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Tom à la ferme: la recensione del film di Xavier Dolan

Titolo: Tom à la ferme
Genere: noir psicologico
Anno: 2013
Durata: 102 min
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Michel Marc Bouchard
Cast: Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu, Manuel Tadros, Jacques Lavallée, Anne Caron, Caleb Landry Jones

Xavier DolanSembra proprio che la distribuzione italiana, dopo anni di embargo,  si sia accorta del cinema sublime di Xavier Dolan, regista, attore e sceneggiatore canadese che a soli 26 anni è già arrivato al suo sesto film. Fatta eccezione per Mommy, premiato a Cannes un paio di anni fa e poi uscito in sala anche in Italia, il pubblico italiano ha dovuto attendere fin troppo per poter vedere i film dell’eclettico regista canadese.

Ora, sulle ali del nuovo riconoscimento ottenuto a Cannes dall’ultimo film Juste la fin du monde,  la distribuzione recupera alcuni dei film. Tom à la ferme, quarto film del prolifico regista presentato a Venezia nel 2013, è nelle sale dal 6 luglio dopo l’uscita qualche settimana fa di un altro suo film di Dolan, Laurence Anyways, l’opera di Dolan meno urlata, la più delicata, la più disperata ma anche quella più intrisa di speranza, la più vera secondo la critica.

Nelle campagne del Quebec, Tom (interpretato dallo stesso Dolan), Agathe (Luise Roy) e Francis (Pierre-Yves Cardinal) figlio di Agathe, si trovano a  fare i conti con le cicatrici, mai completamente rimarginate, di un passato ingombrante, di quelli che fanno storcere il naso ai vicini benpensanti della porta accanto.

1437477093Tre personalità divergenti a confronto: Tom sensibile ed empatico, Agathe algida e rigorosa e Francis violento ed ambiguo. Ancorati e impantanati nel lutto per la morte di  Guillaume, compagno di Tom e figlio di Agathe deceduto  in un incidente stradale. Tom, ragazzo moderno e metropolitano, parte per la campagna per assistere ai funerali. Arrivato lì, viene sopraffatto dalle barriere di una mentalità provinciale refrattaria alla modernità e al cambiamento. Scopre allora tutta una realtà inventata dal suo amante e dal fratello Francis per tenere a bada i sospetti della madre: quella di un uomo innamorato di una donna che si chiama Ellen.  Agathe non ha idea di chi sia Tom, qul biondino con il chiodo venuto da Montreal, o di cosa abbia vissuto con suo figlio. Per salvaguardare l’onorabilità della famiglia e per non spezzare il cuore della madre, Francis costringe Tom, con minacce sia fisiche che psicologiche, a partecipare alla finzione. Tra i due si instaurerà una relazione malata e perversa, che sfocerà in brevi e concitati episodi al limite tra la violenza e la passione.

Conservatorismo, personalità celate da impenetrabili maschere pirandelliane, bulimia della parola, epifanie, rabbia e un po’ di Hitchcock: sono questi i colori di Tom à la ferme. Xavier Dolan dà prova di un talento eclettico e sfumato che non conosce confini di genere. Un noir psicologico impreziosito da una equilibrata varietà di registri, dal drammatico all’ironico, dal riflessivo allo spudoratamente falso.

Ricordiamo che Dolan, oltre ad essere regista e sceneggiatore è anche attore della maggior parte dei suoi film, un interprete sensazionale come ha dimostrato in Tom a la ferme, J’ai tuè ma mère e Les Amour Imaginaires.

xavier dolanNei suoi film le relazioni interpersonali e familiari – soprattutto il rapporto madre-figlio – vengono messi sotto la lente di ingrandimento e minuziosamente analizzate dal regista, autore di opere catartiche che conducono lo spettatore all’epoca dei conflitti generati dal gap generazionale e dalle alte mura del linguaggio che si ergono tra genitori e figli, tra l’irriverenza dei giovani e il buon costume. Dolan è un artista capace di avvertire e di totemizzare l’essenza del cambiamento nella società odierna.
Regia e recitazione si uniscono, creando un realismo acido e straripante che si propaga prepotentemente tra le gialle distese di mais e i cieli grigi e piovosi della campagna canadese.

Il tutto impreziosito dalla cura con cui musiche e suoni accompagnano le scene: i ciottoli schiacciati dai passi svelti e arrabbiati dei giovani protagonisti, le porte sbattute, gli schiaffi di Francis, le foglie di granturco che tagliano la pelle bianca di Tom.

Pirandelliano, realista, violento, sorprendente, dirompente, Tom à la ferme è il manifesto delle paure e delle controversie di tanti giovani uomini e giovani donne, che ancor’oggi, combattono per essere accettati da una società sorda, insofferente, incapace di gettare lo sguardo oltre la siepe della formalità.

Salvatore Giannavola

Esemplare ghiotto di notizie, onnivoro di contenuti con un occhio di riguardo per il cinema in tutte le sue forme.

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