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Arrow: Recensione dell’episodio 1.21 – The Undertaking

Episodio notevole per il fumettone di casa CW. Molti accadimenti importanti, che cambiano le carte in tavola. Uno di quegli episodi che aspetti con ansia, che fanno la differenza rispetto agli altri, carini, ma che non portano più di tanto avanti lo sviluppo orizzontale.

arrow-121-06Trovo che siano due i passaggi più interessanti. Il primo è sicuramente il rapporto tra Oliver e Malcom Merlyn. Scoprire quale sia il vero piano del villain della stagione ci permette di sapere verso che cosa stanno correndo entrambi i giocatori di questa partita. Abbiamo anche conferma di ciò che immaginavamo, ovvero che l’affondamento della Queen’s Gambit era stato pianificato proprio da Malcom. Anche Oliver scopre tutto e in un colpo solo scopre la vera identità di Merlyn e anche della propria madre.

arrow-121-03Quindi adesso Oliver ha un villain molto chiaro in mente, Malcom, e ha cambiato atteggiamento nei confronti della madre. Questo probabilmente scaturirà in una serie di conflitti interiori, fino al momento in cui il personaggio dovrà decidere come comportarsi con lei. Cosa farà? Manterrà inflessibile il suo parametro di giudizio oppure dovrà per forza di cose ritrarre la mano dall’arco?

arrow-121-05L’origine della “lista”, però, non mi ha del tutto entusiasmato. Insomma, si tratta di un piccolo gruppo di potenti della città, tra cui c’era il padre di Oliver, che usavano la loro influenza e potere per costringere i nomi di quella lista a fare quello che loro ritenevano il meglio per la giustizia della città… Duh. Onestamente, non mi ha trasmesso alcun tipo di emozione. Insomma, accetto la storia per quello che è ma avrei di gran lunga preferito qualcosa di più articolato. Ok, il padre di Oliver è colpevole, se lo meritava..  ma lo sapevamo già, no? Come del resto che il Merlyn Global Group è un covo di cattivissimi. Il piano stesso non è poi così eccitante.

Amen, si va avanti, alla fine quello è il passato e quello che conta è il presente. O no? In fin dei conti Arrow fa grande affidamento sulla narrazione in diversi orizzonti temporali.

arrow-121-04E proprio sul passato abbiamo l’altro bel passaggio della puntata. Vediamo Oliver prima di partire sulla Gambit, ancora fidanzato a Laurel. Sarà il suo ciuffo di capelli, sarà la recitazione di Stephen Amell, ma questo Oliver risulta particolarmente odioso nei confronti della povera ragazza, che invece trasuda, mai come in queste scene, dolcezza e tenerezza. Vengono messe una contro l’altra sincerità e falsità, al punto che vedendo come Oliver prende in giro Laurel ho pensato “beh, ben gli è stato”. La scena al porto è quasi straziante, per l’ipocrisia del ragazzone. Assume quindi tutta un’altra connotazione il modo in cui l’Oliver “del presente” si comporta con la Laurel “del presente”, dicendole di amarla ancora e tutto il resto della storia. Il romanticismo in queste storie non può mancare mai. Si sa. E del resto siamo a tre episodi dal season finale, l’intervallo di tempo ideale per immaginare che un bacio appassionato tra i due.

arrow-121-08Ovviamente ci sono altri momenti degni di nota nell’episodio: Felicity sotto copertura nel casinò, Green Arrow che sgomina l’intera gang del casinò nel giro di un minuto, Walter finalmente libero, la faccia che fa Olvier quando Malcom lo va a salutare in ospedale, Oliver che chiede scusa a Diggle.. Direi che ce n’è a sufficienza e tra l’altro in un episodio dove il tasso ormonale è tenuto sorprendentemente sotto controllo.

Per cui in definitiva direi un ottimo episodio di una serie piacevole, appassionante, senza troppi contenuti tra le righe, fatta di avventura e grandi cause, come ogni buon fumetto supereroistico richiede. Tre puntate alla fine e una seconda stagione già assicurata non fanno che chiudere in positivo assoluto il quadro su questo show.

Alessandro

Pianoforte a 9 anni, canto a 14, danza a 16 anni. Poi recitazione. Poi la scuola professionale di Regia Cinematografica. Poi l'Accademia di teatro di prosa. Anche grafica, comunicazione, eventi di spettacolo. Ma qui soprattutto un amore sconfinato per le serie tv americane e inglesi, con la loro capacità di essere le vere depositarie moderne della scrittura teatrale antica anglosassone.

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