
The Walking Dead: Recensione dell’episodio 4.01 – 30 Days Without an Accident
I manager di AMC devono aver venduto l’anima al diavolo. Non solo hanno avuto Breaking Bad, incensata come la migliore serie tv dai tempi di Leonardo Da Vinci ma hanno anche una bellissima serie sugli zombie e su cosa gli uomini sarebbero costretti a sopportare in una situazione apocalittica come quella, dando la sponda a un fenomeno culturale pop in crescita, diventando il leader indiscusso del settore, rendendo i suoi attori protagonisti delle star mondiali osannate dai fan e celebrate lungamente in qualsiasi comic-con del mondo.
Se The Walking Dead ha tutto questo successo ci sono sicuramente dei validi motivi. Oltre al fattore “cool” degli zombie, oltre al fatto che a suo modo l’horror “tira”, ci sono degli altissimi valori di produzione: fotografia, regia, scenografia e soprattutto trucco ed effetti speciali sono assolutamente di massimo livello, al 100% cinematografico. Ci sono gli attori, scelti con cura, bravi, forti.
Ma c’è anche e soprattutto un team di penne capaci di trasformare il fumetto di Kirkman in una narrazione televisiva. Il passaggio, per quanto possa sembrare paradossale (in fin dei conti il fumetto non è uno storyboard già bell’e pronto?), è in realtà tutt’altro che automatico. Sulle pagine dei comics c’è sicuramente il concetto di ritmo, dato dall’insieme del contenuto della tavola e la scelta del tipo e numero di quadri. Ma c’è una differenza fondamentale, ovvero che il tempo (per quanto suggerito dal disegno) è comunque scandito dal lettore. In televisione lo spettatore è invece passivo e subisce il tempo della trasmissione. Per di più si passa da 20 tavole a 45 minuti. Non è proprio la stessa cosa, insomma.
Non è solo una questione tecnica. C’è una forte capacità artistica dietro la scrittura di The Walking Dead, dimostrata più volte nelle stagioni precedenti, con tanto di momenti molto, molto alti. Questa season premiere si merita tutte queste lunghe righe di lusinghe, perché è ottima. Forse non fa urlare al miracolo, ma è straordinaria, scritta con una misura e una delicatezza quasi sorprendenti. La storia è fondamentalmente divisa in due grandi filoni: Rick e il tema del ritorno dalla follia e tutti gli altri.
È molto interessante questa scelta. Rick è ancora da solo. Inizia da solo, ha una sua storia, torna ed ora è ancora da solo. Sappiamo, da qualche veloce interazione, che la sua non è una condizione di solitudine. Ce lo raccontano così, lui, i suoi pensieri, le sue emozioni e le sue reazioni a questo incontro, perfetto, terribile, straziante, con una donna che non ha perso il polso della realtà. Uno specchio in cui riguardarsi, vedere l’abisso che si è lasciato indietro e tornare alla luce per una seconda volta. Poetico, efficace, intenso.
Tutto il resto è destinato al raccontare “come stanno andando le cose”. Il gruppo è cresciuto tantissimo, con una vera e propria comunità, che si procura agilmente il proprio cibo, che studia e cerca di rimettersi in piedi. Mi è piaciuta davvero molto la scena tra Karl e le bambine della comunità. Ragazzini che parlano tra di loro: questa è una bella novità, capace di dare un nuovo punto di vista alla storia. Speriamo che venga ancora usata e non rimanga un momento isolato (per quanto piacevole l’ellisse alla base di questa scena: Karl che dice alle ragazzine quello che gli è stato detto dal padre poco prima).
Le coppie inossidabili ci piacciono, così come è interessante l’ingresso di alcuni fattori di rischio come l’ex soldato con il vizio dell’alcool e ovviamente, il finale a sorpresa. Nonostante mi scocci che sia stato proprio il nerd a dover tirare le cuoia, è sicuramente interessante come gli autori ci abbiano detto: “ok, questo è il riepilogo del tempo passato tra l’ultima puntata della terza stagione e questa puntata. Adesso andiamo avanti.” Resta facile, infatti, immaginare come i nostri saranno costretti a scappare dalla prigione per colpa di una molto probabile epidemia zombie che si scatenerà per via del suddetto secchione deceduto. Per il resto, da gelare il sangue l’idea dietro la reazione di Beth alla morte del suo Zach. Nonostante non avessimo avuto modo di vedere la tenerezza tra i due, il concetto stesso che lei, la ragazza tenera, in qualche modo la purezza della precedente stagione, sia diventata così impassibile, fa pensare.
Per concludere e riassumere: AMC ha tra le mani un’altra gallina dalle uova d’oro, di reale qualità. La season premiere di questa quarta stagione non delude le aspettative, con una giusta dose di azione e riflessione, di vecchio e di nuovo. Il tutto in salsa rossa. Buon appetito!
4.01 - 30 Days Without an Accident
Intenso
Valutazione Globale