
Vikings: Recensione dell’episodio 4.02 – Kill the Queen
Non c’è ancora un cammino definito per questa quarta stagione di Vikings. Mentre cala il sipario sulla seconda puntata ci rendiamo conto che possiamo solo immaginare quale sia la direzione intrapresa dallo show quest’anno, che finora non ha fatto altro che intessere fitte reti di trame che ad un certo punto nel futuro si riallacceranno, facendoci comprendere pienamente tutto ciò che adesso sta nascendo.
Una cosa è certa: la spettacolarità dei combattimenti, da sempre caratteristica di questa serie, non è stata tralasciata e quindi non possiamo dire che questo episodio sia stato noioso. Certo, la battaglia riguardava personaggi che non ci interessano particolarmente, ma la cura anche dei minimi dettagli militareschi cattura lo spettatore e lo intrattiene degnamente.
Proprio la battaglia è l’apice di una delle tante trame di cui è ricco questo “Kill the Queen”. La regina da ammazzare è Kwenthrith, salvata all’ultimo respiro da Aethelwulf, figlio di quel Re Ecbert che abbiamo imparato l’anno scorso essere un manipolatore e un doppiogiochista di prima categoria. Dopo essere mancato nella premiere, lo ritroviamo alle prese con una rivolta in Mercia, con un manipolo di nobili che vorrebbero detronizzare proprio Kwenthrith, la cui ascesa al trono era stata appoggiata appunto dal regno di Wessex. Un Re Ecbert che nel frattempo cerca di consolare la bella Judith donandole un nuovo passatempo, con un monaco che ricorda molto lontanamente il caro vecchio Athelstan. Per ora sono un sacco di informazioni su personaggi che già conosciamo, ma dove realmente voglia andare a parare questa trama non lo sappiamo proprio. Se anche Ragnar un giorno venisse a sapere del tradimento di Ecbert, sarà impegnato su due fronti, dato che a Parigi c’è un Rollo che sta facendo di tutto per abbandonare ciò che di vichingo resta in lui e tradire completamente suo fratello.
Mentre Bjorn è partito per un viaggio solitario in deserti ghiacciati e innevati, Ragnar deve fare i conti con un Floki che si barrica in un ostinato silenzio sul perché dell’omicidio di Athelstan, dopo essere stato riacciuffato in un tentativo di fuga terminato male. Anche qui ci sono degli aspetti trattati, a mio modo di vedere, con troppa lentezza: non sappiamo che malattia abbia davvero Ragnar, né vediamo segni di guarigione definitivi, visto che è sempre affaticato e dolorante. L’uccisione di Floki sta ritardando così tanto che a questo punto è da intendere il fatto che verrà risparmiato e la sua punizione sarà solo la tremenda tortura inflittagli. Fatto sta che l’ostinazione di Ragnar a fargli confessare non tanto il delitto quanto le motivazioni di un omicidio di un così caro amico mostra segnali di cedimento. Ragnar non è del tutto malvagio, lo dimostra la scena con Helga nella quale la aiuta a seppellire la figlia, e se sta insistendo così tanto forse sta cercando di dimostrare qualcosa. O forse sta aspettando qualche segnale divino.
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