Rizzoli & Isles – Season 1
Ogni tanto guardo, con nostalgia mista a rammarico, lo scaffale alle spalle del mio computer dove conservo con rigoroso e maniacale ordine da psicopatica i dvd delle migliori serie di sempre, e allora sento scendere una lacrimuccia sulla guancia al pensiero che, forse, ho già visto tutto quello che di buono c’era da vedere. Poi mi capitano cose tipo Rizzoli and Isles, ed improvvisamente torna l’ottimismo, la sensazione che il meglio non sia alle nostre spalle e che qualcosa di buono, ancora, si possa fare.
Trama: R&I è un classico procedurale con il caso della settimana che vede le nostre due eroine, una poliziotta di atteggiamenti maschili (Rizzoli) e una patologa cervellona e cervellotica (Isles), risolvere casi e mandare al fresco i criminali. Ora, fin qui nulla di particolarmente innovativo (tant’è vero che io questa serie l’avevo persino scartata) ma proprio ora comincia il bello…
Personaggi: signore e signori, chapeaux. Nonostante le due protagoniste siano evidentemente stereotipate per facilitare la caratterizzazione, fin da subito appare chiaro che gli autori non vogliono rendere questi personaggi troppo macchiettistici. Se in altre serie impieghiamo stagioni a vedere un lato più umano della scienziata scienzioide o del/la poliziotto/a con le palle, qui capiamo fin dal pilot che le cose sono diverse. La poliziotta, trovandosi ad affrontare il serial killer, non fa la supermacha senza ombra e senza paura ma, molto umanamente, ammette di farsela sotto, ma anche Isles, a confronto con il suo passato (amoroso e non) rivela lati di sè più morbidi e meno netti di quanto di potrebbe pensare.
Pilot: lasciatemi spendere qualche parola per la prima puntata della serie. Come forse avete capito in generale io considero i pilot i peggiori episodi di una serie tv, l’intesa tra personaggi e attori è ancora precaria, la scrittura deve trovare il proprio ritmo, e in generale si tenta di dire tanto con troppo poco tempo a disposizione, oppure si passa la maggior parte della puntata solo gettendo le basi dei personaggi e dell’ambientazione. In R&I tutto questo non succede. L’interpretazione delle due attrici principali (ma anche dei comprimari) è da subito buona e credibile ma, soprattutto, è credibile l’intesa tra le due. La loro amicizia e complicità è naturale, e anche se qualche dettaglio è ancora da sistemare l’impressione generale è decisamente ottima. Merito delle due attrici ma merito, anche, di una scrittura solida e senza colpi di testa.
Scrittura: non è necessario tirare fuori dal cilindro un coniglio ogni cinque minuti, non è necessario stupire ad ogni costo, rivelare l’inaspettabile ad ogni cambio di pubblicità. A volte basta fare il proprio senza esagerare per portare a casa un prodotto dignitosissimo e in R&I questo accade. Senza rivelazioni epocali (seppure qualche colpo di scena ben dosato si trova lungo tutta la stagione) ogni episodio scivola via velocemente e senza intoppi, con criminali non troppo facilmente individuabili, indagini interessanti e varie (si va dall’omicidio del poliziotto, al serial killer, dall’omicidio di un ragazzino con tematiche religiose, alla lesbica uccisa all’uscita di un bar…) il tutto condito con divertenti scenette della famiglia Rizzoli (babbo, mamma, fratello, sorella e…)
Il pericolo coppia lesbo: ahimè sì, l’ho pensato. Prima di cominciare la visione mi ero costruita dei preconcetti con possibili innuendi tra le due protagoniste, sotttointesi tutti volti a lasciare libero sfogo alla fantasia dei fan e degli shipper. Con magno gaudio invece ho visto gli sceneggiatori smontare quest’ipotesi fin dal pilot, nella bellissima scena dove Rizzoli, stanca e spaventata dall’assassino che l’ha presa di mira, si rifugia da Isles e le due si stendono sul letto.
Are we having a sleepover or this your way of telling me you’re attracted to me?
Bellissimo modo per fugare ogni dubbio puntando sull’ironia.
Il confronto con Bones: mi pare d’obbligo, soprattutto dopo aver dato anche solo una rapida occhiata al personaggio di Isles. Entrambe sembrano socialmente impedite; entrambe hanno un amore smisurato per la scienza; entrambe valutano la scena del crimine o il corpo con assoluta dovizia e evitano di formulare ipotesi anche quando sembrano autoevidenti; entrambe… no, non ve lo dico per non spoilerare, ma lo capirete anche voi verso la nona puntata. E poi c’è la puntata in cui Isles dimostra interesse verso culture e religioni diverse… so Bones!!!
Si tratta quindi di una copia carbone? Bè, quasi. Di diverso c’è quel lato umano a cui accennavo prima, la capacità di Isles di interagire anche a livello umano, di confortare Rizzoli, ad esempio, ma anche di opporsi a lei, di chiedere consiglio agli altri poliziotti, di instaurare, insomma, relazioni umane in maniera indipendente. Cosa che Bones, salvo rarissime eccezioni, non è in grado di fare.
Per quanto mi riguarda questo rende Isles un personaggio decisamente più piacevole rispetto alla rivale quindi, in questo personale e del tutto arbitrario Death Match, Isles infila un bisturi nel palmo di Bones, la inchioda a terra e facendole un preciso taglio ad arco sul collo si autoprclama regina delle squints
Note di merito: non so a chi vada attribuito, se alla sceneggiatura, al regista o all’attrice, ma ho trovato eccezionale il modo in cui, per tutta la stagione, Rizzoli interagisce con le vittime, a volte con un abbraccio, un tocco di mani, un bacio sulla testa… questi piccoli dettagli rendono il personaggio meno duro ma, allo stesso tempo, per il modo in cui sono proposti e realizzati, non rendono nemmeno troppo sentimentale Rizzoli. Decisamente un più uno!
Per essere precisi: sebbene il titolo sia Rizzoli and Isles, è la poliziotta ad essere il vero centro di tutto e, di conseguenza, che il telefilm è decisamente più orientato verso un taglio poliziesco.
Arriviamo quindi alla somma totale dei voti. Un punto per i personaggi, un punto per il pilot, un punto per la recitazione, mezzo punto in meno per il finale sospeso della stagione (che vabbè, ce ne sarà una seconda a luglio quindi avremo risposta, però è un giochetto rischioso che non mi piace), un punto per l’artigianato solido di scrittura e regia, un punto perchè fa capire che c’è speranza, anche nel procedurale. Totale di quattro e mezzo arrotondato per simpatia a cinque, per una serie che merita assolutamente.
Voto: