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Arrow: Recensione dell’episodio 1.18 – Salvation

Anche in questo episodio prosegue la convincente evoluzione di Arrow, ma sicuramente rispetto ai due precedenti lo possiamo considerare meno affascinante, sia perché manca il ritmo roboante di Dead To Right, sia perché nello scorso episodio c’era la figura affascinante della badass Huntress. La funzione principale di questo episodio è quella di introdurre con sempre maggior importanza il personaggio interpretato da Colton Haynes, iniziando la sua probabile redenzione e ritagliandogli un ruolo che non sia semplicemente quello del ragazzo di Thea.

Haynes è un buon acquisto per lo show e la sua recitazione rende in modo appropriato il ruolo del “diseredato”, dando a mio giudizio nuova linfa anche ad un personaggio fino ad ora insipido come quello della sorella di Oliver, che non ha sicuramente gran doti recitative dalla sua parte. Arrow 118gTutto lo sviluppo del “case of the week”, legato ad un autoeletto giudice, giuria e boia che si vuole vendicare del brutale omicidio della moglie tende a portare la figura di Roy Harper ad un mutamento di prospettiva e ad un avvicinamento al nostro arciere buono.

Il tutto avrebbe anche lo scopo dell’ennesimo confronto tra Arrow e un giustiziere qualunque, per cercare di marcare le differenze o comunque capirle, ma questo approfondimento non coglie, secondo me, troppo nel segno, sia perché è una cosa che stanno cercando di proporci da un po’ e quindi sa di già visto (addirittura nello scorso episodio nel confronto Oliver-Helena), sia perché le motivazioni risultano ancora abbastanza deboli, passando da una seconda chance a “io c’ho un libretto e tu no”. Oltretutto regge abbastanza poco la costruzione di questa trama e ci chiede un po’ troppa sospensione d’incredulità il vedere questo uomo qualunque rapire gente anche importante e mettere in piedi un furbissimo sistema di depistaggio sia informatico sia logistico e la scusa “era un tecnico dei trasporti e faceva l’informatico” no, cari autori, non regge per niente.

SalvationQuello che sembra un po’ più defilarsi è invece Tommy, significativamente anche per il riavvicinamento di Oliver e Laurel ma anche perché escluso da tutta la trama della famiglia Lance. Passiamo un attimo velocemente su questo subplot: abbastanza noioso. Sia perché è tutto basato su una foto della moglie che dice “sta tipa assomiglia a nostra figlia” su cui costruiscono un caso (con tanto di evidence room imbastita in 5 minuti) sia perché Laurel si conferma un enorme pain in the ass multiplo: l’ha smenata a suo padre per coinvolgerlo direttamente nella cosa, riaprendo vecchissime ferite, per poi, quando lui si convince a dare una possibilità alla madre, andare a dirgli, “ma no, io  volevo la dissuadessi”. Continuo a pensare sia morta la sorella sbagliata. Unica nota di interesse: quando Laurel dice ad Oliver che pensavano che la sorella si fosse salvata, fa una faccia di quelle “oh santo spirito, m’hanno sgamato”.

SalvationL’altro subplot risolto abbastanza in fretta è quello interno ai cattivi: il cinese amico di Moira c’aveva stampato a fuoco in fronte Capro Espiatorio, come un Malussène qualunque, e sapevamo già che entro fine episodio ci avrebbe salutato con tanto tanto calore. Anche qui, unica cosa interessante: pure l’arcere cattivo va in giro ad ammazzare gente in prima persona, provandoci pure un certo gusto.

Nel frattempo nell’isola succede pochino e lo screentime è limitato: il tentativo di accordo finisce male e dopo una scazzottata, i nostri recuperano la figlia di Yao Fei che sa cose a pacchi e non vediamo l’ora ce le dica anche noi. Considerazioni finali e sparse: Arrow 118dtanta Felicity rende tutto più bello, è un personaggio simpatico e interessante (la faccia con cui guarda Arrow quando le dice non voglio che ci sia qualcuno di pericoloso lì fuori è magnifica) mentre il presunto “colpo di scena” finale in cui scoprono che il piano dei cattivoni è legato ai Glades è poca roba: l’avevano capito tutti da un bel po’.

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