
This is Us: Recensione del finale della prima stagione
Se c’è una cosa che abbiamo imparato guardando This is Us (e più in generale le serie familiari) è che prevedibilità e imprevedibilità viaggiano alla stessa velocità su un binario parallelo. Non potrebbe essere altrimenti, visto che la materia a cui la serie attinge è la normale vita quotidiana di una normale, anzi normalissima, famiglia della provincia americana. Una quotidianità che somiglia quindi a quella di altri nuclei familiari sparsi nel globo (diciamo più dell’emisfero occidentale che di quello orientale).
Niente mostri quindi ad aspettarti minacciosi sull’uscio di casa, niente travolgimenti spazio-temporali a mandarti in confusione, niente aggeggi mega-tecnologici per sconfiggere nemici agguerritissimi. O forse si?
Promossa per altre due stagioni prima ancora che si concludesse la prima, This is Us ha sin da subito agganciato una sostanziosa fetta di pubblico, rimasta (forse) orfana negli ultimi tempi di una vera serie familiare a metà tra il drama e la comedy. Insomma, per tutte le ragioni di cui sopra e per la grande popolarità di due degli attori principali (la bella coppia Milo&Mandy), la serie della NBC è stata un successo in termini di critica e aficionados.
Eppure This is Us, a differenza degli altri dramedy concorrenti, ha quel quid che ha convinto anche un pubblico differente – chi rifugge da questo tipo di serie – a dedicare parte del proprio tempo ai Pearson. Questo perché Dan Fogelman ha preferito ai classici flashback un vero e proprio parallelismo tra oggi e ieri, tra la storia dei Big Three e quella dei Big Two, tra il presente dei fratelli Pearson e coloro i quali hanno dato vita, amore e sostentamento economico ai tre.

Dopo lo stupore iniziale, questo modo di raccontare si è rafforzato sempre di più, permettendo che all’interno della storia principale trovassero spazio anche altre storie. Come, giustamente, quella di William Hill, padre biologico di Randall a cui lo scorso episodio Memphis è stato interamente dedicato.
What Now?, la penultima puntata di questa stagione, non poteva che aprirsi con l’ultimo sentito saluto a quell’uomo che in pochi mesi ha stravolto – in bene – la vita di suo figlio e della sua famiglia. Alle piccole di casa lo stesso William ha affidato il compito di organizzare la cerimonia poco funebre e molto commemorativa, già cosciente prima di morire del fatto che gli adulti avrebbero fatto tutto in maniera troppo seriosa, poco in linea con lo spirito che ha guidato tutta la sua vita. Un funerale si trasforma così nella commemorazione della giornata perfetta di William, con pillole e farmaci finti annessi, e una nuova ennesima occasione per Randall di ragionare sulla sua vita fino a quel momento. La decisione a cui arriva non è una sorpresa per il pubblico, come non lo è il successo del debutto in teatro di Kevin, a cui fa seguito la telefonata del più che famoso Ron Howard. Perché, come è ovvio che sia, in This is Us più che nella vita reale funziona la legge karmica, per cui se fai del bene ricevi del bene (soprattutto se sei il figlio di Jack Pearson). E in un buonismo un po’ forzato finisce anche l’alterco tra Randall e sua madre Rebecca, che per anni ha tenuta segreta l’esistenza del padre biologico.
Ma il non funerale di William serve, a livello narrativo, a ritornare ad occuparsi ancora una volta di una morte più volte annunciata, quella di Jack. Ma, come vuole ogni buon manuale di serialità televisiva, la visione di quello che si prospetta a ragion veduta il nodo cruciale dell’esistenza dei componenti della famiglia Pearson è rimandato a data da destinarsi, nonostante tutto facesse pensare il contrario e avesse in qualche modo preparato il pubblico al triste evento (qui potete leggere qualche bizzarra teoria in merito).

Il finale di stagione, che prende il titolo dalla hit di Cat Stevens Moonshadow, si spinge invece ancora di più nel passato, raccontando qualcosa in più di quel vero amore, destinato a compiersi nonostante le premesse. Vediamo Jack&Rebecca prima di diventare i Pearson, entrambi alle prese con dei sogni che sembrano sempre più irrealizzabili.
L’episodio mette a confronto il momento più alto e il momento più basso della relazione della coppia, quel primo sguardo che “rovinò” tutto e quelle strazianti parole che l’uomo si ritrovò a pronunciare sulla porta di casa il giorno in cui la moglie decise di mandarlo via per un po’, nell’ultimo tentativo disperato di curare un amore che è riuscito a superare ogni difficoltà fino a quel momento. Nessun incidente mortale, nessun omicidio e, soprattutto, nessun brutale addio chiudono il primo ciclo narrativo di This is Us.
C’è, ancora una volta, la normalità, raccontata attraverso le foto di famiglia, le parole dette a metà e i gesti di tutti i giorni. Dai propri genitori non si ereditano solo oggetti materiali, se ne conservano gli insegnamenti come i modi. Da loro impariamo come rispondere alle domande della vita, riconoscere i mostri, viaggiare nel tempo e sconfiggere i nemici. Questi sono i Pearson, questi siamo noi.
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