
Warcraft – L’inizio: La recensione del film con Travis Fimmel e Dominic Cooper
Titolo: Warcraft
Genere: Azione, Avventura, Fantasy
Anno: 2016
Durata: 2 h 3 min
Regia: Duncan Jones
Sceneggiatura: Duncan Jones, Charles Leavitt, Chris Metzen.
Cast principale: Travis Fimmel, Paula Patton, Ben Foster, Dominic Cooper, Toby Kebbell.
Se nel 1923 il Mosè del cinema avesse dettato dalla scritta di Hollywood i dieci comandamenti dell’industria cinematografica molto sicuramente tra questi ci sarebbe stato un “Non avrai universo narrativo al di fuori del grande schermo”. Avendo infatti la fortuna di vivere un periodo dove ormai ci si può imbattere in storie di qualità in ogni mezzo comunicativo (dal videogioco al fumetto, passando per la televisione), rimane tuttora un mistero come una buona parte delle trasposizioni cinematografiche non riescano a rendere perlomeno onore all’opera originale.
Warcraft – L’inizio è tratto dal fortunatissimo World of Warcraft, gioco di ruolo online dove ogni giocatore è chiamato a impersonare una delle varie razze che popolano il pianeta di Azeroth. Il film, volendo riproporre questa libertà di scelta, cerca di impostare una narrazione basandola su due punti di vista, da un lato quello dell’orco Durotan (Toby Kebbell) e dall’altro quello dell’umano Anduin (Travis Fimmel). Accade che il popolo del primo deve lasciare il mondo di Draenor per invadere il mondo di Azeroth, poiché l’utilizzo della magia Vil ne ha drenato le varie risorse rendendolo un posto arido e morente.
Durotan, capo dei Clan dei Lupi Bianchi, si dimostra fin da subito un personaggio guidato da ideali nobili, poiché vuole opporsi all’utilizzo del Vil, che trae la sua forza dalla morte, per aprire il portale che li condurrà su Azeroth. Va infatti detto che nel marasma che si viene a creare per tutto il film l’orco è l’unico personaggio che rimane coerente a se stesso dall’inizio fino alla fine e questo viene dimostrato dalle sue azioni, prima il tentativo di formare un’alleanza con gli umani e poi dalla sfida contro Gul’dan, stregone orco utilizzatore del Vil. È grazie a ciò che forse l’orco è il solo con cui si riesca a empatizzare ed è per questo motivo che l’idea di una narrazione bipartita neutralmente che permetta un libero schieramento nello spettatore muore ancora prima di poter spiccare il volo.
Discorso totalmente diverso va fatto per il personaggio di Anduin, che se viene pensato come eroe della controparte umana si riduce ad essere una trottola che cozza contro le pareti della sceneggiatura per gran parte del film. L’umano è infatti a momenti l’impavido combattente su cui tutti contano, a tratti si riduce a macchietta comica (che non fa ridere) e a tratti ancora diventa un padre talmente responsabile che manda il figlioletto a farsi ammazzare dagli orchi. Di conseguenza quello che si presenta è un personaggio assolutamente confuso nelle sue azioni, che non impressiona e non riesce a catturare le simpatie dello spettatore. Va fatta anche una menzione d’onore alla costruzione (leggasi distruzione) del rapporto col figlio, costruito in tre tempi: il primo consistente della dichiarazione di paternità con un “È figlio mio!”, il secondo dove Anduin soccorre il figlio ferito dicendogli di non combattere perché è pericoloso e potrebbe morire (e infatti è talmente convincente che trenta secondi dopo il figlio muore spiaccicato da un orco) e infine il terzo –quello conclusivo – dove onora il figlio ubriacandosi in una locanda.
Chiudiamo velocissimamente la carrellata sui personaggi citando Re Llane (interpretato da un dimenticabilissimo Dominic Cooper che poteva rimanere in Grecia a cantare gli Abba con la Seyfried), il quale, se in un universo narrativo solido dovrebbe essere un sovrano a 360° dotato di autorità ed emozioni, qui non raggiunge neanche l’angolo piano e si salva solo sul finale mostrando un briciolo di onore. Per quel che riguarda il Guardiano, anche lui risulta essere un personaggio assolutamente piatto che, seppur consegni un colpo di scena, comunque non risulta credibile poiché non ha nessuna motivazione che lo porti a comportarsi in un determinato modo.
