
The Red Road: Recensione dell’episodio 1.01 – Arise my love, shake off this dream
Le note di presentazione di The Red Road ne sottolineano l’ ambientazione tra i Lenape, una tribù di nativi americani, i Lenape delle Ramapo Mountains. Con questa premessa, era lecito aspettarsi un qualche collegamento tra il nome di questa serie e la cultura indiana. Così è, in effetti. Tra gli indiani Lakota, “walking the red road” era l’invito ad una vita vissuta nel rispetto della natura e in simbiosi con essa per riconoscere il posto dell’ uomo nel mondo e sentirsi più vicino al Grande Spirito e ai suoi insegnamenti. In una più moderna interpretazione, il “sentiero rosso” è quello che percorre l’uomo che fa del rispetto per gli altri e per la natura, dell’ amicizia e della lealtà, della ricerca della verità e della spiritualità le stelle polari del suo cammino.
Traghettare questa filosofia in un prodotto per la tv è possibile solo a patto di semplificare ulteriormente il messaggio sintetizzandolo in un più popolare “fare la cosa giusta”. Ma capire qual è la cosa giusta è tutt’altro che facile. Troppe cose possono intervenire a complicare la scelta o, addirittura, a impedirla perché altri sono i problemi da affrontare quotidianamente. Sembra questo il dilemma in cui si trova invischiato Harold Jensen. Sceriffo bianco in una comunità Lenape che gli è chiaramente ostile per quello che rappresenta, Harold deve anche affrontare una situazione familiare altamente problematica di cui si trova a essere spettatore sofferente e suo malgrado impotente. Ha una figlia ribelle per amore (Rachel) con la quale non riesce a parlare (costretto a rimandare ad un “più tardi” che non diventa mai “ora” o impedito dalla moglie che ha deciso che non è lui a dover svolgere quel compito). Ed ama (questo lo si capisce dagli sguardi in silenzio) la moglie Jean ancora instabile per un passato recente di ex alcolista in cui era caduta a causa della morte del fratello. Per il suo bene accetta anche di dormire nella stanza degli ospiti ed anche di fare un patto con il diavolo. Martin Henderson offre al suo personaggio le giuste espressioni e quella calma apparente che sa diventare azione frenetica quando serve per proteggere quello che gli sta a cuore. Anche se un solo episodio non basta per esserne sicuri, è probabile che sia proprio Harold a dover trovare il modo di camminare sul sentiero rosso e Martin Henderson sembra avere le qualità giuste per rendere questo difficile percorso.
Sentiero rosso che ha, invece, abbandonato Philip Kopus, ex detenuto e membro della tribù Lenape, tornato al suo paese su ordine del padre trafficante di droga (con cui ha un rapporto tutt’altro che idilliaco). Al momento, questo personaggio svolge egregiamente il ruolo di badass della serie e Jason Momoa ha il fisico adatto per imporre con la sua sola presenza quel timore che Philip usa come arma per troncare ogni discussione. Ma Momoa riesce anche a rendere in maniera più che buona quel senso di inquietudine che deriva dal non capire mai se la tensione nei silenzi di Philip si scioglierà in un qualche scherzo anche pesante (l’ abbraccio alla madre o il bagno nel lago alla fine della gita alla cava) o in una minaccia da non dimenticare (i continui rimproveri a Mike per l’omicidio dello studente). Se Harold dovrà cercare il sentiero rosso, Philip ha, invece, volutamente dimenticato cosa significhi “walking the red road”, come se questo fosse solo un’ altra di quelle pantomime a cui si abbandonano i vecchi per dare al proprio essere Lenape una importanza che lui disconosce.
1.01 - Arise my love, shake off this dream
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