
The Walking Dead ha finalmente qualcosa da dire – Recensione episodio 8.10
Dopo aver scoperto che le visioni del futuro appartenevano di fatto a Carl, The Walking Dead procede per la sua strada convinto che la narrazione non lineare possa ravvivare la serie. Di fatto, The Lost and the Plunderers, in italiano trasformato in Hai già perso (???) è una puntata a micro episodi dal valore più che altro simbolico. In un certo senso un tentativo anche apprezzabile per guardare la serie sotto un punto di vista diverso, o almeno con una visione allargata rispetto alla morte puntuale, dove il blu della vernice evidenzia più o meno sempre la traccia materiale che hanno lasciato coloro che non ci sono più.
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Micro episodi
Si parte dall’impronta della mano di Carl nel micro episodio di Michonne. La famiglia unita che un tempo formava con Rick e i suoi figli si sta disgregando. È divisa in due direzioni. Rick continua ad inseguire la morte, Michonne capisce che invece bisognerebbe seguire il sogno di Carl. Il muro che demarca le due posizioni agli antipodi risulta quasi visibile nella scene delle lettere: Michonne le vorrebbe leggere subito, Rick temporeggia, non ce la fa, non può, in definitiva non vuole. Il futuro, la visione di Carl dove tutti vivono lavorando insieme all’interno della stessa comunità, è rappresentato dal mini portico che sta andando a fuoco. Il sogno che combatte contro la distruzione intorno. Michonne combatte per salvarlo. Rick la segue, ma quasi in automatico e quando la morte, gli zombie, li circondano, il suo richiamo per lo sceriffo è troppo forte. E così il sogno viene abbandonato.
Enid, l’amica di Carl, diventa il nuovo messaggero della sua visione. Anch’essa costretta a scontrarsi con la realtà circostante. L’uccisione della matriarca delle amazzoni è necessaria per salvare la vita di Aaron, ma non voluta, quasi a voler sottolineare che chi semina morte, in questo mondo, raccoglie solo morte. Un concetto che Rick avrebbe dovuto ormai aver imparato, ma è solo uno zuccone. Le nuove generazioni invece il concetto ce lo hanno ben chiaro. Enid lo spiega bene a Cyndie: uccidere lei e Aaron porterà solamente morte all’interno del villaggio delle donne. E non è nemmeno un caso che questo nuovo messaggio di non belligeranza venga dalle donne, le uniche a poter dare vita alla nuova umanità.
I problemi arrivano però dai Simon di turno. Questa decima puntata di The Walking Dead, in maniera forzata, ci racconta come anche all’interno dei Salvatori i punti di vista siano molteplici e di come lo sguardo di Negan, oggi esasperato verso una direzione tutta nuova, non sia nemmeno il peggiore. Come l’attuale Rick, Simon è il portatore di morte, l’antitesi contro la quale si deve scontrare la visione di Carl. Talmente ripiegata su sé stessa, la distruzione di Simon disubbidisce persino agli ordini di Negan, uno a cui, abbiamo imparato, non sarebbe proprio sano ribellarsi. Simon però è come Rick: alla morte risponde con la morte. Al contrario di Negan non ha una visione a lungo termine e tutti coloro che non sono nei Salvatori sono equiparabili ad una minaccia. Così gli abitanti della discarica pagano, non solo per il loro quasi tradimento, ma anche per la morte dell’ostaggio ucciso da Maggie. Una strage, se vogliamo, di stampo nazista. Cinquanta dei vostri per uno di noi. Il male da estirpare, capace di rivoltarsi anche contro sé stesso, contro Negan.
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Jadis rappresenta il mondo violato. Viene rappresentata in una vesta bianca, pura, ma violentata, sporca e macchiata del sangue dei suoi compagni. Nella discarica la piccola comunità si era costruita una realtà in un certo senso fuori dal mondo. In tutto The Walking Dead i suoi abitanti non hanno mai costituito una minaccia per nessuno. Al contrario di Alexandria, del Regno o delle altre comunità, non sono mai stati sorpresi a vagare nei terreni altrui cercando cibo, armi o altro. La loro presenza all’interno della narrazione è sempre stata determinata da qualcuno che entrava nella discarica per chiedere a loro qualcosa, quasi sempre di combattere. Dal canto suo questa comunità ha sempre e solo pensato di difendere sé stessa, non ha mai combattuto, neanche quando è scesa in campo in prima fila. Le alte colline di rifiuti l’hanno isolata dal resto del mondo, tenendo l’orrore fuori e l’armonia, un’armonia un po’ particolare, ma comunque un’armonia, dentro. Insieme ai suoi preziosi segreti. Ora quella realtà è stata spazzata via, letteralmente maciullata dalla morte circostante.
Insieme a Simon, Rick è indubbiamente il secondo colpevole per il maciullamento della pace. Più volte lo abbiamo ripetuto. Ormai in The Walking Dead il suo ruolo è solo quello di seminare morte. Per questo Carl si era distaccato dal padre. Ed il dialogo non Negan, un Negan surreale, a tratti poco veritiero, ci mette ancora una volta in mostra la sua attuale natura. Lo sceriffo pensa solo ad uccidere e, come sottolinea il suo avversario, le colpe per la morte di Carl sono solo sue. Le motivazioni sono diverse. Non perché non abbia smesso di lottare contro Negan, ma perché non ha smesso di lottare in generale. Se Rick avesse accolto il vagabondo, Carl non sarebbe andato nella foresta a cercarlo. Se Rick non lo avesse combattuto, Carl sarebbe ancora vivo. Una realtà con la quale, si spera, il personaggio di Andrew Lincoln dovrà fare i conti.
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Infine due parole per Negan. Il Negan di questa decima puntata di The Walking Dead è un Negan stiracchiato, ma funzionale all’episodio. La morte di Carl sembra realmente colpirlo. È un ritratto tirato per i capelli, ma serve per evidenziare maggiormente la figura di Rick. Il vero nemico di questa storia, infatti, ormai non si chiama più Negan. Il vero nemico di Alexandria, Hilltop, Maggie e il Regno ormai è Rick. Il Negan di The Lost and the Plunderers è un Negan stonato, fuori fuoco rispetto alla figura che abbiamo imparato a conoscere, ma paradossalmente più reale della caricatura del male che ci era stata rappresentata, che emerge . Ha una sua logica, un piano a lungo termine, uno scopo: proteggere le persone che si sono affidate a lui, con i suoi metodi, i suoi scagnozzi, la sua dittatura. E in questo piano Rick rappresenta ancora una volta la minaccia da eliminare.
Se in quest’ottava stagione, la decisione di non rispettare la narrazione lineare non sta portando grandi risultati significativi a The Walking Dead, al netto di un Negan vituperato e di alcuni banalismi, The Lost and the Plunderers appare come una ventata di novità e di aria fresca comunque da apprezzare. Giusto per ricordarci che il vero mostro, all’interno dell’Apocalisse, siamo noi stessi.
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