
Tyrant: Recensione dell’episodio 1.01 – Pilot
Medio Oriente, un tiranno tiene in potere con la violenza, il suo popolo è in rivolta, stragi e attentati sono all’ordine del giorno e per fermarli l’esercito compie massacri tra i rivoltosi. Mentre aumenta il malcontento generale e la popolazione muore di fame, il tiranno e la sua famiglia vivono nell’oro, ostentando il loro benessere tra matrimoni da favola, jet privati e macchine di lusso; ostentando soprattutto il loro potere sul popolo attraverso la figura del figlio primogenito Jamal; violento quarantenne completamente fuori controllo che fa tutto ciò che gli passa per la testa stuprando donne e torturando gli oppositori senza alcuna remora.
A questo scenario particolarmente drammatico, si contrappone il secondogenito della famiglia Al Fayeed, Barry/Bassam, che lavora come medico negli Stati Uniti e ha chiuso fino a questo momento tutti i ponti con le sue origini e il suo passato. È un pediatra, vive a Los Angeles con una bella moglie e due figli, e sembra il più diplomatico e razionale della famiglia, ma quando decide di tornare nella fantomatica città di Ma’an per prendere parte al matrimonio del nipote, si trova catapultato una realtà corrotta e depravata in cui dovrà fare i conti con i fantasmi del passato che non smettono di perseguitarlo.
Così, in poche righe, possiamo riassumere il pilot di questa nuova serie targata FX e ideata da Howard Gordon (24, Homeland) che come prima impressione devo ammettere che non mi ha lasciato particolarmente colpita.
L’elemento che più stupisce di Tyrant è sicuramente la violenza estrema di cui sono permeate le interazioni tra i governanti e il resto della popolazione; il personaggio che si fa portavoce di queste crudeltà è il fratello maggiore, Jamal, di cui in un solo episodio ci mostrano: uno stupro perpetuato in casa su una madre di famiglia con marito e il figlio costretti ad ascoltare nella stanza vicino; un pestaggio nei confronti dello zio di un presunto terrorista; una violenza sessuale nei confronti della moglie di suo figlio, e infine ulteriori abusi sulla donna citata all’inizio.
Aggiungiamo poi tutti i flashback in cui si vede il padre massacrare dei dissidenti, e viene fuori un bel pilot dove la crudeltà regna sovrana, e sinceramente sembra anche un po’ “regalata”; la scena per esempio della violenza sulla cognata sembra inserita al solo scopo di disgustare gli spettatori e validare ancora una volta la cieca brutalità dei potenti.
Non si può non notare che produrre in America una serie ambientata in Medio Oriente, mostrando praticamente solo violenze, massacri, abusi e crudeltà è segno di una linea ideologica forte, che può risultare addirittura esagerata proprio perché questo primo episodio non ha nulla di profondo, gli abusi e la violenza non toccano lo spettatore, non intristiscono neanche perché vengono mostrati in modo sterile e superficiale. Non si empatizza con le vittime, né tanto meno si riesce a scorgere qualcosa da salvare nei carnefici, si assiste a brutalità asettiche inserite tra uno sfarzo ed un altro solo per sorprendere e disgustare chi è seduto sul divano di casa.
È sicuramente difficile trattare il tema del Medio Oriente soprattutto perché bisognerebbe cercare di evitare le banali distinzioni fatte con l’accetta tra cattivi e buoni, giusto o sbagliato….
Primo episodio mediocre, che almeno in me non lasciata particolari curiosità rispetto alle puntate successive, anche se ad onore del vero, si capisce che sarà dal secondo episodio in poi che si entrerà nel vivo del telefilm!
1.01 pilot
esagerato
valutazione globale
L’idea sarebbe buona, ma come dici molto bene tu…gli Americani non appaiono obiettivi nel dipingere il Medio Oriente rendendo tutto fin troppo inverosimile! Voglio dargli ancora una possibilità…però!
Non sono assolutamente daccordo!
Tyrant mi è sembrata una serie ben fatta e ben recitata e, soprattutto, originale.
Gli episodi successivi hanno ancora di più confermato le positive impressioni iniziali.