
Berserk: iniziata la seconda stagione della nuova serie televisiva
Berserk, uno dei fumetti di maggior successo degli anni’90, un prodotto mediatico di rara violenza e cupezza che al confronto Tarantino, Roth e Park Chan-wook sono ragazzi dell’asilo con in mano martelli di gomma, questa volta ha mantenuto le promesse: ci avevano dato appuntamento a primavera 2017 con la seconda stagione della nuova serie animata e il 7 aprile la programmazione giapponese è ripresa. Tutto normale nel mondo della televisione e della serialità, un po’ meno quando sussurri il titolo Berserk. Il manga di Kentaro Miura, iniziato nel 1988, oltre ad essere diventato leggenda, non ha ancora conosciuto un finale e probabilmente mai lo conoscerà. Una mancata conclusione che ha sempre bloccato la trasposizione in anime del fumetto. La prima trasposizione è del 1997 e riguarda solo la parte iniziale del racconto del fumetto. Poi tutto venne bloccato perché, almeno con questa parte esigua della narrazione, sembrava che la storia avesse un suo finale. Ci sono voluti 15 anni, una capacità di perforazione del mercato occidentale molto differente da parte dell’industria giapponese, per riprendere in mano il progetto Berserk, riniziare da capo con tre film fatti uscire al cinema e nel 2016 far partire la nuova serie tv dal punto in cui il racconto cinetelevisivo si era sempre arenato: il sacrificio dell’Armata dei Falchi.
Andiamo con ordine. Il mio rapporto con Berserk è iniziato più di 15 anni fa, al mio primo anno di Università, quando, sul divano di casa mia, stavo pomiciando selvaggiamente con una ragazza. Era mezzanotte passata, la tv era accesa, il digitale terrestre non esisteva ancora nel mondo reale e con la coda dell’occhio vidi dei disegni di cartone animato. Pensai subito: “Ma chi è quel beduino a Mediaset che programma un cartone a quest’ora?“. Poi sentii sgozzamenti, carne maciullata e sangue ovunque. Fu amore. La ragazza andò in bianco, io feci nottata davanti alla tv.
Per chi non sa di cosa stiamo parlando, Berserk è ambientato in un Medioevo apparentemente normale, durante la guerra fra Midland e Tuder. Il piccolo orfano Gatsu (o Guts, alla giapponese) viene allevato da un gruppo di mercenari, fra battaglie e sodomizzazioni da parte del proprio mentore. Cresciuto e sbarazzatosi del passato a colpi di spada, Gatsu inizia a vagabondare per le contee fino all’incontro con l’Armata dei Falchi, un piccolo esercito di mercenari organizzati, al soldo del regno delle Midland, capeggiati dall’istrionico, carismatico e ambizioso Grifis. L’arrivo in squadra dell’inarrestabile Gatsu porta i Falchi ad un livello di potenza devastante, capace di porre fine alla secolare guerra, ma la sua successiva decisione di abbandonare la squadra per intraprendere una carriera da solista, dopo anni di servizio, fa precipitare Grifis all’interno di una spirale di follia, bramosia frustrata e disperazione di non riuscire più a realizzare il proprio sogno di diventare un imperatore dopo essere stato un mercenario. E a quel punto, andato in malora anche il piano di zomparsi la principessa adolescente delle Midland, asseconda la parte più cupa della propria anima, sacrifica la propria armata ai demoni e si trasforma in Phemt, il più terribile Signore del Male.
Qui si era sempre fermato il racconto televisivo fino al 2016. Dal canto suo il manga procede con la narrazione raccontando le gesta di Gatsu, sopravvissuto al sacrificio dei Falchi, in cerca di vendetta nei confronti di Grifis, in eterna lotta contro i demoni che vogliono ucciderlo (mangiarlo) perché dopo essere scampato al sacrificio dei fratelli in armi (insieme alla compagna, violentata e diventata pazza davanti all’orrore) è stato marchiato a vita. Il racconto, da epico e violento nella prima parte, fra corpi di uomini e animali costantemente dilaniati, diventa cupo, pessimista e ancora più brutale nella seconda, un horror: l’umanità sottomessa al potere demoniaco, aggrappata ad una serie di cosiddetti Apostoli, in realtà demoni mangia uomini, capace di dare vita a culti para-religiosi, panteistici, dove sacrifici, torture umane e cerimonie a sfondo sessuale si consumano come l’ostia a messa. Ad alleggerire il tono e a fare da contraltare una serie di personaggi comici, che accompagneranno Gatsu nelle varie imprese, rendendo frivolo parte del racconto.
E finalmente nel 2016 anche questo Berserk è passato dalla carta al piccolo schermo, senza una grande riduzione del racconto, “solo” con uno snellimento grafico delle fantasie che popolano la testa di Kentaro Miura (da apparire come i disegni di un videogame un po’ datato). Quel che conta, tuttavia, è che sono salvi gli aspetti del racconto di Miura: l’epica e la vendetta, in primis, la violenza, il pessimismo, la mancanza di un futuro, la pazzia, la lussuria, la sessualità e, a contraltare di tutto, la comicità di alcuni momenti.
Dopo i primi 12 episodi della nuova serie del 2016, altrettanti ne sono stati programmati per il 2017. Per i puristi dei manga, il tratto scelto per il disegno e la computer grafica non restituisce sullo schermo la qualità estetica del fumetto (molto accesi i sentimenti d’odio). A noi, sinceramente, interessa poco o niente. La nuova trasposizione è stata in grado di rapirmi al pari degli almanacchi comprati e consumati negli anni, tanto da far sgorgare le lacrime il settembre dello scorso anno quando al termine del dodicesimo episodio non comparì il classico cartello “nella puntata della prossima settimana”, ma un serafico “ci vediamo in primavera”.
Con la nuova evoluzione della serialità televisiva, che punta a colpire lo spettatore come un pugno allo stomaco, lasciandoti annaspare e bramare ossigeno (dove ossigeno sta qui per racconto), Berserk è quanto mai attuale ancora oggi, nonostante sia un prodotto rimasto immodificato dagli anni Ottanta. C’è giusto un aspetto nella nuova serie tv che lascia l’amaro in bocca. Al contrario del fumetto, e al contrario del primo progetto anime, la nuova serie non fa più paura. La banalizzazione del disegno soprattutto dei mostri (per una questione di tempo e costi), li ha automaticamente anche depotenziati, sebbene la colonna sonora continui ad essere capace contemporaneamente di affascinarti e terrorizzarti, tanto da farmi ricordare puntualmente quando da bambino vedevo, morendo d’infarto ogni volta, La piramide di paura.
La notizia dolente, per chi volesse riprendere o iniziare la visione di Berserk, è che attualmente non è dato sapere se alla seconda stagione farà seguito anche una terza. La notizia positiva è che l’anno scorso l’arrivo della serie, sempre supervisionata da Kentaro Miura, portò lo stesso Miura a tornare a pubblicare un nuovo numero del fumetto. Speriamo che il miracolo si ripeta anche a questo giro.
Ma quindi dopo i 24 episodi della serie post eclissi c’è in programma un continuo o no?
Aspetto trepidamente un continuo