Parlando della sceneggiatura il film risulta essere troppo confuso per una persona estranea al mondo di Warcraft, poiché vengono citati nomi, mondi e magie fin dall’inizio senza dare un briciolo di spiegazione. Inoltre alcuni retroscena (ammesso che esistano) vengono dati per scontati, facendo comparire i personaggi come meri servi della trama non dotati di una propria volontà che li porti invece a plasmare gli eventi. Perché indipendentemente dalle scelte narrative che possono piacere o meno il problema principale del film è che per tutto il tempo, tolto il personaggio di Durotan, non si ha l’impressione di assistere alle avventure dei protagonisti ma semplicemente a una storia che, come una valanga che dalla cima deve arrivare a valle, trascina con sé tutte le pedine che sfortunatamente si trovano sul suo tragitto.
Un altro peccato commesso dal film sono le musiche. Come ogni fantasy che si rispetti l’atmosfera musicale è cruciale per definire i momenti di pace, quelli di tensione fino ad arrivare a quelli bellici, in cui i tamburi dovrebbero caricare spettatore e personaggi. Bene, dimenticate tutto ciò perché di motivetti musicali degni di essere ricordati non se ne ritrova mezzo.
In conclusione Warcraft – L’inizio è un film che seppur dominato da buona volontà non riesce a portare a casa un prodotto completo o perlomeno credibile, a causa della presenza di personaggi poco sviluppati e incoerenti con le loro gesta. La trama è spesso caotica per chi è estraneo a questo mondo e non va bene, perché trasporre un prodotto nel mondo cinematografico vuol dire presentarlo a tutti e non necessariamente solo ai fan dell’opera originale. Viene da dire peccato, perché la carne sul fuoco c’era, ma non viene voglia di mangiarne altra ,per cui in caso di sequel (salvo cambi artistici importanti) non penso invoglierà chi ha visto il primo film. Morale della favola: c’è di meglio al cinema in questo periodo, andate a vedere altro.
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d’accordo al 100% parola per parola…………….. E te lo dico da fan ULTRA SFEGATATO che dopo aver smesso di giocare a WOW non ho più trovato divertente nessun altro gioco esistente…. Mi hanno distrutto un mito…. 15 anni di attesa per questa spropositata cagata!….
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Credimi che durante il film non avevo riconosciuto (o voluto riconoscere) Travis Fimmel per come era conciato e quando a casa iniziata la recensione ho fatto due più due il mio cuore ha singhiozzato per una buona mezz’ora, ridurre il povero giovane a un ruolo del genere è stato un gesto a dir poco ignobile! Comunque concordo perfettamente sul fatto che abbiano puntato più sul contenitore che sui personaggi ma resta il fatto che Chris Metzen, lo sceneggiatore che si è occupato dei suddetti, è anche l’autore di alcuni libri della saga di Warcraft più di altre Graphic Novel per cui dovrebbe avere una pallida idea di come si scrive un personaggio. E invece…
Mi fa piacere che anche i fan della saga abbiano abbandonato le emozioni verso il gioco per venire a patti con la realtà circa il film, e te lo dice uno che è ossessionato da Batman e sta ancora riprendendosi dal trauma di BvS. Facciamoci coraggio sperando in un riscatto futuro!
Anche io sono un fan della serie, uno di quelli che ha giocato anche ai videogiochi strategici che precedevano “World of Warcraft”. E anche io son rimasto deluso, perchè mi aspettavo molto di più da un film che è stato rimandato per circa dieci anni (e non è una esagerazione, sono anni che s’attendeva sto momento. Roba che io aspettavo il film e aprivo per la prima volta un episodio di serie tv). La trama è più o meno ripresa dal primo videogioco della serie, quello che risale al lontano 1995, e i cambiamenti rispetto a questa che sono stati fatti hanno contribuito a rendere il tutto molto confusionario sia per chi conosce già la storia, sia per chi lo ha visto per la prima volta. La follia di Medivh non la si comprende, non si arriva a capire chi c’è dietro la magia usata da Gul’Dan e lo stesso Medivh. C’è solo un vaghissimo accenno al demone che muove Gul’Dan e sembra quasi di intravederlo nella trasformazione del guardiano: ma anche qui non si capisce un tubo, è Medivh? è un demone?. MI sembra un film fatto puramente per accontentare i fan, e allo stesso tempo ha l’aspetto di un “primo” film di una saga. Tutta la storia di Durotan e di suo figlio Thrall (nome che nel film non c’è neppure) sembra quasi portare ad un seguito: ma che senso ha fare dei film su una saga di videogiochi, raccontando per altro male la stessa storia? Hanno cannato di brutto, la storia di Warcraft è vasta e profonda e c’erano altri tremila modi per rendere migliore questa sceneggiatura.
Evidentemente Metzen deve tornare a fare quello che sa fare: scrivere le storie dei videogiochi.
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