fbpx
CinemaRecensioni Cinema

The Vatican Tapes: la recensione dell’horror di Mark Neveldine

Titolo: The Vatican Tapes

Anno: 2015 – Durata: 91′

Regia: Mark Neveldine – Cast: Michael Peña, Olivia Taylor Dudley

the vatican tapesVale la pena subire un’ora e venti di stereotipi e noia prima di arrivare, a pochi minuti dalla fine, alla sola idea vagamente originale contenuta nel pacchetto? Sicuramente no. The Vatican Tapes sembra più un esercizio scolastico svolto da uno studente mediocre (“Combinate il tema dell’esorcista col tema dell’Anticristo ripercorrendo i luoghi comuni correlati”) che l’ibridazione creativa di due fra i topoi più importanti e fortunati del cinema horror: il film comincia ‘rivelando’ che esiste in Vaticano un immenso archivio dove sono documentate le manifestazioni del male demoniaco sulla Terra e si svolge illustrando un caso particolare: a partire dalla sua festa di compleanno, Angela, una normale ragazza di venticinque anni, comincia a presentare strani sintomi, che solo dopo una serie lunga e implausibile di reazioni ottuse da parte di medici e familiari verranno affrontati con le armi dell’esorcismo. Troppo tardi: non si tratta di una possessione demoniaca ‘tradizionale’, ma della venuta dell’Anticristo, che se ne infischia degli esorcismi e finisce di incarnarsi indisturbato nella ragazza. Andandosene libero per il mondo, l’Anticristo opera miracoli come quelli di Gesù, e come Gesù attira stuoli di adepti.

La sola idea buona del film (ma sì, cerchiamo di parlarne anche bene!) è proprio questa: rovesciando lo stereotipo, la storia non presenta l’Anticristo come una macchina di immediata distruzione apocalittica, ma come un’emanazione del demonio ingannatore, e dunque come un pericolo subdolo. Il film si chiude mentre Angela, che nella sua nuova identità soprannaturale ha cominciato a risanare malati e operare miracoli ‘benigni’ di ogni tipo, si appresta a entrare in uno stadio dove l’aspetta una folla osannante: lungi dal seminare morte e distruzione, secondo le parole dell’Apocalissi, questo Anticristo preferisce ripercorrere le orme di Gesù, e procurarsi l’adorazione delle masse dando alle masse ciò di cui esse hanno bisogno (cioè qualcosa di meglio dell’iniquo servizio sanitario americano…). Il brivido logico e teologico (che però può provare solo uno spettatore molto rapido, perché siamo già agli ultimi secondi del film e non c’è tempo per la riflessione) consiste proprio in questo: se l’Anticristo non fa altro che offrire con maggiore generosità quell’aiuto ai bisognosi che Cristo ha offerto con grande parsimonia, dov’è il problema di adorare l’Anticristo? Forse davvero la lotta tra bene e male è solo la lotta tra due principi metafisici desiderosi di riconoscimento esclusivo? Di sicuro il film non anticipa un eventuale rovesciamento distruttivo dell’Anticristo: a quanto ne sappiamo, il suo trionfo è sancito solo dall’aver scalzato il vero Dio nel favore delle folle. Le folle, di fatto, potrebbero averci solo guadagnato.

the vatican tapesA parte questo punto interessante però, il film è pessimo. Il confronto con i suoi modelli più diretti, come L’esorcista di W. Friedkin (1973), è straziante. Per dire: due temi cruciali dell’Esorcista (la dimensione inquietante delle indagini mediche cui viene sottoposta Regan e la perversione degli spazi domestici nel confronto con il demoniaco) sono presenti anche in The Vatican Tapes, ma declinati in modo anonimo e scialbo. Anche lo spunto che dà il titolo al film, ovvero il ruolo delle registrazioni mediatiche dei fenomeni, sembra più una complicazione manieristica del racconto che un elemento tematicamente fondamentale come in Paranormal activity (O. Peli, 2007) o per lo meno strutturalmente giustificato come in [REC] (J. Balagueró, P. Plaza, 2007). Allo stesso modo le manifestazioni del soprannaturale non sono mai orchestrate in modo competente: se un’idea è accettabile (il demonio che si manifesta tramite i corvi che inseguono e accompagnano la ragazza), non lo è la sintassi con cui essa viene enunciata; dopo che la cosa si è verificata n volte, e il pubblico è già da tempo passato dal thrill alla noia, finalmente qualcuno dei personaggi registra il fenomeno. Evviva! La scarsa suspense del film, insomma, non dipende da quando e come il male si manifesterà di nuovo, ma da quanto ci metteranno i personaggi a fare due più due.

Articoli correlati

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio