
The White Princess sorprende e va oltre le aspettative, recensione prima stagione
[Il seguente articolo contiente spoiler sul finale di stagione della serie tv The White Princess]
C’è una grossa differenza tra una serie tv “storica” ed un’altra che semplicemente “trae spunto” da eventi storici realmente accaduti. Se pensiamo che The White Princess sia un adattamento piuttosto libero di un libro che, a sua volta, non fa mistero delle liberta storiche che si è concesso, non ci sorprende scoprire che guardare la serie tv di Starz sia come guardare un period drama qualsiasi. La regina, il re, la corte: avrebbero potuto trovarsi in Inghilterra, in Malaysia o in Turchia e la trama non sarebbe cambiata minimamente. Perchè la storia non si concentra sull’evoluzione di realtà storiche ma, con un processo inverso, focalizza l’attenzione unicamente su quello che accade ai protagonisti e al loro ristretto circolo di conoscenti e cortigiani.
Una volta chiarito che il luccichio di The White Princess non è quello di un drama storico esauriente ma di un drama, punto, non resta che da chiedersi se questa perfetta patina di drama e drammaticità soddisfi, in fin dei conti, anche senza la presumibilmente indispensabile verità dei fatti. Risposta? Si, soddisfa.
L’evoluzione di Elizabeth da creatura di sua madre a donna indipendente e regina

Come accennato anche nel pilot – anche se sembra passata una vita da quando l’abbiamo visto – White Princess vanta una trama lineare, coerente. L’adattamento di White Queen contava ben tre libri distinti mentre The White Princess si appoggia ad un unico testo. Il materiale limitato punta alla cura e stesura dei personaggi, che traggono giovamento da questo focus sulle loro vite. Malgrado il tempo scorra – ed è evidente, considerato anche il salto temporale di cinque anni a metà stagione – lo spettatore non perde mai contatto con quello che sta accadendo, non si distacca mai dalle decisioni o dall’evoluzione dei protagonisti. Come il tempo, anche le vite dei protagonisti scorrono e si evolvono.
Quelli che conosciamo nel pilot non sono gli stessi sovrani che salutiamo nel finale. Lo stesso tono della serie tv, il cui inizio pareva promettere tutto fuorchè una profondità emotiva, matura e sprofonda in un baratro più oscuro, che si adatta al tono ed alle esigenze di temi sempre più complessi e difficili. Lizzie (Jodie Cormer) e Henry (Jacob Collins-Levy) iniziano il loro regno sotto una cattiva stella ma sanno riscattarsi. Avevo valutato in maniera piuttosto forte il loro rapporto, dal momento che l’avevo ritenuto inesistente. E’ qualcosa che cambia, proprio come tutto il resto. La storia d’amore tra Henry e Elizabeth è forse ancor più centrale del ruolo della stessa regina.
Lizzie sposa un uomo che non ama, un uomo che sua madre, Elizabeth di Woodville (Essie Davis) la sprona a sposare. Ma poi rimane incinta, poi nasce il piccolo Arthur e improvvisamente le parole della regina madre Margaret (Michelle Fairley) cominciano ad avere un nuovo sapore nella sua bocca. Finchè era la moglie di un uomo che avrebbe potuto essere deposto da un fratello perduto, la sua lealtà era con gli York. Ma un figlio, un futuro sovrano al trono dei Tudor? La lealtà che sembrava così scontata inizia a vacillare proprio a causa dei dubbi che la nuova posizione impone a Elizabeth. La spia diventa troppo vicina alla rete del nemico, incapace di fare un passo indietro e retrocedere.
L’iniziale lotta nella coscienza di Elizabeth è forse tra le più interessanti sottotrame che The White Princess propone. La sua evoluzione da creatura di sua madre a donna indipendente, in grado di prendere le sue decisioni, è potente. La sua lealtà, così ciecamente riposta nel casato di York, slitta verso la casata dei Tudor quando non solo i suoi la legano a doppio filo a Henry ma è lo stesso Henry a diventare il suo perno. Ah, l’amore.
Il perduto erede, principe Richard di York e una partita a carte

