
In guerra per amore: Recensione del film di Pif
Titolo: In guerra per amore
Genere: Commedia, sentimentale, guerra
Durata: 1h 39 min
Anno: 2016
Regia: Pierfrancesco Diliberto
Sceneggiatura: Pierfrancesco Diliberto, Michele Astori
Cast: Pierfrancesco Diliberto, Miriam Leone, Andrea di Stefano, Stella Egitto, Vincent Riotta e Maurizio Marchetti
A tre anni di distanza dall’uscita del film La Mafia uccide solo d’estate Pierfrancesco Diliberto, noto al grande pubblico come Pif, torna nelle sale italiane per confrontarsi nuovamente con la tematica della criminalità organizzata. Malgrado la pellicola In guerra per amore sembri inizialmente promettere una storia puramente sentimentale con il passare dei minuti lo spettatore si renderà conto di come i sentimenti dei protagonisti si ritrovino a fare da cornice a una storia dal peso nettamente più importante.
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Nella New York del 1943 un giovane immigrato di Palermo vede promessa in sposa la propria innamorata al figlio del braccio destro di un malavitoso locale. Per evitare il compimento del matrimonio, il ragazzo dovrà prendere parte allo sbarco dell’esercito americano in Sicilia così da sfruttare l’occasione per trovare il padre di lei e chiedere la sua benedizione. La prima metà del film si snoda come una semplice commedia degli equivoci. Il protagonista della vicenda Arturo Giammaresi (Pif) contribuisce tramite la sua goffaggine e ricerca ossessiva del padre di Fiona (Miriam Leone) a mantenere leggero il tono della pellicola, anche grazie all’aiuto di una serie di comprimari assolutamente comici e iconici. Il compito di presentare la vera tematica del film nella seconda metà viene invece affidato al Tenente Catelli (Andrea di Stefano). Tale personaggio è difatti il primo a rendersi conto di come la conquista americana della Sicilia stia permettendo il rinforzo e la rinascita della Mafia locale.
La prima cosa che colpisce del film è come il comparto comico funga da specchio per buona parte del film per poi rompersi improvvisamente, travolgendo lo spettatore quando viene svelata la vera trama. Quello che Pif fa con questo prodotto è scoprire una verità che spesso a scuola o nello studio della storia viene trattata con leggerezza e superficialità. Purtroppo molti di noi sono stati portati a pensare che siano stati gli americani la salvezza dell’Italia durante il secondo conflitto mondiale, tuttavia quello che spesso non viene detto è di come gli USA abbiano permesso, attraverso le loro eroiche gesta, la ricostituzione della Mafia, liberando molti malviventi e assegnando cariche di poteri ai singoli malavitosi.
Così la speranza e l’interesse che lo spettatore all’inizio nutriva verso Arturo e Fiona vengono spodestati violentemente dallo stupore e dall’angoscia dello scoprire il lato oscuro di tale evento, da sempre associato a positività e speranza. Dirompente è poi il discorso finale tenuto da Don Calò sulla democrazia, termine con più di 70 anni fa la malavita etichettava il proprio regime. Adesso nel presente sono cambiate le cose? Quanto e come sono cambiate le cose? Le parole e le riflessioni, purtroppo, si sprecano.
Per quanto i protagonisti siano dei personaggi volutamente semplici e banali, in quanto servi di un messaggio più grande, a impressionare sono i ruoli secondari. Colpiscono molto Mimmo e Saro, che con il loro rapporto di forte amicizia e in seguito amore strizzano velocemente ma con efficacia l’occhio ai rapporti omosessuali nel passato. A quei tempi amare una persona dello stesso sesso generava dicerie ed era perciò malvista, un lusso quindi che certe categorie di persone non potevano permettersi. Ma anche questo esiste tuttora, forse solo inconsciamente, nella nostra mentalità?
Interessante è anche la figura del Tenente Catelli, che con la sua bontà e il coraggio si fa portatore di una causa persa, mettendo a rischio la propria vita e la propria carriera ma riuscendo a trasformare il personaggio di Arturo. Sarà solo l’erronea perdita del superiore a far aprire gli occhi al giovane ragazzo sulla realtà dei fatti e sulle priorità della vita.
Abbandonando la sfera contenutistica e quella dei personaggi, concentriamoci un attimo sulla sceneggiatura. In guerra per amore funziona grazie a un ritmo scorrevole e la presenza di molti siparietti comici, che sembrano richiamare molto le pellicole storiche della cinematografia italiana. Anche i colpi di scena e i passaggi utilizzati come veicolo del messaggio della pellicola riescono ad avere il giusto minutaggio, senza apparire mai affrettati riuscendo ad emozionare e a scuotere chi guarda.
Buona anche la fotografia, dotata di una forte versatilità che l’ha resa azzeccata nel ritrarre le emozioni dei personaggi nei momenti più drammatici e a impostare i siparietti dei momenti comici. Splendide soprattutto le riprese della Sicilia, che ci aiutano a non dimenticare la bellezza di tale regione e dell’Italia tutta.
Pur rendendosi conto di come il personaggio di Pif possa piacere e non piacere, vista la sua forte presa di posizione verso certe tematiche, non si può negare la riuscita di In guerra per amore. Il film sa far ridere, sa emozionare ma soprattutto sa stupire regalando moltissimi momenti di riflessione, cosa ormai rara per il cinema in generale dove spesso si preferisce limitarsi alla spettacolarità lasciando che sia la gente a intascarsi qualcosa del film. Prendetevi del tempo per arricchirvi e fare il punto della situazione perché questo film fa solo del bene.
Regia e fotografia: 4/5
Coinvolgimento emotivo: 5/5
Sceneggiatura: 4/5
Recitazione: 4/5
Voto totale: 4.25/5