
The Walking Dead: Recensione dell’episodio 7.11 – Hostiles and Calamities
Parole parole parole…parole parole parole…soltanto parole… Ah no scusate, non sto cercando una canzone in un vecchio juke box, ma sono su Telefilm Central e sto scrivendo una recensione di (Zzz… sbadiglio) The Walking Dead. Eh sì, purtroppo abbiamo assistito all’ennesimo episodio in cui un eccessivo sbrodolamento di parole e di volti contriti prevalgono sull’azione e sugli zombie che ultimamente stanno fungendo solo da scenografia di poche scene. Ormai siamo rassegnati perchè sappiamo che la quasi totalità degli episodi è di questo stampo (esclusi mid-season e season finale generalmente) e quando ci approcciamo alla visione abbiamo già la palpebra che cala inesorabilmente.
Storyline separate e minutaggio eccessivo
Negli ultimi tempi The Walking Dead ci ha abituati anche ad un altro aspetto. Escludendo le puntate in cui, per necessità del racconto e per il bisogno di tirare le fila del discorso, i nostri si riuniscono ed agiscono in un’ unica trama che fa convergere le situazioni in cui si trovano, per la maggior parte del tempo i personaggi sono divisi in più gruppi e quindi noi assistiamo ad episodi che si concentrano esclusivamente su una o sull’altra aggregazione e storyline. In questo undicesimo episodio della settima stagione seguiamo la vicenda di Eugene arrivato al campo base di Negan e dei Saviors dopo essere stato rapito da Alexandria.
Ovviamente, vista la tematica, non ci si poteva aspettare un episodio molto movimentato perchè il nocciolo della questione era capire come Eugene si sarebbe integrato nel gruppo, se sarebbe stato trattato bene o male e vederne la reazione, però la lentezza e la noia a cui abbiamo assistito per 48 minuti è stata davvero eccessiva. E non si capisce la ragione per la quale il minutaggio in questa stagione sta sempre andando oltre la canonica lunghezza dei 40 minuti: accade spesso, infatti, che la cosa non sia giustificata dagli eventi mostrati perchè il racconto può essere condensato in meno battute senza essere snaturato e senza perdere nulla. Anzi, risparmiando a noi lungaggini inutili.
L’ambiguità di Eugene
Il tutto riparte dal momento in cui Eugene ha il suo primo contatto con la realtà dei Saviors. Lui risulta molto spaventato, ma stranamente viene trattato bene e gli viene data una sistemazione decorosa senza subire le sorti che furono di Daryl. All’inizio è titubante e non capisce la ragione di questa accoglienza, ma prende tutto quello che gli viene dato senza troppe domande. Poco dopo, però, il motivo diventa comprensibile: Negan ha capito che Eugene ha conoscenze legate alla biochimica e quindi vuole fare uso dell’uomo per i propri scopi.
Tra tutti i personaggi di The Walking Dead, Eugene non ha mai spiccato per la sua simpatia e per la sua affidabilità visto che ha sempre seguito la strada che più gli conveniva, la più facile e meno pericolosa che gli garantisse la sopravvivenza ed il benessere e qui lo vediamo splendere in tutto il suo opportunismo. Quando capisce che per Negan è prezioso, fa il finto spaventato per arrivare al suo scopo ed un sorrisetto sotto i baffi lo dimostra. Successivamente Eugene fa lo spavaldo, passa del tempo libero con alcune mogli di Negan ed assiste ad uno dei tanti momenti dell’uomo con una delle sue vittime. Come spesso accade nella natura umana, per assicurarsi la sopravvivenza emerge tutta la sua codardia, quella che non lo mette in pericolo e che, invece, lo fa uniformare velocemente e senza troppi ripensamenti al nuovo gruppo. Così dichiara come gli altri “Io sono Negan” e si rifiuta di aiutare due delle mogli ad uccidere il temuto uomo.
Dwight e Sherry
In questo caso sono le donne ad essere più forti e coraggiose, mentre vediamo un Eugene vigliacco e arrendevole. Così avviene anche con Sherry. Dwight scopre presto che è stata la sua “ex” moglie a far scappare Daryl e sotto ordine di Negan la va a cercare per ucciderla. Nel loro punto d’incontro trova una lettera che mette in luce che lei è molto più forte di lui e si è opposta a Negan compiendo quel gesto e fuggendo perchè non può più sopportare quella vita ed ha capito che Dwight non accetterà mai di scappare con lei. Gesto che molti uomini non sono riusciti a compiere nonostante non tutti siano d’accordo con il capo.
Dwight però, il più indiziato alla ribellione e uno dei pochi che si distingue dalla massa, protegge Sherry raccontando di averla uccisa e incolpando il medico del posto che morirà arso vivo, nonostante sappia bene quali sono le conseguenze della scoperta della sua bugia. Fa questo sotto la spinta di quella punta di insofferenza che ha sempre nascosto a Negan e che ci auguriamo conduca a puntate un po’ più ricche di azione. E’ questo che speriamo di rivedere in The Walking Dead perchè episodi come questi sono se vogliamo anche riflessivi e ci portano a ragionare sulla natura umana e sulla sopravvivenza, ma talmente lenti e pieni di parole che qualsiasi acume positivo si perde in mari di nulla.
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