
The Night Manager: Recensione dell’episodio 1.04 – Episode 4
Impossibile negare che The Night Manager sia un serie molto curata. Gli attori, le locations, i vestiti… ben poco è lasciato al caso. Si respira un’aria sofisticata, perfetta per il genere e che richiama nel giusto grado James Bond, tanto da portare alla ribalta il nome di Tom Hiddleston come possibile candidato al ruolo di Agente 007.
Continuano a stupire decisamente in positivo le interpretazioni dei protagonisti, con uno Hugh Laurie perfettamente in parte, una Olivia Colman sempre perfetta e un Tom Hollander che in questo episodio ha davvero brillato. Tutto perfetto insomma? Mmm…
The Night Manager arriva al suo quarto episodio e comincia a giocare sul serio. Jonathan (Andrew/Thomas), dopo aver mostrato le sue supreme doti di baby sitter ed essersi fatto notare per la bella presenza, incomincia a guadagnarsi qualche responsabilità in più alla corte di Roper, mentre il povero Corcoran finisce sempre più in disgrazia. La veloce ascesa del primo, quanto la rapida caduta del secondo risultano in verità equamente troppo accelerate. Che Richard Roper si sia fatto abbagliare dal salvataggio di Danny è un conto, ma che senza battere ciglio si sia messo in affari con Jonathan, senza effettivamente sapere che razza di persona fosse, sembra per lo meno avventato. Lui, più di tutti, dovrebbe sapere che non bastano un paio di note biografiche per sapere di che pasta è fatto un uomo. Ci sta usarlo come prestanome, fargli aprire aziende fantasma e spostare denaro innocentemente di qua e di là, ci sta meno sbattergli sotto gli occhi la completa natura dei suoi traffici, inclusi contatti e locations. Da uno come Roper ci si aspetterebbe ben più cautela. E questo è uno degli aspetti che trovo poco credibili in questa bella serie, ma che concedo, considerata il risicato numero di episodi a disposizione.
Il secondo aspetto che trovo poco esaltante, e che ahimè risulta molto più importante, è proprio la caratterizzazione del nostro protagonista, che avrà pure tutte le splendide doti di Tom Hiddleston, ma manca un po’ di spessore. Certo, è difficile riuscire a bilanciare questo aspetto quando si hanno numerosi personaggi in gioco, una trama complessa e un protagonista sotto copertura. Trovare il modo di mostrare la facciata quanto quello che si nasconde dietro può risultare impegnativo. E’ mia impressione che in questo caso che gli sceneggiatori ci stiano riuscendo poco. Jonathan Pine è Tom Hiddleston, bello e sfacciato, tutti lo amano e tutti lo vogliono e ora che vaga ben vestito e sfodera un sorriso malizioso ad ogni passo, la sovrapposizione è completa. All’interno della storia la sua figura è fratturata. Lo abbiamo trovato come portiere di notte all’inizio, poi amante appassionato e coraggioso, poi lo abbiamo visto in mistico ritiro sotto il cervino, improvvisato malvivente sulla costa inglese e ora spietato infiltrato pronto a tutto per vendicare una donna amata per mezza giornata. Non voglio mettere in dubbio le sue motivazioni, solo risulta difficile farlo risaltare come protagonista quando la trama lo sbatacchia qua e là senza preoccuparsi particolarmente dei suoi pensieri intimi e di quello che lo muove davvero. Forse farlo interagire con Angela Burr un poco di più avrebbe giovato. Ed ora, puntuale come le tasse e la morte arriva anche la storia d’amore con la donna del capo. Errore fatale, quanto scontato, che fin dall’inizio è parso inevitabile.
Insomma, da fan di Tom Hiddleston non mi pare il caso ci sia da lamentarsi considerato lo sfoggio di completi e camicie eleganti di questo episodio, ma da amante di una buona storia avrei preferito vederlo sviluppato meglio e non semplicemente estratto pari pari dal bigino del bravo infiltrato. Temo che alla fine, irrazionalmente, mi ritroverò più a far il tifo per Roper che per lui.
Tuttavia all’interno dell’episodio non mancano delle ottime scene. Come quella imbarazzantissima di Corcoran ubriaco che fa la scenata al ristorante o quella carica di tensione quando Roper e i suoi salgono sulla nave a ve
Mi è piaciuta moltissimo anche tutta la parte delle indagini svolte a Londra, con una sempre stellare Colman (diamole più spazio) costretta a vedersela con un branco di imbecilli pronti a rovinare tutto. Lei ovviamente stupenda nella scena in cui parla delle sue motivazioni e della morte di tutti quei bambini, ma la sua bravura ormai non ci sorprende più.
I rischi aumentano per tutti e ora che corriamo verso la fine non ci sarà certo da annoiarsi. L’intensità del telefilm resta però a corrente alternata con un protagonista che purtroppo non mi convince del tutto.
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