
The Spanish Princess: la maledizione dell’accento spagnolo finto e dei vestiti fuori luogo. Recensione prima stagione
La fine di ogni episodio della prima stagione (si, ne hanno confermato già una seconda parte) di The Spanish Princess terminava con un disclaimer: “Alcuni eventi storici e personaggi sono stati alterati nella serie tv per dare più drammaticità alla narrazione”. È una premessa doverosa, dal momento che la dice lunga sul tipo di produzione che STARZ ha messo in piedi.
Erede in linea temporale di The White Queen e di The White Princess, The Spanish Princess è liberamente ispirato alla gioventù della regina che sarebbe passata alla storia come Caterina d’Aragona. Una donna forte, che ha lottato per ottenere ciò che desiderava, soltanto per essere poi scartata dal suo sovrano per una donna più giovane, la cui salita al potere avrebbe coinciso con uno scisma che ha risuonato nei libri di storia e cambiato le sorti dell’Inghilterra per sempre.
Un periodo storico interessante, ma senza spessore (televisivo)

Mi aspettavo trash da una serie tv come The Spanish Princess. Speravo, ingenuamente, che STARZ avesse imparato qualcosina dal flop di The White Princess, che a livello narrativo e recitativo era stata molti gradini più in basso di The White Queen, e che avesse cercato di redimersi se non in accuratezza storica almeno in gradevolezza visiva. Mi sbagliavo.
La serie tv di STARZ fa il grosso errore di prendersi troppo sul serio, risultando grottesca nella sua abbozzata versione dell’Inghilterra pre-Enrico VIII. La bellezza, il brusio, l’intrigo di quell’epoca evaporano in una Londra sciatta ed ironicamente immacolata per un’epoca in cui l’igiene non era ancora stata inventata e ci si lavava una volta alla settimana.
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I personaggi si muovono in maniera circolare, mordendosi la coda, in spazi evidentemente poco empatici e affatto autentici, scambiandosi battute che sembrano copiate da uno dei foto-romanzi di inizio anni 90. Non c’è un dialogo che sia studiato, un confronto che scateni un sentimento diverso dalla risata (isterica o non, dipende molto dall’umore dello spettatore). Viene l’orticaria a pensare che con tutto il materiale di Shakespeare, Marlowe e dei grandi drammaturghi del 1500 l’unico riferimento che abbiano scelto di utilizzare fossero le pagine dei romanzi di Philippa Gregory.
Una storia già raccontata (tante volte)


La prima stagione di The Spanish Princess inizia – udite udite! – proprio in Spagna, con una giovane Caterina d’Aragona (Charlotte Hope) pronta a lasciare la Castiglia per recarsi in Inghilterra e divenire la sposa del futuro re d’Inghilterra: Arthur, primogenito di Enrico VII (Elliott Cowan) ed Elisabetta di York (Alexandra Moen). Tra le diverse versioni di Elisabetta, questa penso sia stata la meno incisiva delle tre, senza considerare il sovrano inglese – un bambolotto nelle mani di una madre iperprotettiva e invadente.
Sebbene la Margaret Beaufort che preferisco sia quella d The White Queen, è anche vero che Harriet Walter regala una performance emozionante, una delle poche dell’intero cast.
Nella corte inglese, Caterina si trova circondata da sospetto e intrighi più grandi di lei. Elementi che affronta a suon di abiti scollati e finto accento spagnolo. Vorrei dedicare un paragrafo a parte soltanto alla nausea causata dal finto accento di Catherine: secondo loro avrebbe contribuito a rendere autentica la recitazione della Hope? Oppure l’accento era un modo per mascherare proprio la sua incompetenza di recitare? Domande che, temo, resteranno senza risposta.
Gli eventi si snodano con la naturalezza tipica di riviste da gossip o l’ennesima puntata di Uomini e Donne: qualcuno tradisce, qualcuno viene tradito, qualcuno mente, qualcuno sa la verità ma sceglie di mentire per quieto vivere, qualcuno muore, qualcuno (non) resuscita. Non scenderò nei dettagli, perché deduco che chiunque abbia aperto un libro di storia conosca la storia di Caterina. Arthur muore, poi muore anche Enrico VII. Il papa firma un foglio di carta e lei può – finalmente! – sposare il futuro Enrico VIII (Ruairi O’Connor).
Personaggi secondari sottosfruttati


