
True Blood: Recensione dell’episodio 6.07 – In the Evening
Con questo episodio si solidifica in me un idea che aveva già iniziato a porre le sue prime radici all’inizio di questa stagione: Brian Buckner sta facendo un grande lavoro e ha ridato a True Blood una freschezza ma al tempo stesso una profondità di cui l’Alan Ball delle ultime stagioni non era più capace e devo rendere assoluto omaggio ai dirigenti di HBO che sono stati in grado di capire il momento e imprimere una svolta necessaria.
Perché fino ad ora Buckner aveva reso benissimo la parte esplosiva di True Blood con il suo ritmo concitato, ridando, come notato in molte delle recensioni precedenti, una compattezza alla trama che non si vedeva da molto tempo. Certo, rimanevano gli stralci di narrazione meno utili e più fini a se stessi (lupi), figli probabilmente di contratti troppo lunghi con attori che avevano visto il loro personaggio esaurire la propria necessità di storia, ma tutto sommato l’insieme era accattivante e l’impianto generale reggeva benissimo.
Quello che invece in questo episodio alza notevolmente il livello è il fatto che qui l’evoluzione di eventi si prende una pausa, anche e sopratutto dopo la rapida accelerata di ‘Don’t You Feel Me‘ e lo fa con uno stile che riesce a rendere intenso il momento.
Ma nel proseguire la visione, tutto è diventato maggiormente organico, espandendo il concetto di lutto e di perdita, moltiplicandolo per quanti sono i protagonisti e portando ognuno di loro a vivere in modo intenso e doloroso questo percorso. Ognuno affronta in qualche modo la situazione in cui si viene a trovare e aleggia sull’episodio un senso di “momento spartiacque” in cui ognuno, provato dalla perdita o dal cambiamento di situazione, si trasforma e perde, insieme a ciò che aveva, una parte di se, diventando, forse permanentemente, qualcosa di diverso.
Nonostante l’insensatezza dell’improbabile love affaire tra Sam e la riccia attivista, anche la cifra tecnica della resa delle scene, unite alle capacità di tirar fuori quanto di buono c’è in ogni attore, riescono a rendere questa storyline minore altrettanto emotiva per lo spettatore. E se ci riescono con Sam, immaginate tutto il resto. Lo spezzone di storia dedicato ad Arlene si avvale di spalle decisamente ispirate, sia nella bellissima coppia Sook e Lafayette, sia nella composta fermezza di Andy, veramente cresciuto come persona e personaggio in questa stagione. L’intromissione in questa trama di Bill, regala uno dei momenti più catartici fin qui visti: il doppio confronto tra Bill e Andy e quello tra Bill e Sookie.
Dall’altro lato della barricata, l’infervorata Sara Newlin, scoperta la terribile fine del Governatore, reagisce inglobando il suo dolore nella sua rabbia e per rendere ancora più messianica la sua crociata, confondendo soggetti e oggetti. Emblematico come prenda la morte del suo amante come un segnale per rendere ancora più intensa la sua missione, che però attribuisce al desiderio di Burrell; ma noi sappiamo che lei è anima e cuore di questa “pulizia etnica” anche se con finta umiltà cerca di allontanare da se la paternità delle decisioni, crogiolandosi nella vacua scusa di essere l’umile messaggero di voleri più alti. In fondo, potremmo quasi dire che il tutto si riduce ad uno scontro di veri o presunti profeti di ideologie usate solo come paravento alla sete di potere.
Un lavoro perfetto dunque per Buckner, che in due episodi, back to back, ci delizia con due lati così diversi ma così splendenti di True Blood.
6.07 - In the Evening
Intenso
Valutazione globale