
The Newsroom – 1.01 We Just Decided To
Partiamo da un concetto: Aaron Sorkin è un genio.
Per chi ancora non lo conoscesse ecco cosa dovete sapere: Aaron Benjamin Sorkin (New York, 9 giugno 1961) è un commediografo, sceneggiatore e produttore televisivo statunitense [fonte Wikipedia.it]. Da sempre si divide tra il grande e il piccolo schermo con risultati che chiamare discreti è un eufemismo, in entrambi gli ambiti.
Possiamo forse pensare al suo lavoro come sceneggiatore per The West Wing – Tutti gli uomini del presidente, serie ambientata nell’ala ovest della Casa Bianca, come quello che lo ha portato alla fama del grande pubblico ma anche di critica procurandogli due Golden Globe e 23 Emmy Awards.
Nel 2010 scrive la sceneggiatura dell’attesissimo film The Social Network che narra le vicende relative alla nascita di Facebook e per il quale riceverà numerosi premi tra cui un Oscar, un Golden Globe ed un Premio BAFTA.
Il punto di forza di Sorkin è da sempre il ritmo che impone alle sue sceneggiature, creando dei momenti diventati nel tempo storici. Tra questi ne vorrei citare giusto due:
Codice d’onore (1992) – monologo del Colonnello Nathan R. Jessep (Jack Nicholson) – Tu non puoi reggere la verità. Figliolo, viviamo in un mondo pieno di muri e quei muri devono essere sorvegliati da uomini col fucile. Chi lo fa questo lavoro, tu? O forse lei, tenente Weinberg? Io ho responsabilità più grandi di quello che voi possiate mai intuire. Voi piangete per Santiago e maledite i Marines. Potete permettervi questo lusso. Vi permettete il lusso di non sapere quello che so io. Che la morte di Santiago nella sua tragicità probabilmente ha salvato delle vite, e la mia stessa esistenza, sebbene grottesca e incomprensibile ai vostri occhi, salva delle vite! Voi non volete la verità perché è nei vostri desideri più profondi che in società non si nominano, voi mi volete su quel muro, io vi servo in cima a quel muro. Noi usiamo parole come onore, codice, fedeltà. Usiamo queste parole come spina dorsale di una vita spesa per difendere qualcosa. Per voi non sono altro che una barzelletta. Io non ho né il tempo né la voglia di venire qui a spiegare me stesso a un uomo che passa la sua vita a dormire sotto la coperta di quella libertà che io gli fornisco e poi contesta il modo in cui gliela fornisco. Preferirei che mi dicesse la ringrazio e se ne andasse per la sua strada. Altrimenti gli suggerirei di prendere un fucile e di mettersi di sentinella. In un modo o nell’altro io me ne sbatto altamente di quelli che lei ritiene siano i suoi diritti. (qui il video)
The Social Network (2010) – monologo di Mark Zuckerberg (Jesse Eisenberg) – Io credo che se i suoi clienti vogliono sedersi sulle mie spalle per dichiararsi alti, hanno il diritto di provarci ma io non sono obbligato a divertirmi ascoltando tutte queste bugie; lei ha una parte della mia attenzione, il quantitativo minimo, il resto della mia attenzione è rivolto ai miei uffici di Facebook dove io e i miei colleghi facciamo cose che nessuno in questa stanza, incluse e soprattutto i suoi clienti, è intellettualmente e creativamente capace di fare. È una risposta adeguata alla sua sussieguosa domanda? (qui il video)
Ok, terminata la dovuta introduzione passiamo ora alla recensione del pilot della nuova serie The Newsroom andata in onda il 24 giugno 2012 sul canale HBO.
The Newsroom racconta i dietro le quinte di un notiziario mostrandoci, ovviamente, anche le vite dei suoi protagonisti. L’argomento portante di questo episodio pilota è l’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon al largo del Golfo del Messico. La notizia, presa alla leggera da molti dei colleghi, diventerà invece la news di punta della prima edizione del nuovo notiziario di Will McAvoy che, dopo una crisi e alcune dichiarazioni – secondo l’americano medio – discutibili, si è ritrovato abbandonato dal suo vecchio staff.
Se vi siete sempre domandati come nasce una notizia, cosa sia il buon giornalismo e come si costruisce un notiziario, The Newsroom fa per voi.
Quali sono i suoi punti di forza? Come tutti i prodotti di Sorkin i dialoghi, il ritmo della sceneggiatura ma anche gli attori scelti per interpretare i protagonisti di questo nuovo serial.
I dialoghi. E’ già diventato un cult il dialogo iniziale in cui Will McAvoy spiega ad una giovane universitaria perché gli Stati Uniti d’America non sono il paese migliore al mondo.
“[…]And you, sorority girl, just in case you accidentally wander into a voting booth one day there’s somethings you should know. One of them is there’s absolutely no evidence to support the statement that we’re the greatest country in the world. We’re 7th in literacy, 27th in math, 22nd in science, 49th in life expectancy, 178th in infant mortality, 3rd in median household income, Number 4 in labor force and Number 4 in exports, we lead the world in only three categories: Number of incarcerated citizens per capita, number of adults who believe angels are real, and defense spending where spend more than the next 26 countries combined, 25 of whom are allies. […]”
Il ritmo. Nonostante la durata di ben oltre la classica ora, l’attenzione è sempre alta ed è sicuramente grazie ai dialoghi veloci ma anche grazie agli attori selezionati.
Gli attori. Alcuni volti già noti al grande pubblico (Jeff Daniels, Sam Waterston e Dev Patel) e altri che ancora non hanno ricevuto grandi riconoscimenti am che hanno dimostrato nei loro lavori passati le proprie capacità. Mi riferisco in particolare a Allison Pill, già apprezzata in Milk e recentemente in Midnight in Paris, oppure a Emily Mortimer, già vista in Match Point e Shutter Island, oppure ancora a John Gallagher Jr. che ha già vinto un Tony Award nel 2007 per il suo ruolo in Spring Awakening.
L’unica perplessità che al momento mi lascia The Newsroom è il network che lo tramette. E’ stato fatto notare da diverse persone che, essendo trasmesso dal canale HBO, era credibile pensare che la sceneggiatura sarebbe stato più forte e meno “politicamente corretta”. A volte i dialoghi e le scelte di sceneggiatura sono prevedibili ma trattandosi di un pilot è ancora troppo presto, forse, esprimersi sulle potenzialità future.
Per quanto mi riguarda il voto di questo pilot è 5/5. Era da tanto che non attendevo l’inizio di una serie con tanta speranza ed è, personalmente, la prima serie HBO che potrei adorare.