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The Assassination of Gianni Versace: luci e ombre della ribalta, recensione episodio 2.07

The Assassination of Gianni Versace continua a terrorizzarci e affascinarci senza sosta, e lo fa con grande eleganza. Dopo gli avvenimenti della scorsa puntata, facciamo un ulteriore salto indietro nel tempo e vediamo aprirsi nuovi incredibili scenari.

Siamo nel 1992, la famiglia Versace guida una delle più potenti case di moda a livello mondiale. La società registra grandi ricavi e sotto il suo marchio vengono distribuite diverse linee di abbigliamento. Gianni è l’unico vero ideatore dei vestiti e vorrebbe che sua sorella Donatella iniziasse a credere di più in sé stessa, creando un suo capo.

Così, i due per la prima volta, disegnano un modello rivoluzionario che Donatella indosserà al centesimo anniversario di Vogue Magazine nel 1993 a New York, un evento che gli appassionati di moda sicuramente ricorderanno.

Non tutto però è roseo.

La recessione degli anni Novanta si fa sentire e l’abito, seppur molto pubblicizzato e apprezzato, non vende quanto dovrebbe. Troppo esagerato, iconico, non utile in anni in cui si preferisce la praticità allo sfarzo. Gianni e Donatella litigano continuamente, nonostante il grande affetto che li lega, e il tumore all’orecchio dello stilista si affaccia improvvisamente, dando inizio a un periodo di grande crisi. Il tutto è raccontato molto drammaticamente, in pieno stile The Assassination of Gianni Versace.

A San Diego intanto, un giovane Andrew Cunanan lavora in un ordinario drugstore aspettando la sua grande occasione. Da sempre incredibilmente intelligente (notevole il passaggio sulla storia di Haagen-Dazs), Andrew sogna in grande, sperando di approdare nel jet set mondiale. Gruppi sociali internazionali costituiti da persone appartenenti a classi sociali agiate, rapporti mondani e incontri d’affari sono gli obiettivi principali che il ragazzo persegue imperterrito.

Dopo aver fallito il colloquio in un’agenzia di escort, Andrew decide di vendersi da solo. Sa tenere una conversazione, ha letto più libri di chiunque altro a San Francisco, parla francese, conosce perfettamente la storia europea e può vantare un certo savoir faire con uomini molto più grandi di lui. Conosce quindi Norman Blachford e il suo compagno Lincoln in un teatro dell’Opera della California e entra nel loro di giro di amanti d’alto bordo.

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Non rinuncia tuttavia ai suo piaceri personali. Viaggiamo indietro nel tempo fino al momento in cui finalmente conosce David, il ragazzo che gli farà perdere la testa. Passano una notte insieme al Mandarin Hotel (con i soldi di Lincoln) e condividono confidenze notturne che Andrew riutilizzerà prontamente.

Al suo ritorno da Lincoln, furioso per i suoi tradimenti, Andrew assiste a una scena raccapricciante. Lincoln viene brutalmente ucciso da un tale, Kevin, che aveva invitato a casa con l’intento di sedurlo. Il killer, visibilmente turbato reagisce male alle sue avances e lo uccide fracassandogli il cranio con una scultura in pietra.

Sarà in seguito a questa storia che Andrew deciderà di unirsi a Norman, andando a vivere con lui in un’enorme casa a La Jolla, California, e lasciando a casa sua madre, incidentalmente ferita da Andrew in uno dei suoi scatti d’ira.

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Leggermente sottotono ma sempre intrigante.

The Assassination of Gianni Versace prova a spiegare ancora una volta le ambigue doppie facce della vita. Il fragile compromesso tra pubblico e privato, tra palco e realtà, è spesso la causa del continuo susseguirsi di luci e ombre nella vita dei grandi personaggi. È il caso dei Versace, sfavillante e in crisi allo stesso tempo e di Andrew, brillante ma limitato dalla sua stessa sete di gloria. La sua rabbia è scaturita da quella grande tristezza tipica degli artisti, degli animi sensibili. E chi soffre a volte è capace di cose terribili.

Fame d’amore e desiderio d’ascesi materiale sono i due elementi che hanno spinto Andrew Cunanan a diventare un assassino. Il titolo dell’episodio, Ascent, rappresenta proprio questo. Si riferisce a quella regola di vita tesa a raggiungere il successo in ogni sua forma. L’ambizione è desiderio di realizzarsi e smania di successo allo stesso tempo. È un ponte verso il futuro che può influenzare anche molto negativamente il presente.

Ambire è voler essere a tutti i costi. Ma qual è il prezzo da pagare?

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Simone Bottaro

Laureato in Lingue, letterature e culture straniere presso l'Università degli studi Roma Tre, ama leggere e scrivere. Appassionato di musica, cinema e serie tv, adora il mondo anglosassone e in particolar modo quello statunitense, ma ritiene assolutamente insuperabile la bellezza dell'Italia. Amante delle comedies musicali (Glee), segue tra gli altri generi Grey's Anatomy e How to Get Away with Murder.

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