True Blood: i vampiri targati HBO
Dopo Six Feet Under, Alan Ball torna con una nuova serie targata HBO: True Blood. Sessualmente provocatoria, dannatamente affascinante.
Ha vinto un Oscar per la sceneggiatura di American Beauty, è stato candidato più volte ed ha vinto un Emmy per la celeberrima serie Six Feet Under. Con queste credenziali, la nuova creatura di Alan Ball non poteva non suscitare interesse ed aspettativa. E così è stato.
La nuova serie targata HBO ha spiazzato tutti, soprattutto la critica, che si è trovata di fronte ad un prodotto sicuramente non convenzionale. E, come nella migliore tradizione, ha diviso la critica. C’è chi ha considerato la serie oscena, “indifferente” (il New York Post) e “non abbastanza divertente, non abbastanza spaventosa, non abbastanza provocatoria” (il Los Angeles Time). E invece chi ha trovato la serie più che convincente: TvGuide l’ha definita “deliziosamente deviata”; il New York Magazine “appassionante”; il Baltimore Sun “spinta, impertinente e a volte scorretta”; il Miami Herald “un mix insolito e irresistibile di pungente satira politica, attenta sociologia pop e brividi scandalosi”.
La serie è tratta dalla saga Southern Vampires Misteries di Charlaine Harris, ancora in fase di pubblicazione (sono stati pubblicati 8 volumi sino ad ora) e in patria è abbastanza nota ed amata. Si narra di come, grazie ad un’invenzione scientifica giapponese del sangue sintetico, i vampiri siano usciti allo scoperto per integrarsi al meglio con gli umani, creando diatribe e discussioni religiose, politiche e sociali.
La vicenda è ambientata in una piccola città della Louisiana, Bon Temps, dove la vita della cameriera Sookie Stackhouse (il premio oscar Anna Paquin) verrà sconvolta dall’arrivo dell’affascinate e misterioso Bill (Stephen Moyer), un vampiro di circa 175 anni, di cui si innamora. Sookie non è una persona “normale”, infatti ha la facoltà di leggere il pensiero della gente, ma non dei vampiri (e per questo è terribilmente affascinata da Bill).
Una classica storia d’amore tra una mortale ed un immortale, sporcata da elementi mistery, horror e, perchè no, anche volutamente trash. True Blood è sicuramente affascinante e, durante la visione, si respire un’aria malsana, malata, grazie alle splendide location, all’efficace fotografia e all’enfatica colonna sonora di Nathan Barr. Ma i punti forti della serie sono due: i personaggi così dannatamente esagerati e sopra le righe (come nella migliore tradizione Ball) e i dialoghi lunghi e non banali che hanno quel sano retrogusto tarantiniano.
Il pubblico americano sembra aver gradito e, complici i buoni ascolti in crescendo, la HBO ha dato fiducia agli autori, rinnovando la serie per una seconda stagione. E noi non possiamo che essere grati alla HBO per aver dato vita a questo “popcorn TV for smart people“, come l’ha definito lo stesso Alan Ball.