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Political Animals – 1.03 The woman Problem

Devo ammettere che all’epoca in cui questo prodotto era stato presentato ed era stato svelato il cast, ero tra gli entusiasti, ma sono bastati due episodi per farmi piombare nel baratro dell’apatia totale e far sprofondare questo show nell’elenco delle nefandezze stagionali. Il secondo episodio aveva già raggiunto un abisso di mediocrità ed una summa di errori incalcolabili, questo terzo episodio riesce a regalarci ulteriori passi verso il fondo del barile.  E la tradizione ci insegna che una volta toccato il fondo si può ancora scavare.

La scrittura dei personaggi è una cosa abominevole, per fare un esempio, chi ha preso Ellen Burstyn per farle fare la vecchia ubriacona, che in questo episodio oltretutto vediamo come mamma burbera ma in fondo buona, dovrebbe essere messo in galera. Così come è un insulto all’intelligenza, l’aver preso Sebastian Stan, che ha interpretato un magnifico personaggio in Kings, per esempio, ma ha anche nobilitato la figura del Cappellaio Matto nella scorsa stagione di Once Upon a Time, e fargli interpretare la figura del sensibile ragazzo omosessuale, troppo debole e fragile per sopportare il peso della vita pubblica e della stampa cattiva cattiva, che si droga, beve e cerca di suicidarsi. Tra l’altro ho visto proprio questi attori lasciarsi anche andare, recitare in modo stanco, e non posso biasimarli, a dover interpretare personaggi del genere e recitare dialoghi assolutamente inconsistenti.

Sono proprio caricature di personaggi, senza spessore essendo monodimensionali, e che sfondano il concetto di stereotipo e già visto, rendendoli effettivamente patetici e impedendo a chiunque di trovare anche un minimo di empatia con loro. Come si diceva, le scene della Burstyn in questo episodio sono decisamente antidiluviane come concetto, ma peggio è stato l’uso spropositato dei flashback sulla campagna presidenziale precedente. Gli effetti visivi sono stati assolutamente invasivi e ridondanti; ogni tanto diamo un po’ di credito al pubblico, la gente si accorge che è un flashback anche se non usi segnali blu luminosi, luci sgranate e filtri polvere, sovrascritte inutili o sbarre che scorrono (ah, no, era un altro questo).

L’argomento dei flashback mi fa introdurre anche la tematica dell’ex Presidente, Bud Hammond, già ampiamente criticato come personaggio da chi mi ha preceduto nelle recensioni (ma anche altri colleghi non si sono risparmiati), ma voglio sottolineare come oltre ad avere scritto un personaggio assolutamente out of contest e drammaticamente oltre il confine della sospensione dell’incredulità, la scelta di Ciaran Hinds come interprete è un tremendo casting fail, non tanto nel senso che non si adatti al personaggio delineato dalla serie, ma incredibilmente perché aggiunge alla pessima scrittura anche una pessima interpretazione e un tono e delle movenze sceniche al limite del fastidioso e ben oltre lo stereotipo del vaccaro texano.

Il tema dell’episodio, inoltre, che vede i tentativi sottobanco dell’impaurito presidente in carica, Mr. Garcetti, di levarsi di torno l’ingombrante concorrenza di Elaine Barrish, tramite la sua nomina alla Corte Suprema al posto della sua vecchia mentore, ora membro anziano della detta Corte, donna, omosessuale, con una compagna in punto di morte (evvivaddio, se la facevano anche afroamericana ed ebrea avevan fatto strizzate d’occhio a qualsiasi minoranza che nemmeno Glee arriva a tanto), è una storia che ha nel suo essere scontata e nell’epilogo telefonato un tasso di noia proverbiale. Rimangono giusto due cose per il LOL, ossia come facciano fare la politica a più alto livello a gente che non dovrebbe nemmeno dirigere il traffico e che ci siano sondaggisti che nel bel mezzo del nulla in mezza giornata riescono a fare un sondaggio accurato, stato per stato, su una cosa di cui erano a conoscenza da 10 minuti e soprattutto senza farsi sgamare da nessuno. Certo, non posso nemmeno dimenticarmi dei figli del candidato Presidente degli Stati Uniti che in campagna elettorale organizzano festini con lo staff elettorale (!) negli uffici della campagna (!!) a base di droga e sesso di gruppo (!!!)… e si lamentavano dello scandalo del finto suicidio…

Consiglio personale, lasciamo perdere Political Animals, loro hanno già abbandonato il “Political” e sono rimasti “Animals”, ormai nemmeno più la Weaver e la Gugino sono più in grado di fare alcunché e se ne sono accorte pure loro.

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