
The X-Files: Recensione degli episodi 10.1 – My struggle e 10.2 – Founder’s Mutation
C’era una volta un ragazzo di nome Fox, il quale credeva di non essere solo al mondo ma che al contrario lì fuori esistessero degli esseri cattivi e che questi avessero rapito la sua sorellina.
Un giorno Fox incontrò una ragazza, Dana, la quale inizialmente non volle credere alle sue teorie. Con il tempo e l’esperienza, Dana cambiò opinione ed entrambi capirono che non solo quegli esseri esistevano veramente ma che erano anche molto potenti.
Potrebbe essere l’inizio di una favola moderna e per certi versi lo è. Una favola dai toni dark e spaventosi, in grado di spaventare, appassionare ed ispirare generazioni intere. Insomma, una di quelle favole che difficilmente riesci a dimenticare.
Era il lontano 1993 quando The X-Files fece capolino nelle case di spettatori ancora ignari di quanto e come quello show televisivo avrebbe popolato i loro sogni. A distanza di quasi 15 anni dall’ultima stagione, la serie creata da Chris Carter torna a riaffacciarsi sui nostri schermi (che non sono più quei polverosi giganteschi televisori a tubo catodico) con i primi due di sei nuovi episodi che sanciranno il successo o meno di un ritorno non atteso, attesissimo. Due episodi molto diversi tra loro, per narrazione, tempi ed intenti.
My struggle, il primo dei due, è un tuffo nel passato, figurativo e letterale. L’incidente di Roswell del 1947 è uno tra i casi paranormali più seguiti dal popolo degli ufologi ed è proprio da lì che parte, dopo una forse doverosa introduzione all’universo X-Files da parte dello stesso David Duchovny, questa nuova stagione. O forse dovremmo chiamarla serie? Perché, per quanto i principali protagonisti e la sigla siano quelli che tutti conosciamo bene, l’intento di voler aggiungere alla schiera dei numerosi seguaci nuovi giovani fan è ben tangibile, partendo dalla scelta stessa di inserire un riferimento al paranormale così conosciuto.
Chiusa da anni la parentesi FBI per entrambi, il ritorno sulla scena di Fox e Dana viene sancito dalla telefonata di un Walter Skinner preoccupato per l’ascesa di un certo Ted O’Malley, il quale afferma che l’11 settembre (altro riferimento storico recente di facile presa sul pubblico americano) faccia parte di una cospirazione risalente proprio a Roswell. L’astro nascente del giornalismo è pronto a rivelare al mondo la verità, l’esistenza di una grande cospirazione governativa che utilizza i metodi e le tecnologie aliene per sperimentare sugli uomini mutazioni genetiche, armi e tutto quello che possa essere utile per la conquista del territorio americano, e del mondo.
L’incontro con Sveta, una giovane ragazza che afferma di essere stata rapita e fecondata da umani che per anni ha ricordato come alieni, e la visione della replica perfetta di un veicolo alieno porteranno Mulder a mettere in discussione tutto quello in cui ha finora creduto. Nessun alieno coinvolto in una guerra che, a quanto pare, è stata ed è combattuta solo da uomini contro altri uomini. Accelerando parole, pensieri ed immagini, My struggle smonta tutto l’apparato di fede su cui la serie ha fondato le sue fondamenti nelle stagioni precedenti. Una mossa azzardata o una sterzata necessaria a rimettere in moto un racconto che altrimenti suonerebbe troppo vecchio di quanto già non sia? The X-files è una di quelle serie che ha fatto la storia della serialità televisiva e probabilmente riproporla nella sua purezza l’avrebbe resa ora anacronisticamente inguardabile. Ma viene comunque da chiedersi come si possa cambiare pelle in così poco tempo.
Il caso è ovviamente strumentale al racconto di una vicenda importante del passato comune dei due agenti, quella riguardante il figlio William. Come vivrà ora? Starà bene? Saremo davvero riusciti a regalargli quella sicurezza e quella felicità che una vita insieme a noi non avrebbe potuto concedergli? In un flashback immaginifico, Fox e Dana danno vita alle loro preoccupazioni di genitori e a quella più grande di chi sa che il proprio figlio è in pericolo proprio perché è speciale. Dietro quella porta, la porta della stanza di William, si nasconde tutta la loro paura.
Un ritorno tutto sommato tiepido quello di The X-Files, con due episodi come già affermato molto diversi tra loro. Il primo è un languido susseguirsi di ammiccamenti, discorsi e rimandi al passato che si conclude in un turbinio alla Fight Club (ma anche Mr Robot) di teorie cospirazioniste su governi che controllano fino all’ultimo alito dei nostri respiri, pregno di immagini e clip che dovrebbero fare il sunto di quello che abbiamo vissuto in questi ultimi 15 anni. Un’operazione che ha il sapore di “spolveriamo la soffitta, togliamo via le ragnatele e rifoderiamo i divani della nonna”.
A rimettere veramente in moto il marchingegno è Founder’s Mutation, in cui non serve che ci venga ricordato come e perché ci piaceva la coppia Mulder-Scully, riusciamo benissimo a rendercene conto da soli.
E’ troppo presto per dire se sarà solo un’operazione nostalgia o se questa nuova stagione riuscirà a mantenere fede alla promessa di Carter di regalarci un nuovo appassionante capitolo di The X-Files. Non ci resta che aspettare il prossimo episodio, magari seduti davanti al camino insieme all’Uomo che fuma (sì, anche lui è tornato).
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