
The Whispers: Recensione dell’ episodio 1.01 – X marks the spot
Steven Spielberg più fantascienza più bambini uguale ? Se la risposta fosse “E.T.” o anche “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, si potrebbe stare tranquilli e aspettarsi il meglio da una serie tv che, pur non essendo opera del prolifico regista americano, è comunque da lui prodotta. Solo che lo Spielberg regista e lo Spielberg produttore fanno fatica a parlarsi e tanto innovativo e attento è il primo quanto distratto e arruffone il secondo. Il milionario flop di “Terranova”, il ripetitivo e zoppicante “Falling Skies” e persino il regno del trash di “Under the dome” sono esempi ben poco incoraggianti che velano di un preoccupato scetticismo il presunto hype con cui si attendeva la premiere di “The Whispers”. Si aggiunga anche che la serie va in onda su ABC, canale di proprietà della Disney, ben poco incline a tematiche thriller con bambini protagonisti come pareva di capire da trailer e sinossi che nei mesi scorsi hanno lanciato questo nuovo prodotto. Timori confermati ? Fortunatamente, no.
L’amico immaginario è il cavallo di Troia che una misteriosa entità probabilmente aliena (sebbene sia prematuro dirlo con certezza) utilizza per convincere bambini innocenti ad attentare alla vita delle persone che dovrebbero più amare. Una voce sussurrante (come da titolo della serie) che solo le anime infantili di bimbi dall’aria amorevole possono ascoltare che li invita a giocare per poi abbandonarli quando il gioco ha il suo tragico epilogo.
Sebbene non nuova perché di opere che fanno degenerare l’innocuo fenomeno dell’amico immaginario in un pericoloso seme di spaventosi eventi non è avaro il genere horror, questo non originale escamotage ha l’innegabile merito di alzare la tensione in modo efficace senza dover ricorrere a scene inutilmente cruente con bambini in prima fila (cosa che avrebbe fatto inorridire ABC). Al contrario, piccoli particolari piazzati al momento giusto (il vento che soffia tra gli alberi giusto per pochi attimi, un tunnel al parco giochi che sembra una galleria senza fondo, un silenzio inusuale in una notte stellata, soggetti troppo crudi disegnati con bambinesca approssimazione) creano la disturbante attesa di una minaccia incombente che spaventa perché invisibile nella sua inquietante presenza. Merito anche dei piccoli attori (le giovanissime Abby Ryder Fortson e Kylie Rogers) che sanno mostrare tutta la loro purezza e simpatia per poi offrire con naturalezza improvvisi cambi di registro attraverso piccole frasi spaventose lasciate cadere con una preoccupante spontaneità.
Ci si potrebbe chiedere perché proprio i bambini siano i complici inconsapevoli del misterioso Drill. Se sia per la facilità con cui possono essere indotti a credere nell’impossibile o per la loro disponibilità a vedere come ovvio l’improbabile. Lo si potrebbe chiedere a Claire Bennigan, agente FBI specializzata nei rapporti con bambini coinvolti in casi di competenza del bureau e reduce da una lunga assenza spesa ad elaborare il lutto per la presunta morte del marito. Una dolorosa vacanza dedicata a rendere ancora più saldo l’indissolubile legame con il figlio sordomuto (un Kyle Harrison Breitkopf convincente nella semplicità con cui finge un handicap che non ha) e a convivere con il rimorso non detto di una relazione extra coniugale che incrina il quadro di famiglia modello che l’idillio con il riccioluto Henry farebbe supporre.
La scelta di Lily Rabe (assente sugli schermi dalla terza stagione di “American Horror Story” se si eccettua un cameo in uno degli episodi della quarta) è indovinata avendo l’attrice un viso pulito che facilmente cattura la simpatia dei bambini e dei modi delicati che rendono credibile l’empatia spontanea che riesce a instaurare con le piccole vittime. Ad aiutare la Rabe contribuisce anche il personaggio assegnatole che è scritto abbastanza bene. Claire non è solo una brava consulente da chiamare quando serve relazionarsi ai più difficili tra i testimoni, ma ha anche un intuito veloce che le fa comprendere i legami nascosti tra eventi apparentemente slegati e seguire i sottilissimi fili che tessono una trama ancora solo accennata ma già interessante.
Inoltre, Claire sa come trasformare un penoso interrogatorio in una solidale chiacchierata toccando corde sensibili che aprono non solo la bocca, ma soprattutto il cuore di chi deve essere interrogato (e, non a caso, è il suo discorso sull’accettazione del dolore alla madre di un’altra vittima di Drill ad essere il momento più toccante di questo episodio). Se un difetto si può trovare alla gestione di Claire, è il voler eccedere in troppi momenti “eureka” con intuizioni che appaiono improvvise quando tutto sembra perso, ma si tratta dopotutto di sbavature perdonabili in una premiere che vuole evitare cali di tensione per mostrare agli spettatori di avere un buon ritmo che non si impaluda in noiose lungaggini.
“The Whispers” debutta con una premiere perfettibile, ma comunque interessante lasciando sperare che stavolta Spielberg abbia fatto maggiore attenzione nelle sue scelte da produttore. Non resta che augurarsi che questa speranza non sia un amico immaginario ingannatore come Drill.
1.01 – X marks the spot
Speriamo
Valutazione Globale