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The Assassination of Gianni Versace: la discriminazione e la violenza omofobica, recensione episodio 2.05

Questa settimana The Assassination of Gianni Versace mette a segno uno dei suoi episodi più belli, senza scadere nel banale. In maniera delicata ma incisiva, lo show indaga le tematiche omosessuali in chiave inedita, esplorando a tutto tondo il difficile rapporto tra istituzioni e eterosessimo.

L’episodio mostra gli eventi immediatamente precedenti a quelli della scorsa puntata. La storia di Jeff Trail è centrale durante i 54 minuti di visione, e non mancano numerosi riferimenti alla società americana degli anni Novanta. Dopo un breve soggiorno nel 1997, si torna indietro al 1995, anno in cui Jeff serviva il paese come ufficiale di marina nell’esercito. Sono anni difficili in cui chi non è eterosessuale si vede negato il riconoscimento di appartenenza alla comunità nazionale e alla collettività dei cittadini. È il caso di Jeff, soldato impeccabile, gay represso. Jeff salva la vita di un altro marinaio, quasi ucciso a sassate dai suoi compagni perchè omosessuale, e questo decreterà l’inizio della sua fine. La fine della sua carriera in primis, ma anche della sua serenità.

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Sulla U.S.S. Grindley, la nave militare in cui lavora Jeff, tutti cominciano a sospettare qualcosa. Allusioni e battute omofobe sono sempre più spinte negli spogliatori e iniziano interrogatori a tappeto. Si grida alla dignità e al rispetto ai piani alti, ma si rischia la vita negli alloggi. In questo contesto di paura e tristezza, Jeff si rifugia in un bar gay dopo aver tentato il suicidio. È qui che incontra Andrew, un ragazzo simpatico e disponibile, l’unico che lo fa sentire amato e capito, regalandogli un sorriso.

Ma Andrew cambia faccia dopo poche ore. Provoca Jeff ridendo della sua intenzione di farsi intervistare sugli omosessuali nell’esercito. La legge americana infatti, non approvava la presenza di gay e lesbiche nelle forze armate e introdusse nel 1993 la famigerata policy Don’t Ask Don’t Tell, da cui prende il titolo l’episodio. Introdotta da Bill Clinton, la normativa, specchio di un’amministrazione ipocrita, limita i tentativi dell’esercito di individuare i gay non dichiarati escludendo però le persone che dichiarano apertamente il proprio orientamento. Obama firmò per la sua abrogazione nel 2010 ma incontrò l’ostacolo dell’associazione per i diritti degli omosessuali del Partito Repubblicano, che voleva che la legge fosse dichiarata incostituzionale. Il Don’t Ask Don’t Tell doveva essere un passo in avanti per i diritti dei gay nelle forze armate ma in realtà si trasformò in una tacita inquisizione interna. Chi veniva scoperto sessualmente diverso, veniva espulso con disonore. Approssimativamente, più di 14mila omosessuali sono stati congedati dal 1993 al 2010.

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A confermare la scarsa validità della legge sono i suoi punti interni. Il Don’t Ask Don’t Tell proibisce apertamente a chiunque dimostri propensione a intraprendere atteggiamenti omosessuali di prestare servizio nell’esercito, poiché creerebbe un inaccettabile rischio alla morale, alla disciplina e all’ordine, essenze della potenza militare. La legge inoltre vieta a qualsiasi persona non eterosessuale di svelare il proprio orientamento o di parlare di relazioni omosessuali mentre presta servizio nelle forze armate.

Per questi motivi, quando Jeff decide di farsi intervistare, lo fa a volto oscurato, come un criminale.

La storia di Jeff ha una fine tragica, come sappiamo. Un bravo ragazzo, onesto e animato da buoni valori, legato alla sua famiglia e al suo paese, commette l’errore di mettersi contro un folle, quello che pensava essere un suo amico, e così fa anche il suo amico David.

Tornano in questa puntata anche i Versace. Gianni, Donatella e Antonio, riappaiono in questo episodio e con loro viene riaffrontata la questione dell’omosessualità. Ryan Murphy tira fuori l’intervista di Gianni del 1995 per The Advocate, all’epoca rivista di bassa tiratura, che segnò una svolta nella vita degli omosessuali. Lo stilista scelse il giornale per fare coming out e decise di essere intervistato insieme a Antonio, suo compagno da tredici anni. La cosa incontrò le resistenze di Donatella e suscitò in lei quelle che erano preoccupazioni condivise all’epoca. Il marchio Versace avrebbe venduto anche in paesi in cui l’omosessualità era illegale e molti sponsor e/o testimonial avrebbero potuto tirarsi fuori dai numerosi affari del brand per questo motivo. Ma Gianni scelse la verità, e fu la scelta migliore in assoluto.

The Assassination of Gianni Versace fa riflettere sulla possibilità di vivere in modo libero e sicuro la propria esistenza, uno degli aspetti più imprtanti della vita. Un’aspirazione che non sempre si realizza per gay e lesbiche

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Farsi spazio, definirsi e gestire minacce sul lavoro è da sempre un problema per gli omosessuali che percepiscono spesso la visibilità come rischiosa. Essere invisibili diventa dunque uno status sociale perchè i contesti cambiano ma spesso il presupposto dell’eterosessualità resta, e per gay e lesbiche diventa necessario decidere come gestire la propria identità.

Nascondersi equivale a non vivere, bisogna avere il coraggio di essere sè stessi, un messaggio che Murphy ha sempre fortemente veicolato e con The Assassination of Gianni Versace non fa eccezione. Un altro grande insegnamento sul piccolo schermo.

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Simone Bottaro

Laureato in Lingue, letterature e culture straniere presso l'Università degli studi Roma Tre, ama leggere e scrivere. Appassionato di musica, cinema e serie tv, adora il mondo anglosassone e in particolar modo quello statunitense, ma ritiene assolutamente insuperabile la bellezza dell'Italia. Amante delle comedies musicali (Glee), segue tra gli altri generi Grey's Anatomy e How to Get Away with Murder.

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