Un grande peccato è stato sicuramente non aver avuto modo di approfondire il contesto in cui si svolgono le vicende di The Spanish Princess. Al di là dell’ottimo ritratto di un’odiosa ma autoritaria Regina Madre, vediamo pochissimo dell’Inghilterra e della Spagna di quel tempo. Sentiamo nomi altisonanti ma restano solo questo, purtroppo: dei nomi senza volto.
Le poche eccezioni sono, per esempio, Giovanna la Pazza (Alba Galocha) e suo marito Filippo I (Philip Andrew) e Maggie Pole (una sprecatissima Laura Carmichael). I personaggi secondari, di passaggio, sono tra le poche cose davvero interessanti di un’altrimenti piatta narrativa orizzontale. Hanno non pochi difetti anche loro, incluso l’accento finto-francese di Filippo. Eppure si tratta di figure essenziali sia nel contesto storico sia nella difficile definizione dei protagonisti. Sicuramente più delle inutili dame di compagnia di Caterina o della storia d’amore di una delle due, coronata da un doppio matrimonio cattolico-musulmano.
Un nuovo punto di vista per Caterina d’Aragona

L’unico grande pregio di The Spanish Princess – non poteva andare tutto così male, no? – è la scelta di raccontare una storia già nota ma da un punto di vista nuovo. Si tende ad associare spesso il regno di Entrico VIII con Anna Bolena. Ma anche a rilegare la storia di Caterina a quella della “prima moglie”, rifiutata e maltrattata da un marito che poi di mogli ne ha avute altre 5! Ma Caterina era molto più di questo.
La sovrana che ha dato i natali a Maria la Sanguinaria era la figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando II. Due figure importantissime sulla scacchiera del potere europea di inizio 500. Ebbe una vita difficile, segnata prima dalla morte del suo sposo, futuro re d’Inghilterra, e poi da gravidanze complicate o mal concluse, motivo di grande turbamento per l’epoca, soprattutto quando il centro di tutto il potere monarchico era l’eredità ed i figli maschi con cui veniva trasmessa. Caterina non diede figli maschi a suo marito, nessuno che sia vissuto quantomeno, ma a questo la serie tv non è ancora arrivata.
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La scelta di lasciare da parte la storia ampiamente nota di Anna Bolena (qualcuno ha visto I Tudors, nessuno?) e concentrarsi su una donna che nella sua vita travagliata avrebbe comunque trovato modo di avviare opere di carità per i poveri ed essere una mecenate per alcuni importanti studiosi, tra cui Tommaso Moro ed Erasmo da Rotterdam, è importante. Interessante, sotto moltissimi aspetti. Che poi sia fatta male è un altro discorso.
Anche The Spanish Princess non soddisfa


Mi ritrovo quindi, mio malgrado, a bocciare ancora una volta un prodotto di STARZ legato ai libri di Philippa Gregory. Perchè li guardi se poi tanto ti danno noia, vi chiederete voi? Io nutro sempre grandi speranze per i period drama. Sono quello che maggiormente aspetto quando escono nuove serie tv, non posso farci nulla. Un period drama però non può semplicemente esistere, deve anche poter dimostrare di avere un valore aggiunto. Se quel valore manca, anche il period drama scade in banalità.
The Spanish Princess si porta a casa, nonostante tutto, un rinnovo, che le serie tv “madri” non avevano avuto per ovvie ragioni storico-letterarie. Ci resta, prima di rivedere la seconda stagione di questo drama, il ricordo di abiti che sembrano paralumi e personaggi che corrono in giro per il palazzo con capelli sciolti come se fossero in un quadro di Botticelli. Spero che assumano un hairstylist per la stagione due. Spero.