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Wayward Pines: Recensione dell’episodio 2.02 – Blood Harvest

La reazione spontanea al rinnovo di una serie – nel 99% dei casi – è illimitata gioia. Nessuno show è pensato per essere limitato e conclusivo, altrimenti si chiamerebbe film. Nei pochi casi in cui una serie tv – e negli ultimi anni ne abbiamo avuto davvero tante, alcune davvero eccezionali ed ammirevoli – è pensata per essere autoconclusiva è bene che rimanga tale. E’ quindi meno comune, come accennavo prima, restare perplessi di fronte ad un rinnovo, alquanto confusi perfino. Eppure è quello che accade con Wayward Pines, serie che ci ha regalato una prima stagione intensa e originale e che, al rinnovo, ha fatto storcere il naso a non pochi spettatori. Perché? La risposta pare abbastanza ovvia dopo questi primi due episodi della seconda stagione.

wayward pines_202_5Dopo aver reso chiaro nel primo episodio come Wayward Pines fosse ora dominata dalla nuova generazione, con una dittatura militare non dissimile da molte di quelle viste sulle pagine di storia, e aver introdotto la ribellione di Ben, tutti gli archi narrativi ancora interessanti (e ne restavano realmente pochi) sembrano estinguersi come piccoli focolai già all’episodio successivo. Il personaggio che dovrebbe smuovere le cose, farsi delle domande e cercare con forza delle risposte (un secondo Ethan Burke, in pratica) si adegua con troppa facilità ad una vita che non comprende. Theo Yedlin fallisce nel suo ruolo di personaggio interessante, fallisce in quello di medico che possa realmente contribuire ad un cambiamento e, per ora, fallisce anche in quello di marito. La domanda che, un po’ malignamente, mi sentirei di fare è: se la scelta degli straordinari individui di David Pilcher è stata condotta puntando sulle loro capacità, come può essere che inevitabilmente tutti si ritrovino con la propria dolce metà ancora in vita? E’ un caso che la signora Yedlin, a sua volta, sia uno straordinario architetto lì dove Theo è uno straordinario dottore? Una coincidenza troppo favorevole, o sbaglio?

wayward pines_202_2Un’altra coincidenza favorevole è il fatto che Yedlin sia ancora in vita. Lasciato letteralmente alla mercè degli Abby, le pattuglie lo ritrovano nei campi coltivati fuori dalla città – che scopriamo essere stati piantati lì per cambiamenti nel terreno che non consentivano la coltivazione entro la recinzione –  ed è praticamente illeso. Gettato in una sala operatoria per occuparsi di Kerry, ridotta in fin di vita proprio per un attacco degli Abby, si adegua e fa tutto quello che gli viene detto. E’ quasi un miracolo che si lasci convincere, alla fine, e scappi dall’albergo in cui viene rinchiuso, indice del fatto che forse, dopotutto, una domanda o due cominciava a farsele e iniziava anche a dubitare di quello che gli veniva raccontato. Resta ancora un personaggio inetto, a mio avviso, un’ombra pallida di quello che Matt Dillon era stato nella prima stagione.

Altro elemento parecchio preoccupante è il modo in cui viene gestita la storia di Ben. Mentre Theresa continua a chiedere disperata alla nuova ‘milizia’ di recuperare suo figlio fuori dalla recinzione della città, Ben – ormai adolescente – non riesce a sfuggire agli Abby. Le sue ultime parole sono ‘Scusami papà’. La sua morte, tragica in se, è anche fine a se stessa, dal momento che poco contribuisce alla trama. Lasciare in vita Ben, lasciare che continuasse la sua ribellione e quindi sconvolgesse la wayward pines_202_3città con una nuova politica, possibilmente con un nuovo modo di fare le cose, quello sarebbe stato un grande contributo alla trama. Uccidendolo, e uccidendo anche la stessa Kate, che muore senza infamia squarciandosi la gola da sola, sembra quasi un voler eliminare dalla scena qualsiasi personaggio ancora legato al vecchio Wayward Pines, quello che ci piaceva e che trovavamo interessante. Theresa sarà la prossima?

Di fronte a tutte queste morti sconcertanti passa quasi in secondo piano quello a cui davvero si sarebbe dovuto dare importanza: gli Abby. Dopo aver tentato un attacco alla recinzione e aver fallito, tutti gli Abby si ritirano lontani da Wayward Pines, probabilmente per riorganizzarsi. Il sorrisetto compiaciuto di Jason, mentre sbaciucchia tranquillamente Kelly, è talmente stupido che verrebbe voglia di urlargli contro. Le creature fino ad ora considerate come meri animali, spinte unicamente dal loro istinto, hanno iniziato a ragione, usare la loro mente, usare una strategia. Hanno attaccato e si sono lasciati morire, a centinaia, per formare un ponte che consentisse agli altri di oltrepassare la recinzione. Non è stato wayward pines_202_4un atto casuale bensì un atto strategico, proprio come il loro ritirarsi dalla città. Il fatto che Jason non lo capisca dimostra soltanto quanto in realtà sia più focalizzato sul terrore che riesce a suscitare nei suoi concittadini che non sul suo compito di difenderli.

Wayward Pines, la sua seconda stagione quantomeno, aveva tantissimo da dimostrare e, per adesso, sta fallendo miseramente. Il mistero della prima stagione funzionava proprio in quanto tale ma, dal momento che tutti sappiamo di essere nel futuro e quali siano le minacce in agguato, non ci coinvolge più di tanto il risveglio di Theo Yedlin, non riusciamo più a calarci nei suoi panni o a simpatizzare per la sua situazione. La minaccia degli Abby è costante, certo, ma non abbiamo bisogno di una guerra con delle creature mostruose contro l’umanità per appassionarci, per quello abbiamo già The Walking Dead. Abbiamo bisogno di una concreta trama, di un percorso, una destinazione e, da quello che sto vedendo, potrebbe risultare una grossa carenza in questa stagione. Meglio uscire a testa alta quando si è al top, piuttosto che trascinarsi e rischiare di perdere i consensi guadagnati.

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Katia Kutsenko

Cavaliere della Corte di Netflix e Disney+, campionessa di binge-watching da weekend, è la Paladina di Telefilm Central, protettrice di Period Drama e Fantasy. Forgiata dal fuoco della MCU, sogna ancora un remake come si deve di Relic Hunter.

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