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The Walking Dead: Recensione dell’episodio 1.05 – Wildfire

In questi giorni mi sto recuperando la 4 serie di X-files e la prima di American Gothic, e noto più che mai l’abisso narrativo che separa quelle serie (sembra passata un’era geologica ma, insomma, si tratta di poco più di dieci anni) da quelle attuali. Un baratro di stile, tematica (sì, anche tematica, anche se in realtà siamo ancora dentro a un calderone omnicomprensivo chiamato horror) recitazione, effetti speciali, regia ma soprattutto… narrazione. C’è una poeticità nelle immagini di X-files, nelle sue musiche, in quella sua sigla che ancora, per me, è la quintaessenza del farsela addosso davanti alla televisione (e non sono una fan sfegatata della prima ora eh… semplicemente quella sigla arriva dritta al punto, e tanto di cappello a compositore e montatore perchè è un piccolo capolavoro), una poeticità, dicevo, che non trovo nelle serie attuale. E che non trovo in the walking dead.

Prendiamo il caso emotivo della settimana: due sorelle, una deceduta per l’improvviso attacco zombie, e l’altra che ne veglia il corpo, pietrificata dal dolore. Ora, sarà colpa mia ma io ho faticato davvero a empatizzare con la maggiore delle due. Gran parte della mia difficoltà è dovuta al fatto che la morte della più giovane era prevedibilissima (sin dal momento in cui la maggiore “ruba” la sirenetta per fare il regalo di compleanno) e in parte perchè dopo soli 4 episodi è difficile provare vero affetto per questi personaggi, soprattutto considerando che fino a questo momento ci siamo concentrati molto sul protagonista e i suoi immediati familiari, lasciando agli altri il ruolo di comprimari. Ed è normale, intendiamoci, ci sono solo sei episodi non è che si possa raccontare vita morte e miracoli di ventimila persone diverse, ma proprio perchè i tempi sono stretti la sceneggiatura dovrebbe essere attenta, minuziosa, perchè non c’è tempo per affezionarsi per abitudine o per consuetudine: con sole sei puntate a disposizione lo spettatore può legare con una controparte sullo schermo solo se la scrittura dei personaggi lo porta lì.

In questo caso la scrittura ha fallito, almeno a giudicare dalle mie reazioni emotive, perchè io non sono riuscita a provare pena o dolore, nemmeno sapendo che la maggiore avrebbe atteso seduta il risveglio della sorellina per spararle dopo averle dato l’ultimo saluto (forse però una reazione l’avrei avuta se avesse consapevolmente deciso, chessò, di farsi mordere da lei per condividere il destino della sorellina… ma questa è, purtroppo, solo fantasceneggiatura)

Insomma, gli sceneggiatori tornano (dopo la scelta del cast) al classico cliché splatter horror, dove ad un certo punto della storia le persone devono cominciare a morire perché bè, perché devono cominciare a morire, e noi dobbiamo fingere di credere che ce ne freghi qualcosa anche quando non è così. E la scelta di giocarsi la carta “cadavere necessario + prevedibile stato emotivo alterato dei personaggi” si unisce alla scelta di cambiare ancora una volta il ritmo narrativo facendo pendere di nuovo la bilancia verso l’introspezione, la riflessione, a discapito dell’azione. Una scelta che non ripaga. Non solo non c’è empatia, come ho detto, ma non riesco nemmeno a sentire la mia morale sfidata sfidata dalle loro scelte per sopravvivere, né a orripilarmi, o disgustarmi, o spaventarmi.

Guardo la serie, e scivola via un’oretta tranquilla senza troppe pretese, con qualche scena splatter ma tutto lì.
E anche nell’unico momento dell’episodio in cui qualcosa sembra risollevarsi (e mi riferisco alla vicenda di Jim, morso da uno zombie durante l’attacco della scorsa puntata e destinato a una prevedibile fine) i personaggi e la trama finiscono per deludermi, perché il gruppo, semplicemente, sceglie di non decidere, e tocca a lui, il moribondo, prendersi l’incarico e la responsabilità per tutti, e chiede di essere abbandonato a morire in solitudine.

Così, mentre Jim esce dalla sua plot line a testa altra, da buon comprimario, molto peggio escono gli altri, che ignorano volutamente le conseguenze del morso e che cadono in contraddizione con se stessi all’interno della stessa puntata.

Intendiamoci, è plausibile che non vogliano uccidere un vivo, ma perché la disparità di trattamento tra lui e la biondina? Perché per lei c’erano un sacco di volontari disposti a prendere un piccone e smarmellarle il cranio mentre quando tocca a Jim tutti si limitano ad abbandonarlo a una “dolce morte solitaria” pur sapendo che qualche ora dopo si risveglierà come walker? Non lo capisco, e non comprendo questa loro cecità temporanea, questi scrupoli morali che vanno e vengono, senza apparente motivo.

Sono disposti a lasciare i loro intrappolati in città a farsi divorare dagli zombie, ma non sono capaci di strappare via una donna dal corpo della sorella che sta per risvegliarsi (e nemmeno di convincerla a lasciarla, con le buone o con le cattive); sono capaci di non provare rimorsi per una persona che rimane ammanettata su un tetto, ma poi scappano per non vedere uno morire e trasformarsi in walker… no, davvero, trovo i comportamenti un po’ troppo random e casuali, senza una benché minima guida morale o etica, e senza nemmeno dei ragionamenti di sopravvivenza che guidino le loro azioni. Questi personaggi camminano in un mondo devastato senza direzione o scopo, e questo non è plausibile (o accettabile) in particolare per coloro i quali vorrebbero essere i leader del gruppo, coloro che dovrebbero imporre una linea d’azione e di decisione e invece si lasciano trascinare, anche loro, in balia di non si sa bene cosa.

Voto 2: rispetto alle premesse di un pilot che mi aveva convinto con decisione, ora mi ritrovo a giudicare una serie che con l’andare delle puntate ha mostrato sempre più crepe e un’indecisione nel trovare la propria strada e la propria identità. Forse è perché il formato da sei puntate è estraneo alla televisione americana (mentre quella inglese ne ha fatto il suo punto di forza) o forse perché l’adattamento da fumetto a televisione ha imbrigliato un po’ le mani agli sceneggiatori, non so, ma il calo per me è stato palese anche se spero che l’ultima puntata si risollevi magari decidendosi a puntare (e a restare) sui binari del telefilm di azione/splatter che mi paiono i più adatti.

 

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