capaci di capire come si vive la vita. Fatto salvo il fatto che sono in realtà dei derelitti umani. Ma quello è il bello. Fate caso anche ai dialoghi. Il film tira dritto sulla narrazione, corre velocissimo e rallenta solo per darci degli spaccati assolutamente intermediali. Come la discussione sui nani. Andiamo… qui c’è stile da vendere. Un film come questo doveva essere eccessivo per essere efficace, non è così vero che se le cose le accenni e basta funziona allo stesso modo. E nemmeno che il gore e lo splatter sono l’unica accezione logica per l’eccesso.

  11. Seppur l’interpretazione di Leonardo di Caprio è ottima, il film tende ad essere abbastanza ripetitivo e prevedibile, diventando noioso in alcune parti. Spesso esagerato, volgare e con una comicità troppo ridicola che fa decadere il valore del film. Per quanto riguarda la rappresentazione del mondo dell’alta finanza è rappresentativo ma mi aspettavo molto di più.

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