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The Walking Dead: Recensione dell’episodio 7.01 – The Day Will Come When You Won’t Be

Nel preciso istante in cui termina la visione di questo primo episodio de The Walking Dead la mente è ancora un po’ confusa, in stato di shock e un po’ disturbata dall’eccessiva crudeltà. Soprattutto, ancora incapace di razionalizzare bene quello che ha visto. Una cosa si è capita subito: le considerazioni da fare riguardano tutte questo episodio e al massimo quello precedente, ma non c’è nessun modo di capire se questa sarà la stagione che rialzerà o farà cadere definitivamente la serie mito degli zombie.

Dopo un po’ di tempo, comunque, inizia a frullare in testa il pensiero che il cliffhanger col quale si chiudeva la sesta stagione non abbia funzionato a dovere. Il problema più evidente sono i primi minuti: si inizia a fatti già avvenuti. Si continua, dopo la sigla, a mostrarci Rick e Negan che vanno via in camper perché c’è ancora bisogno di piegare l’animo di una persona che neanche il Governatore era riuscito a piegare. La scena complessiva di questo viaggetto funzionerebbe anche – una sorta di giochetto sadico, non certo il primo, di Negan – ma è piazzata malissimo all’interno dell’episodio. Qui Rick ha il tempo per scaricare tutta la tensione accumulata, metabolizzare, e ricordare: parte il flashback, arrivano i minuti più attesi degli ultimi mesi.Walking Dead

Già perché sono mesi che attendiamo di scoprire quale persona è stata uccisa da Negan, e arrivati a questo punto sono già passati tanti, troppi minuti. Il problema è che abbiamo, ormai, avuto così tanto tempo per pensarci, per fare teorie e per specularci su che un personaggio vale l’altro. E questa idea la realizziamo proprio quando, al quattordicesimo minuto circa, assistiamo di nuovo a Negan che giocherella con la sua filastrocca puntando Lucille a destra e a sinistra. L’unica cosa che non rende questa scena superflua e ripetitiva, forse è la regia: siamo proprio lì in mezzo a loro.

Poi avviene quel che succede, e capiamo davvero che gli sceneggiatori hanno fatto l’unica cosa che potevano fare per prenderci in contropiede, uccidere chi nel fumetto era già morto. Però quel contropiede viene arrestato poco oltre la metà campo e neutralizzato. Si, perché la sensazione è che siamo arrivati sfiniti a questo momento, sfiniti dalle idee e dalle teorie e quindi uno vale l’altro e allora questo omone pieno di cattiveria che si abbatte senza pietà su un ammasso di carne putrido un po’ ci repelle. Ci accompagnerà stanotte nel nostro sonno perfino quell’occhio così innaturalmente fuori dall’orbita di Glenn, che per poco tempo continua a respirare dedicando i suoi ultimi istanti e momenti al suo amore, prima di finire anche lui in poltiglia.Walking Dead

Il cliffhanger non ha funzionato perchè c’è stato tutto il tempo di elaborare il lutto per qualunque personaggio fosse morto (tra l’altro, erano entrambi nella nostra guess-list di quelli che c’avrebbero lasciato le penne). Non ha funzionato perché ha smorzato e allungato così tanto l’attesa, che tutto quello che resta non è lo shock per chi è morto, ma per il come è morto. E ciò non può essere un pregio.

L’impatto di Negan (e quindi di Jeaffrey Dean Morgan) è forte, indubbiamente, e stare qui a parlare del perché abbia funzionato meno del suo ingresso nei fumetti non è il caso. L’intera puntata, se si conta anche la scena biblica tra Negan-Dio, Rick-Abramo e Carl-Isacco, è votata al sadismo e alla cattiveria anche perché non c’è soltanto da sottomettere la brigata protagonista de Walking Dead, ma l’intera audience. Il pubblico e i suoi beniamini immaginari devono capire che con Negan non si scherza, che non sarà semplice ribellarsi come con il Governatore. Il messaggio è stato consegnato, certo, ma di Negan resta anche il vuoto che ha regalato a chi lo ha visto colpire così forte.

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Mario Altrui

Web Content Editor per Telefilm Central dal lontano 2014. Scrivo pareri soggettivi richiesti da nessuno sulle mie serie televisive preferite.

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