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Utopia: Recensione dell’episodio 1.03 – Episode 3

Utopia continua ad essere un lavoro estremamente curato quando si parla di regia e fotografia, con delle scelte cromatiche e stilistiche, come ricordava Edoardo nella scorsa recensione, molto valide, che personalmente trovo che vadano a ricercare l’effetto graphic novel a cui la serie si ispira.

Ma oltre a questi aspetti visivi e stilistici, cosa possiamo dire del resto, giunti al giro di boa della stagione? Ci sono punti negativi e punti positivi. La caratterizzazione dei personaggi non sembra apparentemente delle più curate, nel senso che mi sembrano quasi tutti estremamente monodimensionali, incominciando soprattutto da quella che dovrebbe essere l’eroina di questo show: Jessica Hyde. Utopia 103fJessica è dura, tutta di un pezzo, spietata quando serve, ossia sempre, priva di emozioni e di empatia, insomma: una macchina. Jessica uccide, corre, organizza, è millimetrica, spara e se ne va, è disposta a rinunciare a vite, anche innocenti, pur di arrivare a concretizzare la sua missione. Non ci sono crepe, non ci sono chiaroscuri nella sua figura. Forse riusciamo ad intravedere qualcosa alla fine di questo terzo episodio quando, credo, riveda nel ragazzino una se stessa spersa e abbandonata, ma, per ora, è solo un accenno. Non riusciamo a vedere sotto la superficie di questa figura al momento, proprio perché non ci sembra esserci volume nel suo personaggio.

Alle altre figure si prova a dare qualcosa in più, ma anche in questo caso sono solo accenni di caratterizzazione, sono personaggi senza passato e senza background; solo di Wilson Wilson e di Grant abbiamo visto qualcosa. Questo ci porta a vedere i personaggi come figurine statiche, ben disegnate, come il cattivo che non sa chi è e non conosce nessuno, ma rimangono disegni sulla pagina stampata, belli, divertenti, ma non personalità.

Utopia 103aL’altro difetto è forse una eccessiva estremizzazione delle teorie complottistiche e di mitizzazione delle figure, tanto da renderle, pur in un prodotto distopico, poco credibili e ad eliminarne la drammaticità voluta. A chi non è scappato un sorriso ironico alla descrizione in pompa magna che Jessica fa delle origine del grande villain Mr. Rabbit?

Detto questo e prese queste tematiche per come sono, la costruzione della storia è coinvolgente, il ritmo è serrato, c’è un voluto livello di gore che rende il prodotto molto pulp e “disturbante” nella giusta misura, per cui il lungo minutaggio degli episodi vola e la fine arriva sempre inaspettata.

Utopia 103gIn questo episodio in particolare, la vicenda continua ad intrecciarsi e dividersi in più filoni narrativi. Uno è quello sempre rimasto finora sconnesso dell’impiegato del Ministero della salute, che ha una storyline che continua ad infittirsi sempre di più e che vede aggiungere tasselli nuovi rispetto a quella che poteva sembrare una semplice speculazione industriale e ci regala sequenze intense come la sua visita all’Isola in quarantena o il discorso finale con il nuovo Ministro a casa sua. A cosa punterà veramente la società che lo tiene legato mani e piedi? Lui si improvvisa spia, anche se non risulta mai particolarmente credibile nel ruolo, ma la narrazione rimane sicuramente interessante.

Utopia 103eDall’altra parte, il gruppo inizialmente ricomposto torna nuovamente diviso con Jessica che, diventati inutili gli altri, prende il bambino con se e va alla ricerca del manoscritto, mentre dall’altra parte i 3 rimasti, capitanati da non si sa bene chi, cercano l’aiuto di questa misteriosa donna dell’MI5, che chiaramente è una dura, senza scrupoli e pronta a tutto. Le strade dei due gruppi si ricongiungeranno parzialmente a fine episodio, in cui il nostro trio nel furgone di Scooby – Doo rubato raccolgono Grant e la sconvolta Alicia.

Continuano ad esserci le scene emotivamente forti e particolarmente dure, ossia un po’ tutti gli omicidi, ma in particolar modo la sequenza iniziale nella scuola è stata molto borderline e forse anche un po’ oltre rispetto ad un accettabilità etica.

La serie, quindi, rimane piacevole fin ora, lungi dall’essere perfetta, ma comunque diversa, forte e che vuole provare a sdoganare un linguaggio diverso. Definitivamente da vedere

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