
Arrow: Recensione dell’episodio 1.20 – Home Invasion
Più la storia avanza e più Arrow si fa sempre più convincente, riuscendo, in questo episodio a inserire diverse storyline, tutte funzionali, in modo estremamente fluido, soprattutto nelle interconnessioni e nei passaggi da una all’altra, mantenendo alto il ritmo ed estremamente piacevole la visione, senza pause, con tanto materiale ma una facilità di visione sempre ottima.
Il grosso pregio di Arrow, di cui bisogna dare gran merito al team di creatori guidato da Greg Berlanti, è quello di avere costruito, senza fretta, un universo narrativo complesso ma fruibile, accuratamente dettagliato e coerente con se stesso. Ora, ormai, lo spettatore ha chiari i punti di riferimento e non ha nessuna difficoltà a calarsi nella narrazione e cogliere tutti i nessi interni con piacevole freschezza. Va sottolineata questa evoluzione soprattutto se consideriamo che all’inizio sembrava un prodotto molto “mordi e fuggi” basato anche su un molto presente fanservice per il pubblico femminile tramite i pettorali di Stephen Amell, mentre ora la sua complessità porta al centro dell’interesse la storia e il suo sviluppo.
In questo ventesimo episodio iniziano a convergere le diverse storyline in modo da creare più punti di tensione e svolte narrative che apriranno la strada verso un finale sicuramente importante ma anche di impatto forte per rimandare lo spettatore all’attesa per la nuova stagione e il lavoro preparatorio è decisamente ben fatto.
Sul centro gravitazionale di Oliver/Arrow iniziano ad affollarsi passioni, interessi e sfide di cui la fondamentale è che non c’è pace nel team del vendicatore mascherato. Il passaggio avvenuto gradualmente di Diggle da semplice aiutante a uomo con i suoi obiettivi, grazie al desiderio di vendetta verso Deadshot, inizia a incrinare sempre di più i rapporti con Arrow, soprattutto per il non rispetto della promessa fatta da Ollie a Dig di aiutarlo nella sua missione.
Anche il tempo dedicato all’isola è relativamente poco, in un episodio denso di avvenimenti, ma nemmeno qui mancano i punti importanti e le svolte narrative forti: Oliver continua nella sua lenta trasformazione nell’arciere, aiutato da Shado, con cui sboccia anche una forte tensione emotiva, anche se, pure qui, si mette di mezzo il “fantasma” di Laurel, costante di tutte le cattive scelte di Oliver. A fine episodio, però, il turn: i nostri sono di nuovo catturati dai nemici.
Comunque, tirando le fila della valutazione, riprendo il concetto iniziale: la costruzione dell’universo narrativo di Arrow è ottima, sono stati introdotti nel corso della stagione molti personaggi, tutti molto importanti, con la calma necessaria, ma mantenendo sempre un alto livello di godibilità del prodotto e integrando tutto alla perfezione, cosa che si palesa decisamente in questo episodio dove di carne al fuoco ce n’è molta, ma lo spettacolo scorre via liscio senza pause.