
War and Peace: Recensione dell’episodio 1.02 – Episode 2
Scene di vita vissuta in una qualunque metropolitana efficiente almeno quanto basta a non inacidire gli animi ancora assonnati di pendolari che iniziano la loro quotidiana routine (e quindi difficile questa storia sia ambientata a Roma). Studenti che si risvegliano chiassosamente per salutare amici che salgono o scendono a fermate diverse. Segretarie ed insegnanti che spezzano la monotonia parlando di shopping passato o imminente con tanto di hai visto i saldi e mamma mia che occasioni ma mica tanto. Operai in tuta da lavoro che cercano la migliore posizione per sonnecchiare ancora un poco prima di doversi spaccare schiene e mani su cantieri insicuri. E gente che legge. Romanzi di vario genere e qualità che spaziano dal puro intrattenimento commerciale ai classici di Ottocento e Novecento. Nella pur lunga lista degli autori letti manca un nome: Lev Tolstoj. E di sicuro manca un titolo: Guerra e Pace. Eppure, il capolavoro dello scrittore russo può comunque vantare una invidiabile schiera di lettori appassionati. Ma ha un difetto capitale per chi prenda un treno: il volume. Si, perché Guerra e Pace ha troppe pagine che finiscono per trasformarlo in un ingombrante peso tanto affascinante da leggere quanto scomodo da trasportare.
Se fosse vivo oggi (e riuscisse a non farsi prendere da ubbie anti moderniste che probabilmente lo affliggerebbero), Tosltoj forse scriverebbe sceneggiature per serie tv. Perché i suoi romanzi sono epopee cariche di personaggi ed eventi che ben si presterebbero alla serialità del mezzo televisivo (e, d’altra parte, non bisogna dimenticare che molti romanzi dell’Ottocento furono pubblicati proprio a puntate come gli episodi di una moderna serie tv). Non sorprende, quindi, che la BBC abbia pensato di riadattare ancora una volta il capolavoro di Tolstoj. Ma sorprende che il formato scelto sia quello della miniserie: solo sei episodi della durata di un’ora per condensare un universo vastissimo.
Il fondato timore che il format scelto fosse insufficiente sembra rivelarsi, dopo questo secondo episodio, una dolorosa certezza. Pur con il beneficio del dubbio derivante dal non avere il sottoscritto letto il libro, appare comunque piuttosto improbabile che gli eventi nel romanzo si succedano tanto rapidamente come si è costretti a fare nella versione prodotta dalla rete inglese. Conseguenza ne è, quindi, una eccessiva caratterizzazione dei personaggi che rischia di farli scadere in caricature di quello che nelle intenzioni di Tolstoj avrebbero dovuto essere. Lo si vede bene con Pierre che, presentato come un aristocratico per caso che fatica ad inserirsi in una società a cui si sente estraneo per idee egalitarie e modi di fare molto meno artefatti e molto più sinceri, finisce per essere travolto da intrighi e tradimenti che sono tanto palesi che il suo atteggiamento remissivo sconfina in una sostanziale stupidità. Come altrimenti definire il suo accettare passivamente che Helene non solo non dimostri alcun affetto per lui (cosa non rara in un’epoca di matrimoni combinati), ma gli mostri chiaramente il suo totale disinteresse? E come giudicare l’insistenza testardamente sciocca con cui pretende di accogliere in casa propria un Dolokhov che sfacciatamente mira a fare sesso con sua moglie confermando il carattere traditore e sfruttatore che lo stesso Pierre non poteva ignorare visti i trascorsi comuni e i precedenti mostrati nello scorso episodio? Difficile che Tolstoj intendesse fare di Pierre non un puro, ma un fesso.
Al contrario, l’essere riuscito ad evitare pericoli mortali in ben due sanguinose battaglie convince Nikolai che può impudentemente mentire vantandosi di meriti che non ha e presentandosi come l’eroe che non è (spalleggiato in ciò da un Denisov che appare radicalmente diverso dall’impressione di onestà che aveva dato nella premiere). La morte di Lise e l’ambiguità del rapporto con Sonya avranno probabilmente un ruolo importante nell’evoluzione dei due reduci, ma la speranza che questo percorso sia seguito con la giusta tempistica rischia di essere poco realistica viste le premesse.
War and Peace non è un serie fatta male (a parte i costumi sciatti e inadatti) e può vantare un cast di alto livello che si impegna mostrare la propria innegabile bravura. Ma, se era il romanzo di Tolstoj che si voleva adattare, non è questo il formato che si doveva scegliere. Perché anche in versione pocket il capolavoro del grande romanziere russo resta un discreto mattoncino e non lo si può ridurre ad un comodo tascabile.
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