
Point Break (2015): Recensione del film con Edgar Ramirez e Luke Bracey
Titolo: Point Break
Genere: Azione
Anno: 2015
Durata: 114′
Regia: Ericson Core
Cast: Edgar Ramirez, Luke Bracey, Teresa Palmer
Affidare la regia di una pellicola come Point Break ad un direttore della fotografia è stata una scelta saggia. Ericson Core, infatti, si era già dimostrato un capace maestro delle arti visive quando, direttore della fotografia in Fast and Furious, aveva progettato dei veicoli con telecamere montate su misura. Un’idea che aveva contribuito a quel particolare taglio del film.
Sono stati proprio quell’innovazione e quell’occhio attento al particolare che guida la macchina da presa che ci permette di muoversi dentro un mondo fatto di paracadutismo, voli in wingsuit o snowboard a 100 km/h.
Gli sport estremi sono realizzati con quanto più realismo possibile. L’uso degli effetti speciali è praticamente nullo. Per una volta la parte più interessante dei titoli di coda non sono i nomi degli attori ma quelli degli stuntman, che hanno effettivamente girato quelle scene, e che sono almeno il triplo del cast effettivo.
Recensione film Point Break con Luke Bracey ed Edgar Ramirez
Una storia già raccontata, con un cast e punto di vista nuovi
La storia di Point Break, remake del film del 1991 con Keanu Reeves e Patrick Swayze, segue il rapporto tra Utah e Bodhi. Il primo è un agente dell’FBI con un passato nel motociclismo estremo. Il secondo è un filosofo dell’adrenalina, alla ricerca del Nirvana mediante le otto prove di Ono Ozaki (non sprecatevi a cercarle online, sono state inventate appositamente per il film).
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Le prove consistono nell’utilizzo delle forze naturali del pianeta per eseguire incredibili prove fisiche. Bodhi, tuttavia, non si limita a compiere le prove. Nel farlo, infatti, cerca di restituire alla terra ciò che l’uomo le ha sottratto. Che sia oro o denaro o diamanti grezzi. Li restituisce, certo, ma li ruba non di meno.
Diventa, per dirla in parole povere, un criminale a cui Utah da la caccia, non senza prima infiltrarsi sotto copertura nel suo gruppo di amici adrenaline-addicted. Avvicinarsi a Bodhi cambierà Utah più di quanto lui stesso sia disposto ad ammettere, riportandolo sul ciglio di quel baratro da cui si era allontanato quando era entrato nell’FBI.
Sport estremi come stile di vita
Il maggiore punto di forza del film sono senz’altro l’azione e la colonna sonora. La trama lancia lo spettatore giù da una montagna con addosso null’altro che una tuta. Lo fa immergere 10 metri sott’acqua, prima di scaraventarlo giù da una delle cascate più alte del pianeta, le Angel Falls in Venezuela. Per la realizzazione del film sono state utilizzate settanta diverse location in tutto il mondo. L’impressione che si ha non è quella di seguire un criminale e la sua banda per catturarli ma di fare un tour del mondo. Un viaggio alla ricerca di nuove emozioni e nuovi limiti da superare.
È proprio il limite umano, il punto di rottura, uno dei punti di discussione: fin dove ci si può spingere prima di non poter tornare indietro?
Gli stunt che hanno collaborato alla buona riuscita del film sono stati straordinari. Le scene che colpiscono senz’altro più di tutte sono state la discesa in snowboard e il volo in caduta libera dalle Alpi, all’interno di un crepaccio sul lato della montagna.
Si è trattato di due momenti di estrema grinta e precisione, in cui era evidente lo sforzo e la cura per i dettagli non solo di un individuo ma di un intero team – particolare che ha aumentato, e non di poco, la difficoltà di numerose scene. Le telecamere montate direttamente sui caschi degli stunts hanno reso le scene quanto più verosimili possibile. Il tentativo, ben riuscito, era proprio quello di rendere verosimile l’inverosimile.
Un’ottima colonna sonora e un buon cast
Le scene sono state accompagnate da una musica adatta che ha aggiunto – se possibile – valore a scene che già così potevano risultare perfette. Si è trattato di melodie dai toni dinamici, ritmati, che hanno saputo evidenziare i momenti più adrenalinici ma senza distogliere l’attenzione dello spettatore dalla scena. La pellicola ha saputo dare un giusto contrappeso tra scena e audio.
Protagonisti sullo schermo sono Edgar Ramirez e Luke Bracey, affiancati da altri nomi noti, tra cui Teresa Palmer, Ray Winstone e Delroy Lindo. La figura di Ramirez finisce inevitabilmente con il prevalere su quella di Bracey, proprio come la sua interpretazione.
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Mentre per Utah si parla spesso di espressioni cupe e pensierose, Bodhi accetta con disinvoltura la possibilità della morte e prende la vita letteralmente con filosofia. Ramirez, già una volta candidato ai Golden Globes per il suo ruolo nella miniserie “Carlos” nel 2011, recita bene la parte di un uomo con nulla da perdere e tutto da guadagnare. Anche se questo guadagno è una partita a tombola con la morte.
È disinvolto, deciso, determinato, nonché discretamente affascinante. Non è difficile restare ammaliati dal modo semplice eppure efficace con cui parla o dalla freddezza del suo sguardo.
Point Break: Un film piacevole per due ore di adrenalina
Meno intensa ma sicuramente discreta è l’interpretazione di Bracey, che tuttavia fa troppo “belloccio californiano mancato” per poter davvero ammaliare lo spettatore. Difficile, inoltre, reggere il confronto con Ramirez o Winstone, che qui si cala nella parte di un agente dell’FBI non proprio convenzionale e, in maniera non ufficiale, della coscienza di Utah. Il grillo parlante solo con qualche parolaccia qua e là, avete presente?
Point Break, come emerge dalla nostra recensione, è un film intenso, che punta tutto sull’azione e l’adrenalina, sacrificando un po’ la parte centrale per una lentezza dettata dalla mancanza di scene memorabili e alcune perfino non necessarie.
Non è tuttavia un problema, dato che le scene che si ricordano sono altre e, di certo, vale la pena guardare il film anche solo per quelle. Che si tratti delle montagne che sembrano dune nella sabbia, di un’onda di 25 metri, di una scalata senza protezioni o una caduta in wingsuit, Point Break regala emozioni secondo dopo secondo e spinge la realtà al confine dello stupore in un battito di ciglia.