
Under the Dome: Recensione dell’episodio 2.02 – Infestation
Ci sono serie tv che ogni critico (amatoriale o professionista, non fa differenza) vorrebbe recensire perché è sempre gratificante condividere con i propri manzoniani “venticinque lettori” le emozioni che quell’episodio ti ha saputo regalare. E ci sono altre serie tv che invece riescono a deluderti perché non sono quel che ti aspettavi, ma che comunque recensisci con piacere perché è quasi catartico sfogare le tue insoddisfazioni condividendole con chi ti leggerà. E poi c’è “Under the Dome”. Che ogni volta non ti delude perché sono bastati i primi episodi a farti capire che una serie in cui il buono e il cattivo si chiamano Barbie (ed è un uomo) e Big Jim non puoi prenderla troppo sul serio. Che è talmente piena di punti deboli e scelte immotivate che sei convinto che non siano errori dovuti a incapacità degli autori, ma voluti nonsense per rendere la serie quel che è alla fine è: un inno al trash. Perché non hai letto il libro di Stephen King da cui è tratta, ma sai che il numero di trasposizioni in tv o al cinema di opere dello scrittore del Maine che non siano perle della suddetta categoria è talmente esiguo (“Shining”, “Stand by me”, “Il Miglio Verde”) che non ti sorprende che questo “Under the Dome” non faccia eccezione.
Questa non incoraggiante premessa ha però il pregio di abbassare di molto l’asticella per cui anche questo “Infestation” passa facilmente il turno una volta che si sia sottoscritto un patto di non belligeranza tra quel che si vede e quel che sarebbe logico. Si accetta, quindi, con rassegnazione l’ennesimo cambiamento di Big Jim che, dopo il mancato suicidio della premiere, ha deciso che la cupola sia un’entità divina scesa a mettere alla prova non l’intera città, ma sé stesso. Rivisitazione questa di quanto già visto nella prima stagione quando proprio Big Jim aveva provato a buttarla sul mistico per abbindolare i sempre creduli cittadini di Chester Mill, ma con la variante in negativo che stavolta è lui stesso a volersi ingannare. Un Big Jim disposto a dire grazie, a servire ai tavoli, a dare alloggio a Joe e Norrie visti come novelli profeti, a salvare Barbie; a rinnegare, insomma, tutto quanto fatto nella prima stagione. Ma anche pronto a tornare il Big Jim di sempre che mette al centro di tutto il suo ego smisurato a stento tenuto a freno quando la gente lo acclama come salvatore della patria in un quanto mai ingiustificato elogio visto che poco prima tutti applaudivano Barbie.
Seguendo uno schema ormai consolidato, ancora una volta Chester Mill è in pericolo perché, a quanto pare, sotto una campana di vetro non ci si annoia mai. Dopo i campi magnetici, la nuova piaga sono i bruchi che, mancando le locuste impossibilitate ad attraversare la cupola, svolgono il ruolo che gli altri insetti avevano svolto nel racconto biblico delle dieci piaghe con cui Mosè colpì l’Egitto del Faraone. A scoprire il pericolo è la prof Rebecca Pine (la Karla Crome di “Misfits”; nota a margine: è un caso che una delle protagoniste delle ultime pessime stagioni di “Misfits” sia finita in “Under the Dome”, mentre Iwan Rheon, protagonista delle buone prime stagioni, sia ora in “Game of Thrones”?) che, oltre a sapere tutto di campi magnetici e di elettronica, scopriamo essere anche entomologa; insomma, un talento sprecato visto che si ritrova a fare la prof in un liceo di una cittadina irrilevante. Tralasciando come abbia fatto a controllare tutti i campi in poco tempo nonostante siano tanto estesi da necessitare un aereo per irrorarli tutti, ammirevole è anche la scelta di dar fuoco a tutto senza porsi il problema di come disperdere il fumo dell’incendio in un sistema chiuso come quello della cupola. Ovviamente, anche questa minaccia è facilmente sconfitta con buona pace delle farfalle morte come se piovesse (e solo in questa serie questo non è un modo di dire) che pensavano di aver concluso il loro ciclo vitale.
Ci sono serie dove gli autori si vergognerebbero di mettere in scena tanti difetti e magari penserebbero di passare la mano. E poi c’è “Under the Dome”.
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2.02 - Infestation
Come se piovesse
Valutazione Globale
episodio più sottotono e lento della premiere però che risate mi assicura questo show! Io tifo Junior tutta la vita!! Evviva i bruchetti!
Santo paradiso! Sta cupola è proprio ripiena di boiate.
Dare fuoco ai campi è effettivamente la cosa più sensata da fare in un ambiente chiuso in cui piove poco e dove ci sono case vicine. Ma lasciamo fare alla prof che in 2 episodi si è già accomodata sul trono della somma rottura di palle. E’ insopportabile con quel modo di parlare frenetico da uccello del malaugurio. Serviva proprio lei per rivelare che lì sotto, se qualcuno non si preoccupa dei viveri, andrà tutto alla malora.
Big Jim in versione santone non si può vedere o sentire… e ancora meno tutta quella gente che come branco di ebeti lo osanna e applaude, convinta che ormai andare a funerali sia più divertente che andare al cinema. E’ aperto il contest per la reginetta della cupola tra lui e Barbie.
Bellissima ancora una volta la gestione della legge passata dalle mani di una cretina a quelle di un DJ decerebrato.
E i momenti di introspezione dei personaggi sono così delicati e profondi da far venire il cimurro. Chi avrà perso Barbie? E i problemi in paradiso tra la coppia più affiatata della cupola? E Junior che non si domanda come non abbia fatto a sporcarsi neanche un filo di sangue vista la doccia scaturita da Angie?
La cupola dell’imbecillità è sempre uno spettacolo. <3