
Utopia: Recensione degli episodi 2.05 e 2.06
E siamo giunti, a malincuore, alla fine di questa seconda stagione. A malincuore perché le sorti di questo magnifico prodotto britannico non sono ancora note. Non sappiamo se Channel 4 ordinerà una nuova stagione o se questa sarà la fine fine di Utopia. Che da un certo punto di vista (il mio), potrebbe anche starci.
Come per la 2.03 e la 2.04, anche per questi ultimi due episodi la scelta narrativa è quella di focalizzarsi sui personaggi più che sulla trama. Non che non ci siano rivelazioni (alcune anche di un certo spessore), piccoli e grandi tasselli che si aggiungono alla nostra storia, ma gli autori si sono ancora una volta concentrati molto di più sull’impatto che Giano, e tutto quello che è stato dopo, ha avuto ed ha sui nostri protagonisti, a partire da Jessica per finire ad Ian. Come se, dopo una lunga corsa, ti fermassi con il fiato rotto a guardare il sentiero che hai percorso.
Quei lunghi momenti di compassione umana, come la lunga sequenza di pianti a singhiozzo e abbracci che segue alla rivelazione di Becky ad Ian della morte del fratello, avrebbero creato di certo nella prima stagione un’ interruzione brutale del ritmo concitato con cui vivevamo le vicende del nostro gruppo.
“Come si fa a sparare alle persone che ami?” chiede Wilson a Carvel. “Il mondo e’ pieno d’amore” risponde lui “Miliardi di persone che amano miliardi di altre. Ma quando non avremo più risorse, quell’amore non conterà niente.”
L’altra storyline di questi ultimi due episodi segue invece le vicende di Terrence. Un impacciato commesso di fast food, deriso dal più maleducato e ignorante dei clienti. Il signore dalla faccia pulita con cui scambi volentieri due chiacchiere nell’attesa che arrivi il volo che riporterà a casa te e tuo figlio. Finché quel brav’uomo non apre la bocca e smonta qualsiasi tuo buon proposito ambientalista suggerendoti che l’aver messo al mondo il tuo bambino, il tuo amato bambino, è la cosa più crudele che tu potessi fare per l’ambiente e l’umanità intera. Ed è anche pronto ad uccidere tuo figlio, se sei d’accordo. Una gelida macchina da guerra insomma, istruita affinché compia la sua missione. No matter what.
Terrence è il risultato visibile, concreto del lavaggio di cervello a cui Milner ha sottoposto Wilson Wilson e in realtà un po’ tutti noi.
Siamo umani, troppo umani, parafrasando Nietzsche. Ma ancora crediamo di poter giocare a fare dio. Anche se noi stessi siamo stati vittime della crudeltà di altri che hanno voluto provare a giocare al nostro stesso gioco.
Episodi 2.05 e 2.06
Umano, troppo umano
Valutazione Globale