Un amore che non è esente da difficoltà e da prove, ed è qui che l’arrivo del “Ragazzo” (Patrick Gibson) apre il sipario sull’atto III: Come sopravvivere al presunto fratello di tua moglie, presunto re del tuo regno e presunto figlio del fratello del re che hai ucciso per prenderti il suddetto trono. Vi fa male la testa? Pensate a Richard, che la testa non ce l’ha più! La storyline che ha coinvolto il “ragazzo” avrebbe potuto scadere nella banalità in tanti, tantissimi modi. Ma si è scelto di rendere noti solo piccoli spezzoni del suo passato, della sua personalità, del suo essere ciò che è. Non viene mai smentinto e mai confermato – se non dalle stesse azioni di un uomo d’onore come Richard dimostra di essere, fino alla fine – se lui sia o meno il vero re d’Inghilterra. Con una caparbietà degna del suo sangue reale, fino alla fine si ostina a rifiutare le vie di fuga e le menzogne che gli vengono quotidianamente rifilate. Difende il suo trono, difende il suo diritto di nascita e ciò che sua madre ha tanto duramente lottato per fargli ottenere.
Ma spesso una guerra non è vinta semplicemente da chi è dalla parte del torto ma, più banalmente, da chi ha in mano le carte vincenti. Lizzie ha in mano la scala reale quando giustizia prima suo cugino e poi suo fratello. La scena in cui la vediamo accasciarsi a terra, piangendo disperata per l’ultimo vero legame con la sua famiglia, gli York, è toccante. Richard è il legittimo re ma non importa se ha promesso di tenere al sicuro lei e i suoi figli, se c’è anche la più piccola possibilità di veder Henry morto per mano sua, la scelta è unica. Ed è la scelta che Lizzia prende, contro il suo cuore e contro la sua coscienza. Uccide suo fratello – perchè sa che si tratta proprio di suo fratello – e lascia sul trono il padre dei suoi figli. Lascia sul trono l’uomo che così facilmente aveva pensato di poter ingannare all’inizio, un uomo che ora ama profondamente.
Due regine centrali nella trama e nella rosa del cast

Impossibile parlare di White Pricess senza citare i grandi personaggi che hanno contribuito a renderla tale. Oltre ai protagonisti, avevo già espresso la grande ammirazione verso i personaggi di Essie Davis e Michelle Fairley. Entrambe divine, entrambe perfette nei ruoli di donne attaccate al potere per proteggere quello dei propri figli. Se Essie Davis da il meglio di sè nella prima parte della stagione, la Margaret di Michelle Fairley è il pilastro della seconda metà. Margaret ha fatto scelte troppo, troppo discutibili per continuare ad affidare i suoi errori alla divina provvidenza. Prima l’assassinio dei ragazzi nella torre, quindi quello del povero Jasper (R.I.P.) e infine il consiglio perenne a Henry di sbarazzarsi degli altri due ragazzi nella torre. Quando il giogo di Margaret inizia ad allentarsi e suo figlio si libera dalla morsa del suo controllo, è come se un intero castello di carte capitolasse e, con esso, la terra sotto i suoi piedi. Michelle Fairley è stata brava, intediamoci, dico solo che qualche volta era un tantino eccessiva. Un tantino. Ma proprio un pelino.
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Grande rivelazione, infine, è Rebecca Benson con la sua Maggie. Da fiore delicato e indifeso, orfana di entrambi i genitori, la sua intera vita è dedicata a salvare un fratello intrappolato ingiustamente nella stessa torre che ha portato via a Elizabeth Woodville il figlio Edward. Ma Maggie, proprio come un fiore nella tempesta, resiste a tutto, continuando a lottare duramente, fino a temprare un carattere d’acciaio. Fino a sfidare quella stessa cugina, regina d’Inghilterra, su cui inizialmente si appoggiava completamente.
The White Princess è un piccolo gioiellino (ma non sfugge all’Angolo della Vipera)

The White Princess è un piccolo gioiellino. Si, lo è, malgrado tutte le incorrettezze storiche del caso e gli svarioni in alcuni costumi. The White Princess riesce a fare qualcosa che la sua serie madre non era riuscita: non tenta di nascondere le proprie mancanze con altro ma, prendendone consapevolezza, sfrutta quello che ha e ne trae forza. The White Princess è una serie tv che puoi divorare tutta d’un fiato – la struttura, in fondo, non è che quella di un lunghissimo film di otto ore – o goderti settimana dopo settimana. E’ una serie tv che riesce ad appassionare e che lascia lo spettatore con il fiato sospeso fino all’ultimo. Recuperatela, non ve ne pentirete.
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Angolo della Vipera (preso in prestito):
- Le scollature di Elizabeth di York erano un modo per differenziare la sua “gioventù” dalla maturità? No perchè il fatto che continui ad avere una pelle di porcellana da ventenne, in fondo, non si nota se indossa abiti più austeri, vero?
- Elizabeth che brucia il suo stesso castello… ma secondo voi è legale? O magari è stata solo depressione post-parto.
- L’abbinamento di colori nel guardaroba della Regina Madre. Sparatemi.
- Qualcuno – che non sia Margaret Beaufort – deve insegnare a Henry a flirtare. Sua moglie l’ha praticamente violentata (all’inizio) e la povera Cathy se la prende come amante minacciando marito e figlio. Non è mica così che funziona, sai? Non puoi costringere la gente ad amarti. Anche se, poi, in realtà, sei il re. Forse puoi.
- Un castello e l’unica cosa che abbiamo visto in otto episodi è una piccola sala da pranzo/trono, le stanze dei sovrani e il porticato esterno. Che abitino in un monolocale dell 700 e la Torre di Londra sia in realtà il garage? Che in realtà sia tutto un complotto alla Legion e in realtà siano tutti in un ospedale psichiatrico?
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