
White Collar: Recensione dell’episodio 4.15 – The Original
Siamo giunti quasi alla fine di questa quarta stagione di White Collar, che è stata tanto avvincente quanto le precedenti, ma che ci ha sicuramente permesso di conoscere molto di più della vita del misterioso Neal Caffrey. Manca ancora un’episodio alla fine, ma già sappiamo che la serie è confermata per almeno sette stagioni e che gli attori sono disponibili a continuare anche oltre, per cui non c’è da preoccuparsi, di truffe e di intrighi ne vedremo ancora per un po’.
Questo penultimo episodio ci ha riportato al White Collar dei vecchi tempi: siamo ritornati, infatti, alle opere d’arte, o meglio, alla contraffazione di opere d’arte, che è da sempre il campo in cui il nostro Neal si trova più a suo agio. In quest’occasione si trattava di smascherare un allievo contraffattore delle opere del suo maestro e ovviamente ad accorgersi della falsità dell’opera in questione non poteva che essere Neal. Dico ma gli esperti delle gallerie cosa fanno?!
L’episodio si apre con un nuovo arrivo nella sezione White Collar di New York. Dopo le dimissioni/pensionamento/licenziamento di Hughes c’era bisogno di un nuovo capo, ma considerando che Peter si è messo contro un senatore, il posto non viene offerto a lui, bensì ad una donzella, tale Amanda Callaway, che inizia subito col mettere le cose in chiaro chiedendo “vittorie facili ed efficienza”, ma questo stile, come sappiamo, non è quello di Peter e Neal, che di casi facili non ne hanno mai visti! Il primo compito che la Callaway affida ai due è quello di verificare l’autenticità di una scultura, ma una volta alla galleria il falso sembra essere un’altro: ossia una scultura in marmo di un certo Dubois. Si scopre però che la scultura è stata venduta dal protetto di Dubois, ossia un certo Bellmier, nei confronti del quale partono le indagini dell’FBI, per incastrare il presunto falsario.
Il nuovo capo ovviamente non gradisce che ci si basi sull’istinto di un ex truffatore (come darle torto), ma Peter e Neal proseguono comunque la loro indagine e decidono di spingere Bellmier a vendere un’altra opera falsa, in modo da poterlo incastrare. Il raggiro funziona e Neal riesce ad avere accesso allo studio privato dell’artista per perfezionare l’altra opera falsa, ma essendo riuscito ad ottenere la confessione si decide per la scansione dell’opera per riuscire a rintracciare la scritta su una pergamena all’interno del marmo in modo da dimostrarne la non autenticità. Neanche questo tentativo va a buon fine, ma dopo una lite con Bellmier, fa cadere l’opera da cui viene fuori la pergamena con la firma del falsario, che viene quindi arrestato.
Nel frattempo James vorrebbe recuperare da solo la scatola o quantomeno senza Peter, ma Neal non la vede allo stesso modo, perché sta iniziando a capire che il suo rapporto con l’agente dell’FBI è molto più forte ed importante di qualsiasi altra cosa, perché in questi anni Burke è stato l’unico punto di riferimento, amico e padre che abbia avuto.
La storia di questa scatola si fa sempre più intricata e con l’infiltrata di Pratt al Bureau è tutto più difficile, ma rende tutto più interessante per noi spettatori. Ci aspetterà un Season Finale con i fiocchi e personalmente non vedo l’ora, anche se dopo inizierà la mia impazienza per la quinta stagione.