
Grey’s Anatomy: Recensione dell’episodio 9.20 – She’s killing me
“La verità mi fa male lo so” cantava qualche decennio fa Caterina Caselli, un pezzo d’altri tempi direbbe qualcuno ma infondo questo non è mai cambiato: la verità ha in sé potere devastante. Ma perché questa premessa? Beh perché dallo svolgimento di questa puntata capiamo in modo incontrovertibile come sia “la verità” ad essere il soggetto del titolo dell’episodio stesso: è lei che “uccide” convinzioni, sogni, speranze.
A dirla tutta a questa conclusione sono arrivata soltanto al termine dei 40 minuti, la puntata infatti risulta abbastanza oscura, fatta di allusioni, frasi smezzate, nuovi scenari che si aprono. Il tutto però può essere riassunto in un quadro più organico se si individua questo “fil rouge”: ecco perché mi sono permessa di mettere in testa al mio pezzo questa rivelazione, in modo tale da poter rileggere tutto l’acceduto sotto una luce nuova. Già l’incipit in effetti doveva farci suonare un campanello d’allarme. Dalle primissime battute abbiamo una serie di rivelazioni importanti (anche se non del tutto inaspettate): Meredith ha un corredo genetico che le dà buone probabilità di avere l’ Alzheimer, numerosi pazienti della Bailey tornano in ospedale con infezioni post operatorie, Ethan Dawson (il bambino della scorsa puntata) è ancora in ospedale e i suoi genitori sono ancora malmessi.
Parliamo da quest’ultimo punto: chi guarda assiduamente i medical drama sa come sia raro trovare dei casi che sforino la puntata, generalmente si è abituati a conoscere dei piccoli “cammei” che lasciano un ricordo più o meno forte nella memoria dello spettatore, sulla base di quanto possono fare nel poco tempo a disposizione, si può però affermare con certezza che quei personaggi che hanno occupato più spazio narrativo sono rimasti di più nei nostri cuori (come dimenticare Henry, Ava o Danny?). Per ora, se devo dirla tutta, la storia del piccolo Ethan non mi ha molto emozionato ma a quanto pare lo vedremo ancora quindi tutto può essere…
Tutto intorno l’ospedale è fervente di tecnologia e nuovi progetti: un gruppo di medici siriani è in visita all’ospedale per imparare nuove tecniche (e questa è una realtà interessante e fin ora poco trattata nei medical drama) così tutti i personaggi principali si adoperano per insegnare ai colleghi tutto quello che può fargli comodo in una situazione d’emergenza. Davvero toccante la scena in cui questi medici cercano di far capire allo staff del Grey Sloan Memorial Hospital come nel loro lavoro la “verità” si faccia strada impietosa: sul campo essi hanno pochissimi medicinali, scarsissima luce, condizioni igieniche precarie e in questo caso sì, davvero la verità può uccidere.
E nelle relazioni interpersonali, che ruolo gioca la sincerità? La neo coppia April – Matthew pare crollare sotto il peso della bugia di April la quale aveva mentito al ragazzo sul suo essere ancora vergine, se invece guardiamo all’amicizia Meredith Cristina le due sembrano uscire rinforzate dallo confronto chiaro che intavolano in merito all’affidamento di Zola.
Inoltre un particolare non secondario: c’è una somiglianza mostruosa tra l’ambientazione del dialogo tra le due amiche e la location di un famoso appuntamento di Callie e Arizona nella puntata 6×04…coincidenza, premeditazione o riciclo di scenari? Bah, ad ogni modo a me ha dato fastidio.
Ci sono poi altre questioni, meno cruciali, in cui comunque la sincerità risulta essere fondamentale, ad esempio il percorso professionale degli specializzandi: a questo proposito Derek si incarica di dire brutalmente a Ross come stanno le cose, il ragazzo non è portato per la neurochirurgia e dovrebbe cercare un’altra specializzazione. Un altro personaggio che sta avendo un duro scontro con la realtà è Miranda Bailey la quale si trova davanti a una serie di complicazioni postoperatorie che portano persino alla morte di una sua paziente: la dottoressa “Nazi” dal canto è straconvinta che la colpa sia della sua specializzanda Murphy, le cose però non stanno così. E’ stata proprio Miranda l’unico dottore ad avere a che fare con tutti i casi clinici in questione e dal termine dell’episodio capiamo che si sta per scatenare un vero e proprio putiferio…ma dopo le “fistulas” (vedi stagione 7) cosa può essere sfuggito di nuovo alla scrupolossima dottoressa?
La risposta la avremo tra 3 settimane, intanto possiamo solo interrogarci un po’ su questa puntata forse più profonda delle altre in quanto caratterizzata da riflessioni fuori campo più cupe, ma che a mio avviso perde di ritmo (troppo spazio dato alla questione Alzheimer) e di chiarezza (tutto resta “vago” fino al termine dell’episodio).
La verità fa male, ma se vogliamo trovare qualcosa di ancora più tagliente è la sensazione di non sapere dove sta la verità: quando si contrappongono sincerità e sofferenza, regole e morte, successo e lealtà…come riconoscere il limite tra verità e bugia?.